Tre anni per un colpo fallito

Tre anni per un colpe fallito Roma, condannati i sei ladri dell'assalto al caveau delle Poste Tre anni per un colpe fallito «Perfidi», grida una donna alla lettura del dispositivo - Prima della sentenza, Berteli ha detto: «Non possiamo prendere in giro la giustizia, io confesso» - Nessun capo per un furto ideato all'osteria - Il direttore dell'ufficio: «Era impossibile che riuscissero a fuggire con i novanta miliardi» DALLA REO AZIONE ROMANA ROMA—Ma quali «uomini d'oro»? «Sprovvcdutisaimi» sono stati, giura nell'aula della pretura il direttore della Cassa provinciale delle Poste: mai e poi mai i sei ladri sorpresi sabato notte nelle fogne di Roma sarebbero riusciti a scappare con i novanta miliardi custoditi nel caveau evitando il sistema d'allarme. Domenico Tolli, decano degli imputati, solleva il sopracciglio, braccia conserte e mento sul petto, 11 mascherone grave e comico di un Nerone petroliniano. Racconterà come gli altri, ieri tutti confessi, di un «colpo» ideato in osteria, cosi alla buona, tra vecchi amici. Ma che riuscissero o no, hanno tentato: tutti condannati a pene varianti fra 1 tre anni e due mesi e i tre anni e sei mesi. Più rigore aveva chiesto il pubblico ministero, una neolaureata intimidita dallo schieramento di fotografi e giornalisti, e aveva osservato che la professionalità degli imputati, attestata dai loro precedenti penali, portava a non escludere che avrebbero 1 espugnato l'allarme e il for ' ziere, in questo caso entran' do nella leggenda dei scassettar l», ovvero scassinatori sot • terranei di caveau. E gli avvocati avevano re1 pllcato: macché professioni- stl, ha detto bene il direttore della Cassa, là dentro «non , sarebbero neppure entrati». Che non si parli, allora, di tentato furto, semmai di danneggiamento di fogna. E Tolli era già pronto al beau {reste, due milioni al Comune di Roma per tappare il buco scavato nella terra. «Risarciremo...», aveva detto in una pausa allargando le braccia, sconsolato e solenne. Invece tornerà dietro le sbarre con gli altri cinque, magari a rimuginare di un nuovo «colpo» da cento miliardi, come quello fallito sabato notte: 'Nell'ambiente — hanno raccontato — se ne purlava da anni». Avevavano scavato dodici giorni, per sbucare infine in una cella. Hanno perso, però con l'onore delle armi. Interprete di una certa simpatia che la banda ha riscosso tra la gente — per l'audacia non violenta e l'umorismo con 11 quale si erano difesi al momento dell'arresto, quando laceri, scalzi e coperti di escrementi avevano accampato le scuse più bizzarre (chi fuggito in un tombino per sottrarsi a una rapina, chi perché oppresso dal caldo) — anche lo scrittore Giovanni Arpino ha alzato la penna al passaggio dei sei «poeti oltreché contabili del crimine'. I quali sono entrati in scena salutando mamme e mogli e avvocati, appellati per nome per via di consuetudini giudiziarie, e ne sono usciti recitando in coro la confessione. S'alza Sergio Bertoli, quello che fino all'altro ieri gridava all'equivoco, perché se girava in slip all'alba di domenica era per andare al mare, e ammette: -Non possiamo continuare a prendere in giro la giustizia, io confesso: E gli altri appresso. Nessun capo, il piano nato in una fiaschetteria di San Lorenzo, nessuna ripartizione funzionale dei ruoli. Per tutti lo stesso compito: .Scava un po'de tera». Un lavoro massacrante, «no fatica troppo grande', già pensavano di smettere, «lo ggiuro». E poi la zona all'esterno, piazza San Silvestro, era troppo trafficata, non si poteva neppure tenere accanto al tombino un «palo», ovvero una sentinella (-Che palo?», domanda il pretore a Bertoli; risposta: «72 palo, no?»). Non sapevamo, dicono, che ci attendessero tutti quei soldi. Trenta miliardi in contanti, 30 in assegni e 30 in titoli di vario genere, contabilizza il direttore della Cassa, chiamato a testimoniare. Ma pri¬ ma che la banda fosse riuscita a forare il muro di cemento armato largo un metro e 70, le vibrazioni prodotte dal piccone avrebbero fatto scattare l'allarme. Tanto lavoro per nulla. Con un milione e mezzo, stima il geometra comunale, saranno riparati i danni nelle fogne: ovviamente, pagherà la banda. •Perfidi», ha gridato dal settore del pubblico una donna alla lettura della sentenza, e un'altra si e accasciata gemendo: «Lo devo tira fuori». H signor Tolli ha commentato con una smorfia e un'alzata di spalle, che volevano dire: me l'aspettavo. I sei imputati si sono accomiatati salutando mestamente parenti e probabili colleghi di lavoro, prima di uscire con una certa dignità, senza gii strepiti, gli improperi e le guitterie con i quali si presenta in queste aule la malavita nuova. In carcere troveranno tanti altri sfortunati cercatori d'oro che, come loro, percorsero le fogne cercando l'accesso alla fortuna: dal '77 ad oggi 20 tentativi, in gran parte falliti, nel sottosuolo di Roma. Cruciale, e fatale per i più, il riemergere da un tombino. Quanti trovarono la polizia spesso diedero prova di fantasia: come i dodici che, scoperti l'anno scorso mentre in fila indiana sgattaiolavano all'esterno, si dichiararono archeologi dilettanti. Roma. Sergio Bettoli (a sin.) e Demetrio Tolli, due dei sei imputati per il tentato furto al «caveau» della direzione provinciale delle Poste in piazza San Silvestro, entrano nell'aula della pretura (Ansa)

Persone citate: Bertoli, Demetrio Tolli, Domenico Tolli, Giovanni Arpino, Nerone, Sergio Bertoli, Sergio Bettoli

Luoghi citati: Comune Di Roma, Roma