La scure Cee sui cantieri di Fabio Galvano
La scure Cee sui cantieri Nei Paesi della Comunità sono in pericolo 30 mila posti La scure Cee sui cantieri All'Italia sarà probabilmente chiesto il sacrificio maggiore - Le cifre in autunno DAL NOSTRO CORRISPONDENTE BRUXELLES — Il sacrificio di altri 30 mila posti di lavoro, in un settore che in dieci anni si è già dimezzato e che è ridotto oggi a 106 mila addetti nell'Europa dei Dodici: gli orientamenti della Commissione Cee in tema di cantieri navali, discussi ieri in un'infuocata riunione dell'esecutivo comunitario, non lasciano dubbi sull'avvicinarsi di un altro giro di vite. La drastica proposta del commissario irlandese Peter Sutherland. che si è scontrato con l'opposizione di alcuni colleghi, non è passata nella sua forma integrale. La Commissione, che si è impegnata a presentare in autunno una proposta formale, ne discuterà ancora venerdì a Londra, in occasione di un «seminario di riflessione»; ma saranno soltanto minori — se non cosmetiche — le modifiche al documento che sarà trasmesso a fine mese al Consiglio dei ministri dei Dodici. Dal primo gennaio prossimo, scaduta la cosiddetta «quinta direttiva» della Cee. dovrà entrare in vigore un nuovo regime di aiuti: riservati, in base agli orientamenti della Commissione, alle strutture più competitive. Essi dovrebbero avere un limite massimo nella differenza fra costi medi di produzione in Europa e in Asia (Giappone e Corea del Sud). Ma tali aiuti saranno anche subordinati alla riduzione della capacità produttiva: con la scomparsa, appunto, di 30 mila posti di lavoro nell'arco di due anni. Il documento indica che in futuro la cantieristica europea dovrà puntare sulla costruzione di navi ad alto contenuto tecnologico, dove 1 costi europei di produzione sono competitivi con quelli asiatici: traghetti, imbarcazioni da pesca, navi militari. Si tratterebbe invece di abbandonare progressivamente i settori più «generici» — dalle petroliere alle navi per carichi misti — per le quali le differenze di costo rispetto a Giappone e Corea possono raggiungere il 50 per cento. Questo panorama è una minaccia, in particolare, per la cantieristica italiana. Gli aiuti favoriranno infatti i cantieri del Nord, soprattutto tedeschi e olandesi, che sono i più competitivi ed efficienti, con impianti utilizzati al 70 per cento della capacità. In Italia. Gran Bretagna e Francia il tasso di utilizzo è invece di circa il 40 per cento. Nella lotta contro i tagli l'Italia rischia di essere isolata: Londra è già impegnata in una vasta manovra interna di ridimensionamento, mentre Parigi vuole ridurre gli aiuti. Soltanto in autunno, quando la Commissione presenterà la sua proposta definitiva, sarà tuttavia possibile tracciare la mappa del sacri ficio richiesto alla cantiertsti ca italiana. Nella riunione di ieri la Commissione Cee ha invece rinviato la discussione di un altro importante e controverso punto all'ordine del giorno: l'autorizzazione a uno stanziamento deciso dal governo italiano per l'Iveco — nel quadro degli aluti alla ricerca e allo sviluppo — legato allo stabilimento In cui dovrà nascere il «camion del futuro». Tale tema è stato rinviato alla prossima settimana. Parte dell'esecutivo comunitario, guidato da Sutherland, è apertamente contrario alla concessione di aluti (42,2 miliardi di lire, più 96.2 miliardi di crediti agevolati su un investimento totale di 350 miliardi): afferma che gli aiuti potrebbero in realtà mascherare aiuti di carattere commerciale. Gli si replica che è fuori dubbio il carattere «innovativo» ed europeo del progetto, e si contestano di rimando recenti aiuti «politici» concessi agli agricoltori tedeschi e — nel più specifico campo della ricerca industriale — il si della Commissione a cinque progetti (su otto presentati) della Sie mens-Philips. Fabio Galvano
Persone citate: Peter Sutherland, Sutherland
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