La nuova danza italiana parla straniero di Luigi Rossi

La nuova danza italiana parla straniero La rassegna organizzata dalla Ottolenghi nell'ambito dei balletti di Nervi La nuova danza italiana parla straniero Difficile riconoscere una comune matrice stilistica: tracce di Bausch e Béjart - Spicca solo il gruppo Efesto GENOVA — Dopo i francesi, lo spazio danza sperimentale di Villa Oruber è stato consegnato ai giovani italiani, scelti e coordinati da Vittoria Ottolenghi. Difficile riconoscere una comune sigla stilistica a questi ragazzi che un po' perigliosamente si proiettano nel campo creativo e interpretativo. Si può parlare di «nuora dama, italiana come si fa analogamente con quella francese? Non crediamo, anche perché ci sembra che la dipendenza da moduli stranieri sia evidente, soprattutto in coreografi come Enzo Cosimi, quando non si tratti, come nel caso di Micha van Hoecke, di un trapianto in Italia di grandi esperienze come quella di Béjart nella fattispecie. Il giudizio va dato, dunque, singolarmente, anche perché tra Fabrizio Monteverde e 11 gruppo Efesto presentati qui corre un abisso. E ci sembra giusto sottolineare che proprio da questa ultima formazione giungano le note più positive della serata, con una conferma di quanto abbiamo avuto modo di ammirare proprio a Nervi lo scorso anno. Quasi come riconoscenza al festival ligure, gli Efesto hanno ripetuto il lavoro che 11 ha rivelati, il Pozzo degli angeli, dolente affresco di naufraghi e di mendicanti alla Bausch - La novità, firmata sempre da Marcello Parisi e Donatella Capraro, è invece Cavalcata, divertente trovata a mezzo tra Molsseiev e Pilobolus di grossi fantocci femminili che contengono incorporati i danzatori come figli impossibilitati a staccarsi dal cordone materno. Su musica di Duke Ellington, 1 quattro interpreti girano come grottesche matriosche e Inquietanti pupazzi di streghe Molto meno divertente è apparso il gruppo di Enzo Cosimi con la prolissa sulte Nelle acque. L'impressione del «déjà vu« vi appare subito, fin dalla musica minimale di Pierluigi Castellano. Una gestualità ricalcata su modelli americani (Carlson, Childs ecc.) denuncia la formazione Usa di Cosimi, che è del resto un ottimo interprete Non ha funzionato la pre- sentazione di un estratto di Barmoon di Fabrizio Monteverde, recentemente creato integralmente ad Asti Teatro. La vecchia idea romantica e simbolica del circo in disarmo, utilizzata innumerevoli volte anche dal balletto, arriva quasi incomprensibile in quadri staccati ed è ancora più gratuito il finale di nudo con le odalische barbute che effettuano un fulmineo devoillement. Un eloquente e freddo silenzio ha accolto l'esibizione. Molto calorose, invece, le accoglienze a tre soliste del Ballet Théatre L'Ensemble di Van Hoecke. Marzia Falcon. Lucia Oeppl e Carlotta Sagna hanno danzato assoli di piacevole prestanza atletica, dimostrando grinta e tecnica ammirevoli. Infine, due brevi inserti classici di Raffaella Renzi, che ha danzate la variazione di Tersicore àaiVApollon Musagète di Balanchine e dal Corsaro di Drigo, che ci hanno permesso di conoscere questa eccellente nostra ballerina emigrata da anni a Berlino, ove è assurta ai massimi vertici gerarchici dell'Opera di Stato. Luigi Rossi

Luoghi citati: Asti, Berlino, Italia, Usa