Lina Volonghi, una vita , tutta per il teatro

Lina Volonghi, una vita , tutta per il teatro E a Verona anche il premio Simoni; sarà consegnato all'attrice al Teatro Romano poco prima dello spettacolo Lina Volonghi, una vita , tutta per il teatro VErtONA — Non conosco, ovviamente, la motivazione con cui i colleghi giudici del premio «Una vita per il teatro» assegneranno stasera, pochi istanti prima dell'avvio del Giulio Cesare, nella cavea del Teatro Romano, l'ambitissimo riconoscimento a Lina Volonghi. Se fosse toccato a me scriverla (come capita, almeno una volta, a ciascuno di noi, in casi analoghi), avrei usato, a tutti i costi, la parola «poliedricità»,-per condensare In un'immagine, rubata ai topologi. la multiforme carriera e la versatilità interpretativa dell'attrice. Genovese di Quarto (vi è nata — e da donna di spirito non ne ha mal fatto mistero — il 4 settembre 1918) da padre bresciano (d'origine po¬ lacca) e da madre ligure, la Lina, campionessa italiana Juniores di nuoto, nello sport, e nella vita, più. modestamente, aspirante modista, «entra In arte» a ventanni con Gilberto Govl, nella parte della figliola (dunque, di giovane amorosa) nel Manezzi pe' mala 'na figgia di Nicola Eacigalupo e lavora con questo capocomico sei anni filati, studiando alla scuola di precisione di lui. puntiglioso sino alla maniacalità. Poi passa a Roma sotto la guida di Anton Giulio Bragagila, «il corago» del Teatro delle Arti, fucina di sperimentazione continua, dai classici meno noti ai contemporanei stranieri, con buona pace dell'autarchia di regime. Quindi è per tre anni cella compagnia di Renzo Ricci, ed è per lei la volta dei tragici greci {Edipo, ad esemplo) e shakesperlanl (Amleto, Otello). In seguito è comprimaria in una delle compagnie di più intelligente intrattenimento degli Anni Cinquanta, la Calindri-Volonghi-Volpi, compare spesso alla teylslone degli esordi, alternando «pezzi forti» (drammi e romanzi sceneggiati) al varietà (è, con successo di pubblico nettisimo, la «tardona» nel Signore di mezza età di Marcello Marchesi). Infine riapproda a Genova, al grande Stabile di ChiesaSquarzlna, di cui d'autorità diviene una delle «punte», insieme à Ferruccio De Ceresa, genovese anche lui, e al toscano Eros Pagni. Anche soltanto elencare le prime parti della fase più re¬ cente è impossibile: ma d'una mi piace parlare, perché in essa si addensa esemplarmente quella versatilità a cui facevo cenno: ed è l'Anna Fierling della Madre Coraggio di Brecht, regia per l'appunto di Luigi Squarzina, nell'orma! lontano 1970.. Come Brecht non esitò ad osservare a più riprese, questo personaggio, da lui ideato per la moglie, la memorabile Helen- Weigel, è un concentrato di tragico e comico, di disperazione ed ironia, di fantasiosità sbrigliata e prudente realismo: ma queste ed altre ancora componenti del suo carattere — raccomandava Brecht — non devono contrapporsi bensì sfumare l'una nell'altra, fondendosi come crete diverse nel magma di una stessa argilla. La Volonghi ci ha donato, non a caso, a mio avviso, con Madre Coraggio l'interpretazione più alta della sua carriera, perché davvero vi ha potuto far rifulgere, senza iati timbrici né soluzioni di continuità tonali, la poliedricità della sua'' natura d'attrice. Con quel suo fisico «baltico» (la definizione impareggiabile è di Orio Verganl), con quella voce di contralto che sa stemperarsi nel sussurro più insinuante, con la nettezza degli stacchi di cui è maestra (e qui fa capolino proprio Govi). Lina ha fatto «sedere dentro se stessa» (l'etimo di poliedro è proprio questo: dai molti sedili) l'Anna brechtiana con l'Impeto e la finezza ad un tempo della grande interprete, g. d. b. L'attrice genovese lina Volonghi sarà premiai.; stasera • Verona

Luoghi citati: Genova, Roma, Verona