Aiazzone eredi moglie e figlie

Aiazzone, eredi moglie e figlie Biella, nessuna sorpresa all'apertura del testamento Aiazzone, eredi moglie e figlie Né tesori, né quadri: tutto il patrimonio legato al mobilificio passa ai familiari - Rosella Piana: «La curiosità mi ha sorpreso, non c'erano segreti, mio marito aveva previsto ogni cosa» - «Il vero testamento è la sua mente, e quella ce la portiamo dentro» - Lo spot? «No, era solo una commemorazione» DAL NOSTRO INVIATO BIELLA — * Nomino miei unici eredi universali mia moglie Rosella Piana in Aiazzone e le mie tre figlie, Elisabetta, Marcella e Giorgia». Erano le 18,20 di ieri: la voce del notaio Giovanni Mancini ha spento cosi la leggenda sul testamento di Giorgio Aiazzone, morto il 6 luglio in un incidente aereo. Nello studio del professionista, nel centro di Biella, c'erano i giornalisti, non i famigliari del mobiliere. Loro, il testamento, l'avevano aperto sabato scorse. 'Non era neppure il caso di leggerlo — ha detto Rosella Piana — non era un segreto, ma una formalità di cui le leggi hanno bisogno». L'appuntamento di ieri pomeriggio — questa riapertura pubblica del documento misterioso — è stata una garbata scenografia concessa per far tacere, una volta per tutte, voci, fantasie, sospetti su favoleggiati tesori «Non è consuetudine una lettura pubblica come questa — ha detto il notaio Mancini — ma la signora ha voluto cosi per mettere fine alla girandola di insinuazioni». .Poche ore e sarà aperto il testamento» titolavano i giornali. Ci si aspettava di trovarci una pioggia di ville e attività commerciali, un elenco dettagliato di opere d'arte e immobili all'estero? Niente. C'erano — in questo atto stilato alle 12,37 del 17 luglio '85 — la nomina degli eredi universali e poche altre precisazioni: «In caso commorienza mia e di mia moglie nomino eredi esclusivamente le mie tre figlie e desidero che venga nominata loro tutrice esclusivamente mia sorella Enrica. In caso di commorienza mia, di mia moglie e delle mie tre figlie nomina mia unica erede esclusivamente mia sorella Enrica Aiazzone in Cappio. Queste sono le mie volontà Il notaio: .Proprio.per Queste ultime clausaleJuLfatto il testamento. Per la prima parte la successione sarebbe avvenuta a termini di legge, senza bisogno di scrivere nulla. Ha voluto prevedere invece anche le altre eventualità. Credevate di trovare'elencate ricchezze? Quelle si specifica¬ no soltanto quando si vuole che ciascun bene vada a una persona precisa». Questo patrimonio, dunque, rimane intatto. E' un gran patrimonio, comprende il Centro commerciale di corso Europa, 11 Centro di servizi Maximobili, villa Reda e l'ex villa Rivetti a Pollone, dove abita la famiglia. Poi le televisioni e la nascente Città del mobile di Verrone. Si parla dì venti o trenta miliardi: «Sono cose che io non so — risponde Mancini — conosco le società, non le proprietà». E i favoleggiati Picasso, De Chirico, Rembrandt? Qualcuno conferma i primi due (un disegno e un quadro), si ride sul terzo, si parla di «invenzioni» o di «scherzi» dello stesso Aiazzone ai giornalisti. Dice il notaio: •/ biellesi hanno il pallino del business. Di certo, non avesse reinvestito tutto in quello che faceva, avevi voglia di diventare Aiazzone!». Dunque, un testamento simile a tanti altri: «Tutta questa curiosità è un fenomeno strano: mi ha lasciata sorpresa», dice Rosella Piana. E' nel mobilificio, bionda gentile, abito azzurro come gli occhi, alla scrivania di Giorgio: «Sono gelosa della mia vita privata e il testamento avreb¬ be dovuta farne parte». Ora finalménte ha cancellato le voci, ma altra amarezza arriva dalle polemiche sulla «spettacolare» commemorazione tenuta martedì sera da Guido Angeli in televisione, organizzata autonomamente da Rete A («Comunque, mi. hanno informata» precisa lei). Quegli ottanta minuti hanno riacceso anche attacchi contro Aiazzone impreditore. «fo-non posso parlare in modo obiettivo, perché sono coinvolta emotivamente — dice la vedova — nta l'hanno chiamato spot. No: era una commemorazione». E le nuove accuse? Per esempio l'Aiazzone ..dal - «sovrano disprezzo pet, la cultura»? Risponde; «Andare incontro alla gente' non è cultura?». I collaboratori' scuotono la testa al via vai di giornalisti, ricordano il, «giovane che parti nel '72, a 23 anni, con un negozio di'1500 metri quadrati». Un giovane che ha dato fastidio a molti, con quel suo imporsi «rumoroso». Dice Rosella Piana: «La cosa che mi è spiaciuta di più è stato vedere come alcuni hanno cercato soltanto di scovare lati negativi in lui, mentre altri scrivevano: uomini cosi ne nascono pochi e lasciano una traccia, non solo nell'attività, ma anche nel contatto umano». Con un'ombra di sorriso conclude: «Lasciando da parte i sentimenti- di dònna, era ànché-ta sua mente che stimavo. Qjuesto è ìrtéstamento vero: quello che portiamo in noi. Gli siamo tutti debitori». Marco Nelrotti Biella. Rosella Piana, vedova di Giorgio Aiazzone, nell'ufficio del marito (Foto La Stampa)

Luoghi citati: Biella, Pollone