Montecitorio, lobbisti all'attacco di Roberto MartinelliEzio Mauro

Montecitorio, lobbisti all'attacco INCHIESTA SCI PROFESSIONISTI DELLA PERSUASIONE: OBIETTTVL TRUCCHI, PIANI Montecitorio, lobbisti all'attacco «Inseguivano i deputati, li ho dovuti cacciare)), dice il presidente della commissione Bilancio, Cirino Pomicino - Ma la ribellione è inconsueta - D parlamentare è facile preda: spesso non sa distinguere il persuasore legale dal faccendiere - «La subalternità, quando esiste, non è economica o di potere, ma culturale», dice il ministro Mammì - Come si spostano cento voti su una legge ROMA — Alla .spicciolata, silenziosi, gli uomini in grigio continuavano a sbucare dall'ascensore sul quarto piano di palazzo Montecitorio, imboccavano il lungo corridoio, sedevano davanti alla porta chiusa della commissione Bilancio, in attesa. Era la grande lobby pubblica, pronta all'assalto. All'ordine del giorno, con l'ultima legge finanziaria, c'era un emendamento che in poche righe ridimensionava fortemente il potere del grande management di Stato: la suddivisione tra le Partecipazioni Statali delle migliaia di miliardi dei fondi di dotazione rischiava di essere sottoposta al parere preventivo del Cipe. «A un certo punto, racconta Paolo Cirino Pomicino, presidente democristiano della commissione. // ho dovuti cacciare. Correvano su e giù a inseguire i deputati, li bloccavano all'ingresso-dell'aula con i loro fogli pieni di appunti. Ho chiamato i commessi e ho fatto svuotare il corridoio». Al muro, involontariamente simbolica, è rimasta soltanto la grande tela dipinta da Folchi nel 1880: // sacco di Roma. La ribellione del parlamentare all'assedio del lobbista è un gesto inconsueto, spesso isolato, quasi sempre velleitario. Quella volta, i lobbisti non tornarono più a far pressione davanti alla commissione. Ma quando la legge passò all'esame dell'aula di Montecitorio, si scopri a sorpresa che in pochi giorni la lobby era riuscita a spostare cento voti, di tutti i partiti, in suo favore. Sommerso da richieste di aiuto, impreparato a valutare tecnicamente il contenuto di molte delle proposte che gli vengono presentate, preoccupato di non scontentare i'siioi elettori, il deputato frar"i rap¬ presentanti del pubblico potere è forse la preda più facile, più solitaria e più indifesa per la caccia del lobbista. E' anche il più esposto: perché troppo spesso non e in grado di distinguere tra la rappresentanza di interessi legittimi e la rincorsa a favori ambigui, tra il lobbista di professione e il faccendiere. Le disfunzioni del potere legislativo, cosi come la frammentazione del potere di decisione, creano non solo ritardi e inadempienze, ma anche un vero e proprio mercato nero degli atti dovuti. Tutto diventa oggetto di patteggiamento, di pressione, di scambio, anche le decisioni che i poteri dello Stato sono tenuti a prendere. Ecco perché in Italia il campo d'azione per la lobby — propria o impropria — è vastissimo. Ogni interesse, anche di micro-corporazione, viene lobbizzato, e portato nei corridoi del Parlamento come richiesta politica di un gruppo di pressione più o meno potente. Il risultato è che tutto si trasforma in lobby e il parlamentare, più che un legislatore, diventa un equilibrista tra gruppi contrapposti di interessi.' " ' vIm volontà politica spesso non busta, perché non riesce a produrre risultati utili per l'interesse generale, denuncia Mauro Dutto, deputato repubblicano. Nel caso della legge sul casco obbligatorio per i motociclisti, ad esempio, ho visto due gruppi di pressione in contrasto tra loro bloccare il Parlamento. Da una parte l'industria dei motocicli dimostrava che la nuova norma avrebbe prodotto lina caduta verticale delle vendite, e dunque disoccupazione; dall'altra parte, l'industria dei caschi puntava tutto sul miglio¬ ramento della sicurezza. Due correnti d'opinione che sembravano annullarsi a vicenda, entrambe basate su dati, grafici, studi difficili da confutare». Proprio i dati sono lo strumento d'azione indispensabile della lobby, il passepartout delle stanze parlamentari. La conoscenza non basta più, la raccomandazione da sola non funziona. Prima di mandare i loro lobbisti nei corridoi del Senato o della Camera (ogni gruppo di lavoro va da un minimo di tre persone a un massimo di quindici, ogni giornata di lobhing costa da un milione e mezzo a due milioni) società come la Burson Marstcller consigliano di preparare dossier concisi, di rapida lettura, sempre inferiori alle diciotto pagine, con l'immancabile citazione dettagliata delle fonti. La sofisticazione lobbistica più avanzata non si ferma qui: nel dossier fornito ai deputati, sulla scia delle società americane, i più moderni gruppi di pressione infilano anche autorevoli pareri contrari alle loro tesi, per confutarli e quindi annullarli, dietro una parvenza di oggettività e di completezza, riproducendo nei loro documenti la forma della dialettica parlamentare. Tutto questo cade in un sistema legislativo affamato di informazioni e di conoscenze, necessarie a mettere in moto il meccanismo delle decisioni. Il singolo de putato. neppure come membro di una commissione, è oggi in grado di procurarsi in tempi brevi negli uffici di Montecitorio una documentazione completa e approfondita su un argomento nuovo, o specialistico, su cui è aperto un contrasto d'interessi, che richiama l'attenzione dell'opinione pub blica. vIm subalternità del parlamentare alle lobby, quando est ste. non è economica o di potere, ma culturale, per l'impossibilità del deputalo di poter disporre, su ogni singolo argomento, degli strumenti ditfavoro che il gruppo di pressione può invece fornirgli», dice Oscar Mammì. ministro repubblicano per i rapporti con- il Parlamento. «La lobby, conférma Cirino Pomicino, ti porta una documentazione mirata e completa. E se anche hai sentore che qualcosa non va, fatichi a uscire da quel dossier, per procurarli i documenti che potrebbero convincerti a cambiare idea». C'è anche la suggestione della cultura, usata dal lobbista come strumento di influenza e di pressione sull'opinione pubblica e sui parlamentare. Quasi sempre- il' convegno di alto livello scientifico è il punto di partenza della lobby nella sua attivitàpersuasione;Proprio una commissione di ricerca con i più famosi docenti di diritto tributario fu lo strumento usato da Aldo Chiappe, esperto di pubbliche relazioni, nella sua attività di lobhing a favore degli esattori privali d'imposte, per aggirare i progetti di riforma pronti in Parlamento, che avrebbero portato all'estinzione della categoria. Ma per convincere il deputato a dire sì al lobbista non sempre è il caso di scomodare uno scienziato. C'è la minaccia di gruppi e categorie organizzate di tagliare le preferenze alle prossime elezioni (<(£' il caso, ricorda Mammì, dei commercianti scatenati contro Visemini per i registratori di cassa»), c'è l'offerta di piccoli favori in cambio («£' il caso, racconta Enea Cerquetti, deputato comunista, della lobby del personale militare, che preme sui membri della commissione Difesa di Montecitorio organizzando riunioni carbonare per chiedere tutela, promettendo piena disponibilità per il trasferimento dei soldati di leva»). c'è, ancora, il legame organico tra il deputato e il gruppo di pressione da cui proviene o a cui si è affiliato, e che costituisce la sua piattaforma elettorale di sicurezza. Sono le associazioni di categoria, le organizzazioni padronali e i sindacati, gli ordini professionali, i singoli gruppi allo sbando e in cerca comunque di tutela. E' un intreccio di grandi e piccole lobby, di corporazioni potenti, di alleati ze occasionali che si formano e si disfano attraversando partiti e correnti, appesantendo il meccanismo delle pubbliche decisioni, portandolo talvolta a impazzire, confondendo tut te le regole in una matassa di interessi aggrovigliati: dalla Coldiretti, con i suoi trentaset- te parlamentari, alla Confcommercio, agli ex combattenti, agli ecologisti, agli invalidi, al mondo dello sport. Di qui nasce il deputatocentauro, al tempo stesso rappresentante della nazione, senza vincolo di mandato, come vuole la carta costituzionale, e portatore di interessi particolari di gruppi ristretti che condizionano la sua attività parlamentare.' c/o, racconta Dutto, sono scappato dalla commissio¬ ne Pubblica Istruzione perché ogni membro rappresentava in pratica un pezzo del mondo scolastico, dai maestri elementari ai presidi, agli insegnanti di educazione fisica». «Noi avevamo detto no all'aumento di stipendio dei professori universitari, aggiunge Cirino Pomicino, e loro ci hanno aggirati senza difficoltà, sfruttando l'appoggio dei parlamentari-baroni presenti in ogni partito». In questo universo neo-corporativo, dove sembra contare la quantità più che la qualità del potere, tra il mercato bianco degli interessi legittimi e il mercato nero dei favori ambigui, resta una domanda: quale sarà il deputato che si alzerà in Parlamento per assumere la difesa e la rappresentanza dell'unico gruppo sociale che non ha un volto, quello dei senza lobby! Roberto Martinelli Ezio Mauro Roma. Montecitorio, il 3 luglio 1985, durante il giuramento del presidente della Repubblica Cossiga

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