Banco di Napoli, giallo in Procura
Banco di Napoli, giallo in Procura Smarrita e ritrovata la relazione della Banca d'Italia Banco di Napoli, giallo in Procura ROMA — La relazione della Banca d'Italia sulla gestione del Banco di Napoli, Inviata alla Procura della Repubblica del capoluogo campano perché vagliasse l'esistenza di ipotesi di reato, si è «smarrita* negli uffici giudiziari ed é stata ritrovata solo un anno e mezzo dopo. Lo hanno reso noto Ieri, nel corso di un' audizione segreta in commissione antimafia, il sostituto procuratore della Repubblica Franco Roberto e 11 giudice istruttore Paolo Mancuso, i due magistrati che nello scorso aprile hanno disposto l'arresto di alcuni dirigenti del Banco di Napoli per finanziamenti a presunti esponenti della camorra. Dall'audizione dei due giudici si è appreso — a quanto hanno riferito 1 commissari — che la Banca d'Italia aveva inviato alla Procura di Napoli il testo del rapporto ispettivo il 18 aprile 1984; Il fascicolo •transitato- attraverso gli uffici commerciali della Procura, è pervenuto Infine all'ufficio fallimenti, dove è rimasto per molto tempo «fn giacenza in fondo ad un armadio*. L'inchiesta che ha condotto all'arresto di alcuni dirigenti dell'Istituto bancario partenopeo non ha quindi avuto avvio — hanno detto ancora i magistrati — dai documenti della Banca d'Italia ma da Indagini su esponenti della malavita. A favore di essi gli Inquirenti hanno accertato, anche sulla base di tre denunce anonime, l'esistenza di crediti per svariati' miliardi da parte del Banco di Napoli. Nel corso della loro esposizione, Mancuso e Roberti hanno parlato anche dei problemi dell'attuazione della legge Rognoni-La Torre, lamentando «i ritardi e le lentezze con i quali vengono condotte le indagini patrimoniali* disposte dalla magistratura sul beni di sospetti camorristi. I due giùdici hanno sollecitato misure idonee a rendere più rapide ed efficaci queste Indagini, «indipensabili nella lotta cóntro le più recenti forme di malavita Secondo Mancuso e Roberti, le indagini patrimoniali sono tanto più necessarie se si tiene conte della «sempre più penetrante infiltrazione della camorra nella pùbblica amministrazione e nei partiti politici*. Il deputato radicale Massimo Teodori, commissario dell'Antimafia, ha cosi commentato l'audizione di ieri: «Il dott. Cedrangola dovrà rispondere del perché, come capo della Procura, ha favorito con l'insabbiamento lo sviluppo dell'attività camorristica ed ha consentito che si continuasse da parte del consiglieri d'amministrazione del Banco di Napoli e dei suoi dirigenti ad infrangere la legge. Tutti i vàri procedimenti penali sulle attività creditizie a esponenti della camorra hanno preso avvio da altro che non dall'indagine della Banca d'Italia, ignorata fino'alla fine del 1985 dagli stessi sostituti procuratori interessati*. • NAPOLI — Con gli interventi degli avvocati difensori sono cominciate ieri le arringhe difensive nel processo alla Nuova camorra organizzata, in corso davanti al giudici della quinta sezione penale della coite d'appello nell'aula appositamente costruita all'Interno del Carcere di Poggloreale. Il procuratore generale OUvares, al termine di una requisitoria durata due giorni, aveva chiesto, tra le altre, la condanna a sei anni di reclusione per Enzo Tortora e Franco Cali!'ano.
Persone citate: Enzo Tortora, Franco Cali, Franco Roberto, La Torre, Mancuso, Massimo Teodori, Paolo Mancuso, Roberti
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