Gli Usa irritati da Tokyo e Bonn
Gli Usa irritati da Tokyo e Bonn Verso una guerra commerciale Gli Usa irritati da Tokyo e Bonn DAL NOSTRO CORRISPONDENTE WASHINGTON — Due guerre potenzialmente devastatrici delle economie occidentali, una monetaria l'altra commerciale, scoppìeranno nei prossimi mesi se la Germania e il Giappone non aumenteranno la domanda interna, in modo da importare di più dagli Stati Uniti e da esportare di meno ad essi II disavanzo nelle partite dei conti correnti tra l'America e questi due Paesi è Infatti tale che, qualora essi si rifiutassero di collaborare, il governo Reagan sarebbe costretto da una parte a svalutare drasticamente 11 dollaro, per ridurre le importazioni e accrescere le esportazioni, non solo a loro, ma in tutto 11 mondo: e dall'altra parte non riuscirebbe più a contenere la spinta protezionista del Congresso, che imporrebbe dazi e contingentamenti contro tutti. Lo hanno dichiarato ieri al ministro del Tesoro italiano Goria, in una visita lampo a Washington, 24 ore, il collega Baker, il governatore della Federai Reserve Volcker e 11 consigliere economico del presidente Sprinkle. «Ho trovato molta preoccupazione e nervosismo- ha dichiarato Goria in un incontro coi giornalisti italiani. -L'amministrzione americana ha la volontà e ìitiene di avere la possibilità di mantenere un elevato tasso di sviluppo della propria economia. Ma considera la politica giapponese e tedesca un grave ostacolo-. Goria ha aggiunto di non darle tutti i torti. «Lo Germania ha avuto una crescita zero nel primo semestre di quest'anno- ha osservato. 'Capiamo bene gli americani, perché il mercato tedesco assorbe quasi il 30 per cento del nostro export-. Goria, che ha poi incontrato anche il direttore del Fondo, monetario De la .Rosiere. e 11 nuovo presii dente della banca mondiale Conable. ha così proseguito. «Giappone e Germania stanno diventando un'ossessione per gli Stati Uniti. Baker e gli altri mi hanno fatto presente che questi squlibrii finiranno per causare enormi guai a tutti: hanno ragione, perchè le economie occi dentali ormai sono interdipendenti-. Il nostro ministro del Tesoro ha precisa¬ to che gli ospiti non hanno minacciato un'immediata guerra monetaria e una commerciale, ma che «Za tentazione di fare scendere il dollaro di più e più in fretta è viva-, e che «é sempre più arduo fare capire al Congresso e all'industria americana che gli scambi vanno allargati-. Il ministro del Tesoro italiano non ha nascosto il proprio allarme per una eventuale caduta del dollaro: -Causava già danni quando era sopravvalutato, immaginiamoci quando fosse sottovalutato-. Ha indicato che insieme con altri Paesi europei, la Francia Innanzitutto, eserciterà pressioni sulla Germania e il Giappone perché vadano Incontro agli Stati Uniti. 'L'occasione buona per avviare il coordinamento delle politiche economiche proposto alla conferenza delle sette potenze industriali a Tokyo si avrà a settembre, alla riunione del Fondo monetario- ha concluso. Goria ha trovato comunque una nota di ottimismo nei suoi interlocutori: 'Nessuno teme una crescita dell'inflazione, grazie anche alla permanenza dei prezzi del petrolio a bassi livelli-. Sia l'amministrazione repubblicana che il Fondo monetario hanno espresso il proprio compiacimento per l'andamento dell'economia italiana, ha quindi dichiarato il ministro. 'Hanno giudicato molto positivi specialmente gli ultimi dati sulla bilancia commerciale. Io ho una lettera di Whittome, un alto dirigente del Fondo, che addita nel disavanzo primario il nostro problema di fondo: ebbene, in sette mesi lo abbiamo ridotto di un terzo-. Baker e gli altri hanno preso atto che l'Italia sta espandendo il proprio mercato per quanto sia possibile, con vantaggio anche degU Stati Uniti. Una crisi economica internazionale, ha terminato Goria, che avrebbe pericolose ripercussioni anche da noi, può essere evitata. Ma occorre che ciascuno faccia la sua parte per curare il malessere americano: 'Mi inquieta ad esempio il fatto che strutturalmente certe industrie Usa non siano più presenti, ossia non abbiano più la capacità di produrre-, Ennio Carette
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