Archiviata l'inchiesta sui dati radioattivi celi governo non era in grado di dire di più »

Archiviata l'inchiesta sui dati radioattivi celi governo non era in grado di dire di più » La decisione del pretore sulla denuncia degli ambientalisti dopo C erri obi I Archiviata l'inchiesta sui dati radioattivi celi governo non era in grado di dire di più » ROMA — I dati ufficiali sulla radioattività, forniti dal Comitato tecnico-scientifico Insediato alla Protezione civile, erano incompleti: forse per non allarmare la popolazione si tacquero «picchi» elevatissimi (1500 nanocurie a Tarvisio, un valore superiore di centinaia di volte alla soglia dell'attenzione). Si tacque anche che i parametri di rischio (massime concentrazioni ammissibili in una settimana) non davano totale affidabilità. E il sistema di rilevazione dei dati mostrò gravissime carenze, soprattutto in periferia. Ad affermarlo è il pretore Flasconaro, nel decreto che archivia l'inchiesta aperta in seguito agli esposti degli ambientalisti. Secondo il magistrato, nella sostanza i «verdi» hanno ragione. Tuttavia non si può avviare un procedimento penale perché la legge non obbliga le autorità di governo ad offrire all'opinione pubblica una completa e puntuale informazione sugli incidenti nucleari; né si possono imputare a questo o a quel ministro responsabilità che sono più generali e a giudizio del magistrato chiamano in causa una voluta sottovalutazione del rischio L'orrllnanza farà discutere, sia sul merito sia sulla legittimità delle valutazioni non solo' tecniche ma anche schiettamente politiche che motivano la decisione. Flasconaro premette che «Hnformazione fornita ai cittadini, pur con le caratteristiche di una evidente rum completezza, appare di gran lunga \piU esauriente di quella somministrata ai cittadini degli altri Paesi europei coinvolti nella crisi nucleare». Ma questo «primato» è poca cosa, stando al pretore, che ritiene di individuare nella macchina dello Stato disfunzioni e comportamenti inadeguati. Vi fu innanzitutto un insufficiente controllo della radioattività, per due fattori: la rete nazionale di rilevazione, organizzata in funzione di un incidente nucleare in Italia, fu spiazzata dalle caratteristiche del fenomeno, uno sciame che arrivava da oltrefrontiera; e l'apporto che doveva garantire la rete periferica (le Usi) mancò «quasi totalmente» a causa «della disattenzione delle autorità regionali». «Né risulta sia stato esercitato a livello governativo — nota Flasconaro — il potere di sostituzione previsto in relazione al mancato efficiente espletamento di funzioni delegate alle Regioni». Anche per la mancanza di tecnologie adeguate, in molte zone d'Italia, e soprattutto al Sud. non fu possibile elaborare dati affidabili. Quanto ai «picchi», 11 magistrato osserva che non è stato possibile «individuare con precisione le ragioni della omessa pubblicizzazione del fenomeno» né capire esattamente quando quei dati pervennero al Comitato tecnico-scientifico, né se quelli giunti in ritardo vennero presi in considera- zione. Probabilmente, scrive Flasconaro, «in mancanza di un preciso obbligo giuridico di completa informazione, ragioni di opportunità collegate al mantenimento dell'ordine pubblico e della fiducia nelle istituzioni» consigliarono «di non diffondere una correzione delle medie già fornite». Il pretore osserva Inóltre che le soglie di attenzione e di rischio indicate alla popolazione vennero determinate «in modo parzialmente orbttrario», quando ancora non si conoscevano le proporzioni del fall-out, e dunque non avevano quel carattere di certezza con il quale invece vennero pubblicizzate. Ma in questo complesso di condotte il magistrato non individua responsabilità penali, quanto semmai «responsabilità polìtiche in ordine alla modalità di gestione della crisi». Dunque, non doversi procedere. Né contro autorità statali é regionali, né contro' gli ambientalisti, per calunnia,

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