Io, Waldheim, nel ciclone

Io, Waldheim, nel ciclóne 7 : ■ S -:i ' fri ' LE SUE MEMORIE: L'ONTJ, L'ALTO ADIGE E ALTRE COSE Io, Waldheim, nel ciclóne 7 : ■ S -:i ' fri ' Kurt Waldheim, il neo-eletto presidente austriaco, è stato segretario generale delle Nazioni Unite dal 1972 al 1982. Sarebbe stato rieletto per un terzo periodo se, all'ultimo momento, non avesse incontrato l'opposizione della Cina. Quattro dei cinque -Grandi- si erano dichiarati in suo favore. Anche l'Urss perché, come disse il-rappresentante sovietico a Laica Succes, ■una scarpa vecchia calza meglio di una nuova». La Cina, invece, fu del parere che convenisse cambiare la scarpa con una che non fosse europea. Infatti tre su quattro dei segretari generali delle N.U. erano stati europei (Trygve Lie, Dog Hammarskjóld e lo stesso Waldheim). L'altro era, stato un birmano (U Thant). Era tempo di cambiare. E cosi la Cina, diventata campione del Terzo Mondo, impedì la rielezione del rappresentante austriaco. Lo stesso Waldheim ci racconta l'opera svolta quale segretario generale alle Nazioni Unite in un libro di memorie che non avrebbe potuto avere un titolo più profetico: In the Eye of the Storm (Londra, Weidenfeld and Nicolsan). Ciò che cadde nell'occhio del ciclone non fu però la sua attività in seno alle Nazioni Unite, ma quella tanto discussa svolta dallo stesso Waldheim precedentemente, quale ufficiale dell'esercito tedesco. Nel libro vi sono però altre cose interessanti, oltre a una puntuale ricostruzione delle vicende dell'Onu in un periodo di difficile assestamento interno dopo il grandioso processo di decolonizzazione che portò alla immissione di decine e decine di nuovi Stati. Basterebbe citare l'impegno delle N.U. verso il Medio Oriente, la vicenda degli ostaggi americani in Iran, e i problemi del sottosviluppo. Waldheim, appena entrato in diplomazia, ottenne lincarico di segretario del ministro degli Esteri Karl Qruber. Quest'ultimo, che al tempo dell'annessione dell'Austria da parte di Hitler si era rifugiato all'estero donde aveva mantenuto il contatto con i movimenti di Resistenza, era un carattere forte e si era già disfatto di due segretari. Le cose andarono molto meglio con Waldheim, il quale riconosce che Gruber «era un uomo assai intelligente, energico... che sebbene non avesse una preparazione diplomatica, raggiunse in breve tempo la necessaria esperienza e s'impose come uno dei piti forti membri del governo, grazie anche all'appoggio degli alleati occidentali». In quei fatidici mesi, Gruber negoziò con il presidente De Gasperi quel patto sull'Alto Adige, di cui ricorre quest'anno il quarantennale. E' difficile pensare che Waldheim non ne fosse al corrente sin d'allora. Tanto più che egli ebbe occasione di occuparsene non. molto dopo, quando divenne capo della rappte- sentanza austriaca presso le N.U. Fu nel 1960 che l'alloraiministro degli Esteri austriaco Bruno Kreisky sollevò il problema dell'autonomia della provincia di Bolzano davanti all'Assemblea dell'Onu. Gli Stati Uniti,, alquanto irritati, replicarono con un progetto di risoluzióne che se approvato avrebbe chiuso per.-sempre la questione. Il seguito lo sappiamo non da Waldheim ma dal delegato irlandese presso le N.U. Conor Cruise O' Brien, che ha ricostruito l'episodio per i lettori del «Times Literary,Supplement». O' Brien venne avvicinato da Waldheim che gli sottopose a sua volta un progetto di risoluzione del tutto accettabile, in quantq si limitava ad invitare le due parti a risolvere i loro contrasti in modo pacifico e giusto. L'irlandese sene fece il portavoce, ottenne l'appoggio del Terzo Mondò e la risoluzione venne approvata, senza che Waldheim dovesse pronunciare una sola parola. Questo' dunque sarebbe il modus operandi di Waldheim: un'assoluta discrezione ed un'altrettanto grande capacità di mirare all'essenziale. Di che ne diede certamente pròva quando, ministro degli Esteri del suo Paese, negoziò e sottoscrisse nel novembre 1969 insieme con iì nostro Aldo Moro quel voluminoso «Pacchetto», delle misure a favore delle popolazioni altoatesine, che avrebbe dovuto chiudere l'annosa questione e che invece sembra averla complicata, aggiungendo alle difficoltà di attuazione anche quelle interpretative. Waldheim, afferma 0' Brien, «è sempre stato un uomo di'modesti e realistici propositi, e questa è là sua forza». Ecco un'occasione insperata per dimostrarlo, quale Presidente dello Stato austriaco. Non ha scritto, nelle sue memorie, che «da molte generazioni gli austriaci hanno svolto una politica ingegnosa e Bono padroni dell'arte del possibile»? Enrico Serra , ; . y