Rio-Baires, il ponte della speranza di Osvaldo SorianoMimmo Candito

Rio-Baires^ il ponte della speranza Rio-Baires^ il ponte della speranza Il sogno di Bolivar e San Martin sembra vincere la retorica ilei grandi miti - La nascita di un grande polo economico crea un magma di iniziative e progetti che hanno la concretezza delle cose difficili - Dice Osvaldo Soriano: «E' la crisi di un parto, nasce una vita non la morte» DAL NOSTRO INVIATO IOUAZU t- H Ponte dell'Amicizia, lucido di calore sotto il sole del Chaco, lascia ancora nell'aria l'odore fresco del bitume'. Oli alberi sono gonfi e verdi, da lontano arriva morbido il tuono delle Cascate. Su questo ponte è passata da poco la Storia con le sue fanfare e i picchetti di soldati sudati, mentre Brasile e Argentina si davano.la mano. Da noi, in Europa, la Storia che unisce i popoli è costretta a attraversare gallerie buie scavate sotto le montagne, con le belle tavole di Walter Molino che celebrano le fasce colorate sulle pance dei Presidenti; qui, dall'altra parte del mondo, si lanciano.sul vuoto 1 ponti della speranza e l'occhio cieco della tv uccide gli spazi della fantasia. ' Le foto di scena non mostrano l'austero generale di San Martin e il generoso imperatore Fedro II, come certo avrebbe voluto 11 rilievo di un avvenimento che chiudeva un secolo di storia-difficile; c'erano più modestamente l'avvocato Alfonsin, un baffuto politico di campagna, e o doutor Sarney, poeta di virtù domestiche. I grandi sogni d'unificazione sui quali Bolivar e San Martin avevano spinto la leggenda eroica dell'identità latino-americana, trascinando sulle Ande eserciti d'uomini malati di febbri romantiche, si sono ridimen stonati oggi all'ingegneria d'un lucido manufatto di cemento armato. Che è anche lezione d'oro per un continente troppo ossequioso verso la retorica dei grandi miti. Sarney e Alfonsin son tornati a incontrarsi ieri. Dopo il ponte è ora arrivato anche un accordo di cooperazione economica tra 1 due Paesi, e la Storia torna a passare da queste parti perché Brasile e Argentina sono i giganti del continente, i modelli delia sua cultura, le speranze dello sviluppo. Sarney e Alfonsin non paiono personaggi legati ancora dalla retorica del populismo, la costituzione ora di questo polo economico in una fase di ambiziose trasformazioni politiche crea un magma d'iniziative e di progetti che hanno la concretezza delle cose difficili. Le speranze sono mólte. Dice da dietro la sua scrivania il ministro degli Esteri argentino: «L'obiettivo è unirsi per crescere». Dante Caputo ha il gusto raffinato della diplomazia, i suoi viaggi stanno tessendo un filo di relazioni che tengono conto amaro e forte della lezione delle Malvinas; è un uomo tranquillo, di baffi lunghi, parla lentamente. «Non è un problema di relazioni internazionali o di unione politica continentale; semplicemente, la crisi economica dell'America Latina non può essere superata se è affrontata da tutti noi separatamente, ognuno per i fatti propri. Per ora è tutto qui, sul resto c'è tempo: I sogni ambiziosi per ora stanno dentro i cassetti della memoria, il vissuto quotidiano impone un realismo più contenuto. Non mancano comunque le diffidenze e le perplessità, soprattutto in Argentina. Dice Alberto Campos, un Imprenditore cordovese poco convinto della ripresa economica: «La nostra industria ha sempre lavorato sotto la tutela di un protesionisnio coerente; ora ci mandano allo sbaraglio». Non ha grandi torti. Tornati alla democrazia quasi Insieme, 1 due giganti si trovano a misurarsi con differenze però abissali: l'economia brasiliana avanza a un ritmo di crescita dell'8 per cento l'anno, mentre quella argentina passa ancora in una fase di ristagno che sflora la recessione; e lo sviluppo industriale del Brasile ha una inten| sita e un'articolazione di pro¬ dotti che l'Argentina può confrontare solo con l'offerta del suo settore primario, grano e carne di manzo. Questo nuovo mercato comune del Sud nasce però anche contro tutte queste difficoltà, è 11 risultato simbolico di un rinnovamento che vuole mutare'le abitudini stratificate, la stessa divisione internazionale del lavoro. I processi sociali hanno una dinamica accelerata dovunque, però soprattuto nel Paesi giovani: trasformano 1 rapporti tra individui e tra classi prima ancora che la società ne abbia introiettata la consapevolezza. In Argentina e Brasile sta avvenendo qualcosa di simile, con sofferta diffidenza a Buenos Aires, con maggior vitalismo a Rio. E' una rivoluzione culturale, lenta ma forte. «Ed è anche la fine della cultura dell'infIasione, cioè d'un modo d'essere che ha condizionato la vita di questi ultimi anni», dice Dilson Funaro. Lui è 11 ministro delle Finanze di Brasilia, 11 padre del Plano Tropical, un padre giovane. Come giovane e tutto occhiali è il ministro dell'Economia argentino, Juan Sourrouille, padre del Pian Austral. E giovani tutti, nella testa quando non negli anni, sono 1 loro consiglieri, gli assistenti, 1 sognatori del nuovo miracolo economico. C'è qui un ricambio generazionale formidabile, un mondo nuovo che viene avanti e preme con mille contraddizioni tra le pieghe della vecchia società; ha spregiudicatezza' e orgoglio quanto bastano, accordargli fiducia non pare Insensato. Il nuovo trattato di cooperazlone è poi soltanto uno strumento tecnico, prevede la triplicazione dell'interscambio commerciale nell'arco di cinque anni, con un target finale di 5 miliardi di dollari (oggi l'Argentina esporta in Brasile per 468 milioni di dollari, e ne Importa per 547). E' ancora un accordo mercantile, ma dietro ha volontà e desideri politici che nessu¬ no ignora. E le aree interessate sono già: comunicazioni, trasporti, gas, petrolio, energia nucleare, beni di capitale e materie prime. Il modulo operativo scelto distingue già alla base le caratteristiche diverse dei due sistemi economici, e assegna perciò al Brasile la produzione dei manufatti di serie mentre riserva prevalentemente all'Argentina i prodotti ad alta Intensità tecnologica. Una nuova collaborazione tra i due Stati liberati dalle dittature è cominciata prima informalmente, poi con contatti sempre più ufficiali, di protocollo. E non era un affare facile. Chi conosce queste terre sa quanta alterigia e quale disprezzo «europeo» gli argentini mostravano verso ti Brasile, per loro «patria solo di macachi»; ma l'Improvvisa, Inaspettata, e Inusuale, povertà della società argentina, che da tempo remiga in una crisi affannata di capitali e di lavoro, ha provocato uno choc salutare, aprendo gli occhi alle realtà che stanno appena oltreconfine e alla capacità .brasiliana di far ripartire il boom dell'economia, Il Pian Austral adottato a Buenos Aires e il Plano Tropical di Rio sono, come dice l'economista Persio Arìda, •fratelli, forse anche fratelli gemelli». Persio Arida può saperlo bene, perché.lui è uno degli Inventori di queste due sferzate di'fantasia nel corpo di economie stanche e distrutte dai debiti. Gemelli o no, è certo comunque che l'omogeneità-tra i due Piani è affascinante e che la loro impostazione ha vissuto anche di aiuti e suggerimenti che scavalcavano le linee di confine tra gli Stati. Fino alla decisione comune di arrivare a questo patto commerciale, negli ultimi giorni di maggio, quando Sourrouille era venuto a Brasilia per una riunione Inter nazionale usi discuteva il Gatt dei poveri»). Invece di andarsene In albergo còme tutti gli altri ministri, Sourrouille era stato ospite a casa di Funaro, e il In due giorni di discussione amichevole i prìncipi generali del patto erano stati concordati da un abbraccio affettuoso. Anche ora, dopo la firma ufficiale di Alfonsin e Sarney 1 problemi restano difficili, perché le due economie hanno strutture e conformazioni molto diverse. Però Funaro dice: «77 Brasile pretendeva un socio che cresca a un livello slmile al suo, non una società nella quale noi tiriamo e il nostro compagno ci viene dietro». E Sourrouille aggiunge: «C'è convinzione comune che i due Paesi possano accelerare il loro sviluppo, parlo di strìluppo e non di semplice ripresa economica. Stiamo lavorando non per un mercato da creare». Le due dichiarazioni non hanno soltanto l'ottimismo ufficiale di queste cerimonie; In quell'abbraccio di fine maggio tra i ministri si saldava un patto che segna certamente un cambio profondo, nella storia dei due Paesi ma anche del subcontinente. E l'8 agosto a Brasilia pure l'Uruguay di Sanguinetti firmerà la partecipazione a quest'accordo. La retorica dei fatti oggi può essere accettata come la nuova cultura latino-americana, in un desiderio di riscatto che ha la sua forza nella fine lacerata delle Illusioni. Ma non delle utopie. Sarney arriva a Buenos Aires ancora sull'eco del suo «Brasile che vince la povertà», e Alfonsin chiama la sua gente al coraggio della «conquisto dell'interno».. Sono mete difficili di nazioni in crisi; però, come mi diceva l'altro giorno Osvaldo Soriano a Buenos Aires, «é Ip, crisi di un parto, nasce la vita e non la morte». Mimmo Candito Buenos Aires. Il presidente brasiliano Sarney accolto al suo arrivo nella capitale argentina da Raul - Alfonsin (Telefoto)