Frana la collina: sette morti di Fulvio Milone

Frqwa la cojjina; sette morti Senise (Potenza), all'alba una valanga di detriti ha travolto sette palazzine a due piani Frqwa la cojjina; sette morti La cima del «Ti ni pone» ingoiata da una voragine profonda oltre 30 metri - Tra le vittime una bambina di cinque mesi - Scavando tra le macerie i soccorritori hanno salvato altri tre bambini - In questi anni una serie di scottamenti sottovalutati dalle autorità SENISE (Potenza) — Lo chiamano «Timpone>: in dialetto potentino significa altura. Ieri mattina alle 4,10 la grande collina che domina il piccolo Comune di Senise, ottomila anime nel cuore della Valle del Sinni, in Basilicata, è scivolata a valle, spezzando con un boato il silenzio della notte, trascinando con sé qualsiasi ostacolo: case, alberi, automobili. Il bilancio della tragedia — preannunciata per anni da frane e smottamenti — è di sette morti, tra i quali una bimba di un mese. Un altro bambino è rimasto sepolto sotto tonnellate di detriti: vigili del fuoco, carabinieri, volontari tentano disperatamente di strapparlo alla morte, ma la speranza di salvarlo è ridotta al lumicino. Caos e distruzione ora regnano là dove fino all'altra notte sorgevano sette palazzine di due piani ciascuna, costruite su un terreno di sabbia e di argilla, reso friabile da innumerevoli falde acquifere sotterranee. Il colle si è come sgonfiato: la cima è stata ingoiata in una voragine profonda almeno 30 metri. E' stato solo l'inizio: tonnellate di detriti sono scivolate anche a .valle, travolgendo ogni cosa, fino alla strada che costeggia l'altura. Tutto è accaduto in pochi secondi, alle 4,10. Gli abitanti del «T'impone» erano immersi nel sonno. La prima a scomparire è stata la villa situata più in alto, un antico casolare di campagna ristrutturato e ampliato, nonostante una denuncia per abusivismo edilizio. Vi abitavano il proprietario, geometra Rocco Gallo, 36 anni, consigliere al Comune di Sénise, la moglie Rita De Fina, 31 anni, la sorella del geometra, Maddalena Gallo, 27 anni, il marito Giuseppe Formica, 28 anni, impiegato in banca, e la figlia Francesca, nata appena un mese fa. Tutti morti, schiacciati dalle macerie. Altri tre bambini sono stati estratti in tempo dalle rovine. Son^ptp^WHtìi? Francesca Gallo, 8 e 5 arSu^figli'dl' Rocco) .e—Lucia.. jQrniical"l4 anni, primogenita di Giuseppe. La frana ha subito travolto una seconda abitazione, occupata da altri tre ragazzi: i fratelli Giuseppe, Maria e Maddalena Durante, di 14, 11 e 8 anni. I genitori erano assenti: il padre Vincenzo, guardiano in un cantiere edile, era di turno; la madre, Lucia Cifarelli, era nel Metapontino, impegnata con migliaia di lavoratoli stagionali nella raccolta delle fragole. I corpi di due bambini sono stati ritrovati a tarda notte, non sono stati ancora identificati. Le speranze di salvare il terzo sono ridotte al minimo. L'ingegnere Franco Ponzio, vicesindaco di Senise, è stato uno dei primi soccorritori. Mostra le mani piagate dal lungo scavare tra i calcinacci. •Alle quattro del mattino c'è stato un improvviso blackout dell'energia elettrica — racconta — molti se ne sono accorti perché erano svegli a causa del gran caldo. Subito dopo ho ricevuto la telefonata del sindaco, Francesco Bulfaro, e mi sono precipitato al Timpone. Nonostante la scarsa luce delle torce elettriche ci siamo subito resi conto dell'entità del disastro'. Il monte era scomparso in una immensa voragine. -Non dimenticherò mai un particolare: sul ciglio del cratere c'era un'auto che per metà sporgeva sul vuoto — continua il vicesindaco — dalle macerie, proprio sotto la vettura, provenivano le grida dei bambini. Erano i figli di Rocco Gallo e di Giuseppe Formica. Siamo scesi nella voragine, li abbiamo tirati fuori non so neanch'io come-. I bambini sono stati trasportati negli ospedali di Potenza e di Policoro. Le loro condizioni sono piuttosto buone. Alle porte di Senise c'è un vialetto alberato che conduce al cimitero. La piccola cappella è stracolma; la gente di Senise piange con compostezza i morti. Le cinque bare sono collorate al centro della sala: quattro sono di legno marrone, la quinta, minuscoli'., è dipinta di bianco. Sul coperchio spicca una grande croce di ottone. E' il feretro della piccola Francesca Formica, che i genitori avevano battezzato appena una settimana fa. Un vecchio contadino, privo di sensi, viene portato a braccia all'aria aperta. E' il padre di Rocco Gallo, schiantato dal dolore. Lo sorregge l'unico suo figlio rimasto in vita, Vincenzo, bidello nella scuola elementare del paese. -Non c'è limite, non può esserci limite al dolore che provo in questo momento — mormora immobile, a capo chino —. Una disgrazia tremenda, imprevedibile. Sotto, quella casa si è creato il vuoto, all'improvviso. Quel maledetto Timpone si è mangiato la nostra casa. Ma tutto fa pensare che il lutto potesse essere evitato. La tragedia di Senise è stata preannunciata per anni, dalle continue frane che ad ogni pioggia avrebbero dovuto mettere sul chi vive le autorità comunali. -Il monte è di argilla e sabbia, quanto di più instabile — spiega Enrico Giorgetti, un geologo della Protezione Civile accorso sul luogo del disastro —. E' assolutamente impossibile sapere quando accade, ma la frana è inevitabile-. Nel 1960 alcune famiglie scamparono per un pelo alla morte, uscendo per tempo dalle proprie abitazioni travolte pochi istanti dopo da una frana proveniente dalla collina «Belvedere*, accanto al «Timpone». Nello stesso anno l'amministrazione comunale diede il via ad un piano di fabbricazione che individuava proprio sul monte una zona di edilizia intensiva. Cosi «Timpone» diede il suo nome ad un intero rione, che nel 78, in seguito a un'alluvione, fu nuovamente mi¬ nacciato da numerosi smottamenti. Due anni fa l'ultima frana, a non più di trenta metri dal disastro dell'altra notte, spinse finalmente gli amministratori a decretare il blocco di ogni nuova costruzione. Ma ormai la collina era coperta da una crosta di ce mento: 150 fabbricati che con il loro peso hanno compromesso irrimediabilmente la solidità della collina. Fulvio Milone Senise (Potenza). Un vigile del fuoco impegnato nell'opera di soccorso tra le macerie con l'aiuto d'un cane lupo (Dallo schermo tv)