le Opinioni del sabato di A. Galante Garrone

Religione irreligiosa le Opinioni del sabato Religione irreligiosa A. GALANTE GARRONE Per i mici articoli sull'ora di religione sono stato accusato d'ipocrisia, faziosità, intolleranza laicista. Fra tante lettere, la più incredibile mi è giunta da un docente della gloriosa università di Siena. Ma come — mi scrive — vi sentite oltraggiati e discriminati se la Chiesa pretende d'insegnare nella scuola pubblica la dottrina cattolica; e che cosa pensate allora di tanti scolari costretti a pascersi di filosofi, scienziati, scrittori miscredenti, da Voltaire a Hegel, da materialisti a positivisti e altri consimili negatori e spregiatori della fede (cattolica), che «scodellano concetti discutibili, e propongono problemi speculativi e morali che possono turbare coscienze cattoliche»! Lasciando da parie altri argonienti (e prima di tutto quello, ovvio, che nella scuola pubblica nessuna confessione dovrebbe mai pretendere una posizione di privilegio), mi limito a rispondere che la scuola di tutti — se tale vuol essere, e non già chiesa, caserma, totalitarismo, apparato dogmatico — non può non proporsi la conoscenza incondizionata e il confronto di ogni scibiU, di ogni (eoria, di ogni arte o scienza. Dice ancora il professore di Siena: «Chi ha oggi il dirimi di stabilire che Carducci, Guicciardini. Fichte. Hegel e Darwin sono veramente il meglio, e più infallibili del Papa?». Mi pare ovvio che la scuola di Stalo non ha il compito di spacciare ricette di infallibilità, né di stabilire una scala di valori. Essa non impone catechismi, non erige barriere al sapere; ma educa al libero esame e al vaglio critico delle più varie e contrastanti esperienze culturali. E possiamo ad altro. Che senso ha questo ultimo tripudio perché la stragrande maggioranza degli studenti e dei loro genitori avrebbe optato per l'insegnamento della religione cattolica? Osservo che resta ancora da vedere se le cifre siano dovute, come qualcuno pretende, a un risveglio di sentimento religioso, o non piuttosto a conformistico ossequio ad abitudini inveterate, a pressioni di autorità confessionali o ministeriali, a deplorevoli incertezze sulla materia alternativa, o a maggiore comodità di orario. Ma il vero problema, anche per un laico, non è qui. Mi domando — e se lo domandano cattolici di fede autenticamente profonda e sofferta — se si addica alla dignità di una religione questo computo meccanico del numero dei credenti, o reputati tali, questo appellarsi al criterio di più o meno massicce maggioranze (le quali, in materia spirituale, dovrebbero sempre rispettare le minoranze anche esigue); o, peggio ancora, l'affidarsi ad astuzie diplomatiche, a calcolati ritardi, a circolari ministeriali che aggravano le già equivoche formulazioni del nuovo Concordato e dell'Intesa, insomma a tutto ciò che ci è specialmente spiaciuto nella condotta del ministro Falcucci. Soprattutto, mi colpisce l'irreligiosità di chi si preoccupa di mantenere e ampliare i privilegi mondani della Chiesa (fino a quello strazio della serietà di una fede, implicita nell'insegnamento della religione nelle scuole materne!). E penso a quello che scriveva già nel 1945 un cattolico come A.C. Jemolo sulla decadenza dello spirito religioso, da lui «inteso nella sua più larga accezione, fino a renderlo equivalente a vivere ragionando», e a porre in primo piano i «problemi morali» del nostro tempo. :

Persone citate: Carducci, Falcucci, Guicciardini, Hegel

Luoghi citati: Siena