Pentito br: perché fallì il sequestro di Romiti di Ermete Grifoni

Pentito brs perché fallì il sequestro di Romiti Al processo di Ancona urla e minacce degli irriducibili Pentito brs perché fallì il sequestro di Romiti Ha anche rivelato che il «Fronte delle carceri» voleva massacrare tutta la famiglia Peci DAL NOSTRO CORRISPONDENTE ANCONA — n .fronte delle carceri» costituito nell'81 dalle Brigate rosse aveva proposto ai vertici dell'organizzazione terroristica, su richiesta dei detenuti della colonna torinese, lo sterminio dell'intera famiglia Peci. Ma le Br non ritennero possibile la 'gestione politica* di un massacro di tal genere (dovevano morire i genitori, il fratello e le due sorelle di Patrizio Peci nonché la moglie di Roberto). Ripiegarono quindi sul sequestro di Roberto Peci, una vendetta trasversale che avrebbe dovuto terrorizzare i pentiti e che si concluse con l'assassinio del giovane. La rivelazione della progettata strage è stata fatta ieri mattina poco dopo mezzogiorno alla corte d'assise di Macerata, riunita ad Ancona nel carcere di Montacuto, da Pasquale Giuliano, un ex militante di Prima linea a Napoli poi confluito nella colonna romana delle Br sul finire dell'81. Trentaquattro anni, magro, pallida baffetti sottili, accento partenopeo. Giuliano, che ha detto di essersi totalmente ravveduto, ha raccontato alla corte, chiamata a pronunciarsi sul sequestro e l'assassinio di Roberto Peci, molti particolari sull'opera di fiancheggiamento che gli elementi di Prima linea compivano per entrare come regolari nelle Br. Il giovane collaborò sia a Roma sia a Torino per tre o quattro mesi alla ricerca di notizie sulle abitazioni e le abitudini dell'ammalistratore delegato della Fiat dottor Cesare Romiti, di cui l'ala movimentista delle Br, che aveva come propugnatore e sostenitore Giovanni Senzani, andava progettando il rapimento ad opera di una nuova costituenda «colonna romana». Era stato Roberto Buzzati (altro pentito), a quel tempo militante Br a tutti gli effetti, a dirgli in un incontro avvenuto a Formia che la fa¬ miglia Peci doveva essere sterminata. Parte dei risultati delle indagini preliminari delle Br sul progettato sequestro Romiti fu poi trovata nei covi romani di via Pesci e via delle Nespole. Erano basi — ha rivelato Giuliano — dove entravano soltanto i regolari. Gli incontri con i fiancheggiatori avvenivano invece nei luoghi più disparati. Ha raccontato l'ex brigatista napoletano che il rapimento di Cesare Romiti doveva servire a rilanciare il prestigio della colonna torinese, decimata dagli arresti dopo le rivelazioni dei pentiti. Il dr. Romiti — ha detto — avrebbe dovuto essere rinchiuso in un appartamento di via Pesci a Roma, un covo gestito da Susanna Berardi. Ma con l'arresto di DI Rocco, Farina, della De Logu e dello stesso Giuliano sorpresi nella base di via Nespole dalla Digos, il progettato sequestro falli. L'udienza di ieri mattima aveva avuto un inizio tempestoso ad opera della pattuglia degli «irriducibili» — Senzani, Petrella, Virgili, Farina e le tre donne, la Ligas, la Berardi e la De Logu — irritati perché ieri la corte aveva proseguito l'udienza nonostante il gruppo si fosse rifiutato di rientrare in aula perché Senzani non aveva ricevuto dall'amministrazione carceraria di Roma il permesso di un colloquio con la moglie. La corte aveva giudicato il rifiuto di Senzani a comparire in aula un impedimento non giustificato ed aveva quindi deciso di andare avanti con gli interrogatori. Ieri mattina il gruppetto di Senzani ha fatto un finimondo. Stefano Petrella si è messo a leggere un proclama contro la «giustizia borghese» che persegue «l'ambizioso obiettivo di riabilitare i traditori». Dopo che i carabinieri, non senza fatica e tra altissimi clamori, avevano sequestrato il volantino su energi¬ co invito del procuratore generale, la terrorista Giuseppina De Logu — grassa, capelli lunghi raccolti sulla nuca, occhi scuri e cattivi — è salita su una panca e si è messa ad urlare slogan: «Rivendichiamo la campagna Peci e l'annientamento degli infami Roberto e Patrizio. Onore ai compagni caduti:" Ci sono stati momenti di grande confusione e 11 gruppo — che nel frattempo aveva tolto 11 mandato fiduciario ai propri avvocati — è stato espulso. Minacce e ingiurie rivolte ai dissociati Gidoni e Plerantozzl hanno accompagnato l'uscita dall'aula degli «Irriducibili». Gidoni, che aveva reso martedì la sua deposizione senza fare parola del sequestro Peci, ha ottenuto ieri il permesso di tornare a Rebibbia dove prepara alcuni compagni'di carcere agli esami autunnali di ma turità. Nel pomeriggio è stato interrogato Gian Paolo De Amicis. uno studente di Avezzano accusato di fiancheggiamento nella preparazione del sequestro Peci. Il presidente Rebori gli ha chle sto a chi corrispondesse 11 nome di battaglia -Riccardo». «/i Ennio Di Rocco», ha risposto De Amicis. — Ha mai conosciuto Stefano Petrelli? «No. Lo vedo oggi per la prima volta». Agli atti del processo anche Stefano Petrelli. un inse gnante falconarle che si proclama innocente, viene indicato col nome di «Riccardo». Un punto a suo favore perché lom'è noto nelle Br non c'erano mai doppi nomi di battaglia. Ermete Grifoni