L'ultimo addio a Binda

L'ultimo addio a Binda Cittiglio (Varese), ai funerali tante ex «glorie» L'ultimo addio a Binda j . ...i.. i ... ■„ i , , ,. — ■— Baldini: «Non potevo mancare» - Aldo Moser: «Sono qui a rappresentare anche Francesco» - Defìlippis ha interrotto le vacanze in Sardegna per essere presente - Mancava Batiali: «Questi riti hanno perso di sacralità» DAL NÒSTRO INVIATO CITTIGLIO (Varese) — Addio vecchio Alfredo Binda, addio all'epopea, al mito, al ciclismo che non c'è più. Quando la bara scende giù nella tomba di famiglia, Giovanni Milan, calzolaio In Cittiglio e trombettiere della banda civica, rende l'ultimo omaggio e intona il «Silenzio». Un addio struggente. E la folla, ora, può lasciarsi andare. Come il vescovo Teresio Ferraroni, che poco prima, in chiesa, l'aveva ricordato più da tifoso che da monsignore: "Rimarrà nella storia dello sport. Chi potrà dimenticare quella sua maschera di fango, tanto sofferta e tanto felice?». In municipio la bandiera tricolore è abbrunata. Lutto cittadino, annunciano i manifesti listati, per il »cavalier Alfredo Binda, 3 volte campione del mondo e prezioso amministratore comunale per oltre un ventennio». Arrivano le corone di Francesco Cossiga e della Presidenza del Consiglio. DI quel bastian contrario di Gino Bartali che rifiuta riti e cerimonie: «Ora i funerali li fanno quasi fossero uno spettacolo, sema più quel carattere di sacralità», ha mandato a dire, rammaricato, lui che di Binda è sempre statò tifoso, dell'uomo e del campione. I funerali alle 16,30 precise, la banda e il gagliardetto della «Società ciclistica Alfredo Binda» in testa. Dalla mattina, e come domenica, gente che arriva e chiede di vedere, di portare un fiore, mettere la firma sul registro, salutare la moglie Angela e le due figlie Marta e Lauretta. Signori, soprattutto, di una certa età e dal fisico tirato, magari in villeggiatura da queste parti, che salgono con la loro bicicletta da cicloamatore, vecchie maglie e cappellini stinti dagli anni: Atala, Bianchi, Carpano, Ignis, Legnano. Maglie che son quasi reliquie. Nel giardino di villa Binda si ritrovano i personaggi del ciclismo di ieri, dell'altroieri, del dopo guerra e dell'ante guerra. Del ciclismo di oggi la delegazione della nazionale di pista, in ritiro nella vicina Gavirate: per il resto, nessuno. -Al funerale di un amico — dice Ercole Baldini, campione del mondo a Reims nel '58, che nella chiesa troverà posto nel confessionale — vengono gli amici». -Mio fratello Francesco sarebbe venuto — lo corregge Aldo Moser. incastrato tra il portale e l'acquasantiera — Domenica ha corso in Sicilia, ma sono qui anche per lui». Sulla bara il cuscino di rose rosse e la maglia iridata del primo dei tre campionati del mondo vinti da Alfredo Binda: Adenau. 1927. Nino De Filippis, il «Cit» di Torino, per salutare l'amico Binda ha interrotto le vacanze in Sardegna. Quella maglia la fissa con gli occhi lucidi. Si guarda attorno, del ciclismo di ieri vede solo Miro Panizza, che ha smesso l'anno scorso, a quarant'anni: "Quelli di oggi non hanno rispetto per il ciclismo del passato — commenta — quello dell'epopea e della fatica. Ha ragione Bartali, con la morte di Binda è davvero finito un mito». La bara, fino all'ultimo, è seguita da attempati signori che con Binda hanno pedalato e sudato. Ecco Domenico Piemontesi, «11 ciclone di Borgo ma nero». 83 anni, di un anno più giovane di Binda. Ecco Giovanni Firpo, 77 anni, «Il Torello della Valle Serivia». Non si vedevano dal '36, dopo un Giro di Lombardia, Piemontesi secondo e Firpo terzo. "Ti ricordi?», domanda Firpo. 'Si, si, come stai?». Li interrompe, rispettoso, un terzo: «Sono Agnesina, di Trecate». Pierino Agnesina, classe 1912. -Ah. quello che una volta ha fregato il Bartali E poi c'erano il presidente della federcicllsmo Agostino Omini, Il presidente del,ciclisti Fiorenzo Magni, l'organizzatore del Giro d'Italia Vincenzo Torriani. Stupiti anche loro nel vedere tanta gente e tante facce a loro del tutto sconosciute. "Questa gente non si compra — spiega Magni —. Anche queste presenze testimoniano chi è stato Alfredo Binda per il ciclismo. Un uomo ora fuori dalla mischia Ma. in passato, quando era responsabile della nazionale, capace di far andar d'accordo caratterini come Bartali e Fausto Coppi e Magni. Addio a Binda, addio al ciclismo che non c'è più. Un ciclismo, e da queste parti, seguito con passione che rimane. Dopo la sepoltura, scendendo verso la provinciale che porta a Laverò, c'è chi ha domandato del Tour de France. Com'è arrivato il Silvano? — che sarebbe Contini, che è di Leggiuno, a quattro chilometri da qui. Meglio lasciar perdere, in questo momento. Meglio il vescovo Ferraroni che dice addio a Binda con l'affetto del tifoso: "Una corona cosi non appassisce mai. Hai raggiunto anche questo traguardo da atleta e da vincitore». E parte l'ultimo applauso. Giovanni Cerniti Alfredo Binda festeggiato al termine d'una delle tante gare da lui vinte: qui è a Pau, in Francia