Sono molte in Italia le «zone a rischio»

Sono molte in Italia le «zone a rischio» Sono molte in Italia le «zone a rischio» ROMA — La collina franata a Senise era da tempo conosciuta come una zona ad alto rischio geologico. Circa un anno fa, secondo quanto si è appreso in ambienti tecnici del ministero della Protezione civile, il Genio civile di Potenza aveva consigliato di bloccare qualsiasi opera di edificazione nella zona ora coinvolta nella tragica frana. La stessa Regione Basilicata aveva previsto una serie di interventi finalizzati alla canalizzazione delle acque di superficie e di falda, che rappresentavano la principale causa di pericolo. Ma Senise è solo una delle decine di zone esistenti nella penisola nelle quali è particolarmente elevato il rischio che si verifichino eventi franosi. Dall'ultima indagine, risalente al 1977, sullo stato di salute complessivo della penisola, risulta che il 38% della superficie montana e il 20% di quella dell'intero territorio nazionale è soggetto a «dissesto idrogeologico elevato e medio-. Percentualmente le regioni con più alto valore di dissesto territoriale risultano essere il Molise (41%), la Basilicata (36%), la Campania (2i%) e la Liguria (21%). In termini assoluti, invece, tale non invidiabile primato appartiene alla Sicilia e all'Emilia Romagna, rispettivamente con 386 mila e 378 mila ettari di superficie interessati. Le sole regioni che al momento hanno istituito propri servizi geologici sono la Basi¬ licata, l'Emilia Romagna, il Piemonte e la provincia autonoma di Trento. Le tre frane maggiori per le quali, in base alla legge 662/85, sono già stati stanziati fondi per l'avvio delle necessarie opere di consolidamento del terreno, sono localizzate a Spriana, in provincia di Sondrio, che risulta essere la più estesa; a Chiuso in provincia di Lecco, dove il fenomeno interessa il costone roccioso dell'ex cava Rovelli e in località Sottofrua. Nel Comune di Formazza, in provincia di Novara. Esistono, comunque, in Italia molte altre situazioni di pericolo geologico riconosciuto per le quali è prevista l'utilizzazione dei fondi fissati con 11 decreto legge del 30 aprile '86. Questo stabilisce uno stanziamento straordinario, per 11 solo anno 1986, pari a 80 miliardi di lire, destinato -all'esecuzione di opere urgenti-. In particolare interventi di consolidamento del j terreno sono previsti per le seguenti frane: Forno di Zoldo (Belluno), Canosa di Puglia (Bari), Foppolo (Bergamo), Bormo e Esine (Brescia), Vendrogno (Como), Guarnasotto (Novara), Baceno Valfurva, Mese, Preglia e Sondalo (Sondrio), Volturata Appula (Foggia), Carlantino e Deliceto (Foggia), Anagni e Montecassino (Frosinone), Augusta (Siracusa), TrebisBcce e Tropea (Cosenza), Bellegra (Roma), Novara Carema e Dora Baltea Canavese (Torino)