Sono finiti i pancioni di Stefano Reggiani

Sono finiti i pancioni Sono finiti i pancioni Fantacronache di Stefano Reggiani Venerdì 18/lunedl 21, discorsi sulla spiaggia. — «Caro commendatore, non sa che piacere rivederla in spiaggia; finalmente s'è deciso. Venga, le cedo la chaise lonpue». «Ilo fatto uno strappo solo per il compleanno della lupolina, sono anni che diserto le spiagge, preferisco la città, tra gli ombrelloni non mi ritrovo». «Scommetto che fa dei confronti. Lei frequentava da bambino la spiaggia di Riccione, entrò in quella foto di gruppo con il duce .sull illustrazione italiana: Mussolini tra i bagnanti, (osa le dà più fastidio ora? Il nudo'.' La folla?». «Im ressa mi indispone, gli alberghi sono troppo fìtti, i rumori variamente molesti, ma guardo volentieri le signore in esposizione, tutte belle, tutte magre. £"' m;i paesaggio vagamente fantascientifico» «In che senso, scusi?» «Mi mancano le pance, non redo più i pancioni». «Meno male, è finita da un pezzo la falsa abbondanza della cellulite e del grasso ornamentale per le donne». «Volevo dire che non vedo più t pancioni seri delle donne incinte, sono spariti». «Credo bene: non sono fatti per la spiaggia e per l'abbronzatura, richiedono qualche riguardo». «Si, ma mi è venuto in mente che non ne vedo più neanche ut città o negli alberghi, non ne vedo più del tultot. «Ora che mi ci fa pensare, non saprei indicare l'ultima volta che ho visto una donna incinta. E' il famoso calo, della natalità denunciato dalle statistiche. Ogni società industriale avanzata...» a Ma proprio nessuna? Non c'è un pancione in tutta la spiaggia.' Se mi trova una donna incinta, stasera pago la cena al Gambero». ♦Commendatore, è disposto a pagarla anche a questi giovani che si sono raccolti ad ascoltarci incuriositi? Allarghiamo la scommessa». (Cosi può nascere un test da spiaggia, anche senza consultare gli inserti enigmistici dei rotocalchi. Un gioco un po' ributtante, come tutti i giochi spontanei, comunque poco costoso, pare che il commendatore non abbia pagato cene. Chissà dove si nascondono gli ultimi pancioni e perché qualcuno comincia a notarne l'assenza). Martedì 22/mercoledì 23, una favola regale.— C'era una volta un principe azzurro, era alto, bello e faceva le orge. La regina gli domandava spesso che regalo volesse per la maggiore età; lui rispondeva: «Unpomoshop». I sudditi erano molto contenti di vederlo insieme con una nota attrice delle luci rosse e si sforzavano di imitarlo in privato, ma capivano che ci sarebbe stata qualche ostilità della corte verso una futura regina hardcore: di che cosa avrebbe parlato con Nancy e Ronald Reagan. dopo che i suoi argomenti naturali erano stati proibiti dalla Suprema magistratura americana? Tutti speravano nel colpo di fulmine tra il principe e Cenerentola, ma bisognava farli incontrare. Cenerentola abitava in una graziosa villetta di periferia insieme col suo amante, un maturo gentiluomo che le dava finalmente sicurezza e protezio¬ ne. Confidava alle sorellastre: «Ho amuto molli ufficiali e riconosco che l'esercito è appassionato, ma incostante. Sarebbe il massimo incontrare il principe azzurro». Cosi alcuni amici della buona società organizzarono un party sorpresa, una festicciola dove gli invitati indossavano solo una mascherina sul volto, il divertimento preferito dal principe. Lui ballò tutta la sera con Cenerentola e le disse: «Non ho mai visto nessuna con un neo così piccolo sopra il rene destro, vuoi che ci sposiamo?» Lei era felice e chiese: < Potrò invitare tutti i miei ex amami?') Il principe l'abbracciò: «Purché facciano da paggetti con le mie ex». Così lei indossò un meraviglioso abito da sposa color bianco stanco e segui il principe in cattedrale in mezzo a una fella strabocchevole che s'era passata parola. Chiesero a Cenerentola: « Vuoi sposure il principe secondo l'antico rito che prevede obbedienza a tutti i suoi desideri?» La risposta fu: «Altroché». La coppia radiosa prometteva di vivere felice e contentona e quella sera i sudditi fecero doverosamente festa con orge e canti in tutto il reame. Giovedì 24, la miss che piange.— Fotografie e filmati confermano che Barbara Palacios, all'atto di essere incoronata Miss Universo, piangeva a dirotto. Si sforzava di ridere a boccona spalancata, ma era squassata dai singhiozzi. Cosa pensava in quel momento? 1): «Sono attanagliata dall'emozione di piacere, sono la più bella del mondo, avrò gli uomini ai mici piedi, avrò soldi e favori, la seduzione è tutto-). 2): «Ho concorso per scherzo e sono slata punita, chi mi tirerà fuori -Mi questo perverso ingranaggio? la mia immagine tradotta in disponibile stupidità, l'etichetta di bella oca, la compagnia d'ora in poi di maneggioni indisponenti, il disprezzo degli amici, la seduzione a comando. Sono intrappolata, aiuto, liberatemi».

Persone citate: Barbara Palacios, Commendatore, Mussolini, Ronald Reagan

Luoghi citati: Nancy, Riccione