Venezia, assenti solo i sovietici al convegno su sicurezza nucleare
Venezia, assenti solo i sovietici al convegno su sicurezza nucleare Esperti di tutto il mondo; collaborazione tra gli Stati Venezia, assenti solo i sovietici al convegno su sicurezza nucleare VENEZIA — Cosa si fa nel mondo per la sicurezza delle centrali nucleari? Attorno a questo interrogativo, sollevato drammaticamente dall'incidente di Cernobil, si sono snodate le relazioni dei tecnici e dei massimi dirigenti degli enti elettrici del Paesi più industrializzati del mondo, nel corso di un incontro internazionale organizzato dall'Enel presso la «Fondazione Cini». Tra le nazioni partecipanti: Usa, Giappone. Francia, Gran Bretagna, Repubblica Federale Tedesca, Canada. Svezia. Spagna Belgio, Finlandia, Svizzera oltre naturalmente all'Italia. Tutti i partecipanti hanno auspicato maggior collaborazione e maggiore scambio di informazioni sul nucleare. Su cosa e perché è successo a Cernobil alcuni oratori, come il vicepresidente della «Tokyo Electric Power Co. H. Ikegame, hanno parlato di standard e di misure di sicu rezza che nell'Urss sarebbero diverse da quelle degli altri Paesi. Purtroppo i sovietici non si sono presentati all'incontro di Venezia e non hanno quindi potuto spiegare l'Incidente, né replicare alle critiche né chiarire le voci corse durante 1 lavori secondo le quali la centrale di Cernobil sarebbe stata usata in modo improprio per sperimentare nuovi tipi di combustibili. I tecnici sovietici, ha ricordato nel discorso di apertura il presidente dell'Enel Francesco Corbellini, «sono in debito verso i! resto del mondo di notizie circostanziate sul tragico evento» che ha messo sotto gli occhi dell'opinione pubblica mo-diale la «dimensione planetaria della responsabilità connessa aH'eserci<rlo di impianti nucleari evidenziata dalla estensione senza frontiere degli effetti della nube di Cernobil». Corbellini ha ricordato «gli effetti devastanti dell'incidente sull'opinione pubblica». In ogni caso, ha sottolineato prendendo la parola il sot¬ tosegretario all'Industria Orsini, «deve continuare la politica di diversificazióne energetica se si vuole evitare che il mercato tariti nelle mani del venditore ed il vincolo energetico torni a soffocare le economie». Il nucleare, ha proseguito Orsini, «in molti Paesi ma non in Italia è stato lo strumento più incisivo per affrancarsi dal petrolio. Il nostro Paese non è vincolato come altri da opzioni nucleari già realizzate in misura massiccia ed irreversibili». E' possibile, ha aggiunto Orsini, un riesame spregiudicato del problema. In Italia infatti, come è emerso dalle relazioni, il nucleare rappresenta appena 11 3,8% della produzione di elettricità e siamo molto lontani dalla Francia, che col nucleare copre il 65% del fabbisogno elettrico, dal 60% del Belgio, dal 31% della Rft, dal 42% della Svezia.e della Finlandia, dal 56% di Taiwan, dal 23% del Giappone e dal 16% degli Usa.
Persone citate: Corbellini, Francesco Corbellini, Orsini
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