«Saranno un boomerang i bassi prezzi del greggio» di Achille Albonetti

«Saranno un boomerang i bassi prezzi del greggio» Parla il presidente Unione petrolifera «Saranno un boomerang i bassi prezzi del greggio» ROMA — -.Si. la terza crisi petrolifera è ora più vicina-. Achille Albonetti. presidente della potente Unione petrolifera, è molto preoccupato per il crollo del prezzo del petrolio. Rifugge dall'allarmismo ma spiega che se le quotazioni dovessero restare a lungo ai livelli delle ultime settimane, sarebbero guai seri per tutti dopo i grandi benefici Immediati che le economie stanno traendo dai listini stracciati. Perché? • Mentre gli esperti sono divisi sulle previsioni dell'andamento delle quotazioni, anche per il breve termine, cinque o sei mesi, su un punto l grandi organismi internazionali. Fondo monetario, Agenzia per l'energia, Comunità europea. Banca dei regolamenti, concordano: più i prezzi restano a livelli minimi e instabili più si avvicina la terza crisi petrolifera. Qualche anno fa era stato indicato il 1995 come l'anno di un nuovo shock a causa dell'esaurimento dei giacimenti del Mare del Nord, dei pozzi marginali americani, del livellamento delle estrazioni in Unione Sovietica-, risponde Albonetti. Come può cambiare lo scenario con 11 greggio a 89 dollari il barile? •Si tagliano ancora gli investimenti per la ricerca petrolifera, si chiudono altri pozzi marginali, le fonti alternative non sono più economiche, non si fa più risparmio energetico. Se tutto questo si realizza, e il pericolo esiste davvero, il 1995 può essere anticipato e a quel punto sarà l'intero sistema economico mondiale, non solo il settore energia, a trovarsi in cattive acque-. H fenomeno è già avvertibile? • L'industria petrolifera mondiale versa in gravi difficoltà come conseguenza della nuova situazione. Negli scorsi mesi le grandi compagnie come la Exxon, la Mobil, la Shell, la Texaco, la BP, hanno ridimensionato drasticamente i loro piani di investimenti per la ricerca di giacimenti nuovi o lo sviluppo degli esistenti. Gli 80-100 miliardi di dollari sono stati ridotti da un 30 ad un 50 per cento: sono spariti di colpo 45.000 miliardi di lire, con una riduzione dell'occupazione fino al 20 per cento. Tutto questo facendo conto su un barile tra i 10 e i 15 dollari, mentre adesso siamo ai di sotto di tale soglia-. E' Immaginabile un atteggiamento più equilibrato del «cartello. Opec? -Su questo fronte, almeno per ora, non c'è da farsi molte illusioni. Nel recente vertice di Brioni i Paesi dell'Opec dovevano dividersi le quote di un "tetto" produttivo, faticosamente fissato dopo mesi di discussioni, in 16,7 milioni di barili il giorno. Invece si sono accorti che stavano pompando greggio a 18-19 milioni e hanno rinviato ogni decisione al 28 luglio a Ginevra. Ma la situazione nel frattempo si è aggravata perché estraggono 20 milioni di barili. Un mare di petrolio: di qui la prospettiva di un ulteriore fallimento. Una quotazione stabile e utile a tutti, anche a chi ha puntato sul gas, sul carbone e sul nucleare, è di 18-20 dollari il barìléi' «ejjpasT ■ - * "■

Persone citate: Albonetti, Brioni

Luoghi citati: Ginevra, Roma, Unione Sovietica