Afta, come si combatte un flagello

Afta, come si combatte un flagello Parla il direttore generale dei Servizi veterinari del ministero della Sanità Afta, come si combatte un flagello ROMA — L'afta è tornata in Italia. Motivo? Lo chiediamo al professor Bellani, direttore generale dei Servizi Veterinari del ministero della Sanità. •Purtroppo il modo con cui si combatte l'afta nel nostro Paese, a causa delle reiterate e denunciate disfunzioni organizzative a livello regionale dell'applicatone delegata delle norme di polizia veterinaria, non è dei più perfetti, sicché l'afta, ancora oggi, costituisce un pericolo non solo per l'Italia, come dimostrano i 283 focolai che abbiamo dall'ottobre del 1984 al giugno 1986, ma per tutta l'Europa comunitaria». Per il prof. Bellani si tratta di virus storici, quindi non esotici. E contro di essi si può lottare anche con un vaccino. Ma quali sono le cause che scatenano la malattia? Risponde Bellani: .-Il ritardo delle macellazioni degli animali che devono essere di¬ strutti, il ritardo della diagnosi del focolaio non sempre chiara. C'è da aggiungere che, quanto più ci si allontana da istituti efficienti, tanto più si ritarda nel fare la diagnosi. A volte passano anche sette od otto giorni. In sette giorni la malattia, che ha una incubazione di 24-36 ore come minimo, fa passi da gigante, quindi quanto più si ritarda nella diagnosi clinica (un animale aftoso elimina 72 ore prima che subentrino i segni clinici della scialorrea, e tre giorni prima che esso abbia delle lesioni alla bocca, il virus con le orine o con le feci), tanto più a lungo si tiene il virus disseminato in azienda-. • Emblematico il caso di Perugia — prosegue il direttore dei Servizi Veterinari —: per abbattere mille animali hanno impiegato 6 mesi. Altro punto da sottolineare è l'assoluta mancanza di controllo del mo-^ vipSenfo degli animali.'tòt riferisco in modo particolare di movimento dei suini. Durante la notte camions pieni di animali vanno in giro da Cremona alla Sicilia. Nessuno li ferina, nessuno va a vedere se lianno il certificato di scorta, e tanto meno se gli animali hanno febbre. C'è di più: animali vaccinati, stressati dal ■viaggio, riproducono, dopo due o tre giorni dall'arrivo, una infezione che può essere non grave, ma gravissima. •E che dire — conclude Bellani — del caso dell'operaio che in una notte o nel corso di una intera giornata ha vaccinato tutti i suini e poi. magari sema lavarsi, va ad accarezzare una scrofa in un allevamento sano? Sono cose che capitano e possono accadere. Ed allora? Noi ci troviamo con un male sempre presente che spesso dipende dal comportamento di uomini distratti-. La cura radicale? •Evitare che si verifichino gli inconvef ntèn'ff'a^cui~àb"bmnu^pyirlu^ to-: Franco Rosilo roBapBI ■■ ■—■ ■„ ■ ■ _ inatta è tornata a colpire in Italia: l'infezione.è stata segnatala anche.in Piemonte, ma le zone in cui —■Bisunto proporzioui allassnanti sono là-IxJrabanJia, foveTsowr^iindividuati cinque focolai ed è o necessario eliminare fin migliaio di animali, e l'Kmilia (quattro focolai e 800 capi abbattuti) stato

Persone citate: Bellani, Franco Rosilo

Luoghi citati: Cremona, Europa, Italia, Perugia, Piemonte, Roma, Sicilia