I br Senzani e la Ligas in aula per l'omicidio di Roberto Peci

I br Sennini e la Ligas in aula per l'amici die di Reberte Peci Hanno esaltato gli attentati terroristici in Francia e Germania I br Sennini e la Ligas in aula per l'amici die di Reberte Peci A Montacuto d'Ancona il processo ai brigatisti rossi del «Fronte delle carceri» DAL NOSTRO INVIATO ANCONA — •Come comunisti prigionieri, ci riconosciamo nell'offensiva rivoluzionarla del compagni tedeschi e francesi.: con queste parole pronunciate dal professor Giovanni Senzani, da Natalia Ligas e da Stefano PetreUa, è iniziato ieri mattina davanti alla Corte d'assise il processo per il sequestro e l'assassinio di Roberto Peci. Imputati sono i brigatisti rossi del «Pronte delle carceri». Con la loro «vendetta trasversale» si proponevano di punire Patrizio Peci per le rivelazioni, che avevano permesso agli inquirenti di sgominare le Brigate rosse, e di impedire che altri seguissero il suo esempio. Ma il crimine da essi commesso non è servito perché dopo quella brutale azione 1 pentiti si sono fatti più numerosi e gli irriducibili si sono ridotti a un gruppo ristretto di disperati. Tra le proteste del pubblico ministero Mario Mandrelli e la dosata fermezza del presidente Giovanni Rebori, prima la Ligas e poi Petrella hanno letto sia pure affrettatamente due documenti (che sono stati poi allegati agli atti) per esaltare gli attentati di Parigi e Monaco condotti da Action Directe contro la Prefettura parigina e dai terroristi della colonna Mara Cagol della Raf contro l'auto di un alto dirigente della Siemens rimasto ucciso nell'esplosione. A parte ciò si è trattato di un'udienza che per il resto non si è scostata di molto dagli scenari del passato. I brigatisti divisi nelle gabbie, le rigide misure di sicurezza, i pochi parenti ed amici a sbracciarsi al di là delle transenne ed a dialogare con gli occhi con gli imputati, hanno riportato tutti indietro di anni. Nulla che non fosse stato già visto, compreso lo «show» di Senzani per cercare di inserirsi in una strategia di euroterrorismo. Dei 24 imputati, dieci erano assenti, di cui tre detenuti e sette a piede libero. Non c'era Roberto Buzzati. il «pentito» che con le sue dichiarazioni aveva permesso al giudice istruttore di Ascoli Piceno, Anna Maria Abate, di ricostruire l'episodio del sequestro e dell'assassinio del fratello di Patrizio Peci. In un telegramma ha chiesto di essere dispensato dall'assistere alle udienze ma ha confermato la sua disponibilità a testimoniare. Erano presenti invece i quattro imputati a piede libero: Aureliano Mascioli, Ettore Bondioli, Rosalba Spina e Anna Basile. Di fronte a loro, rinchiusi nella stessa gabbia assieme a Senzani, alla Ligas e a Petrella, c'erano Susanna Berardi, Giuseppina Delogu, che per buona parte dell'udienza è stata ad amoreggiare con Luciano Farina, e Averamo Virgili. Questi ultimi due sono accusati di aver sparato a freddo su Roberto Peci il mattino del 3 agosto del 1981 all'interno di un casello ferroviario abbandonato a Torricola, In altre gabbie, Massimo Gidoni, lo psichiatra marchigiano che nel '79 trasportò insieme con Mario Moretti armi dal Medio Oriente in Veneto con la sua barca «Papago» e che ora è «dissociato», Giampaolo De Amicis e Stefano Petrelli, il quale fin dall'inizio si è dichiarato estraneo all'organizzazione. Contro di loro e altri eventuali responsabili si sono costituiti parte civile, attraverso l'avvocato Carlo Rocco, il padre di Roberto Peci, Antonio, il fratello Patrizio, le sorelle Ida ed Eleonora, la vedova Antonia Girolami e la 'figlioletta"Roberta, nata pochi mesi;dopo il.suo assassinio. Nessuno della famiglia Peci, però, era presente ieri all'apertura del processo nella minlaula-bunker del carcere di Montacuto di Ancona, un complesso costruito in aperta campagna e a pochi chilometri dalla città, dove il processo si celebra per motivi di sicurezza. Nella ex palestra adibita ad aula di giustizia si sono esibiti solo gli ex militanti del «Fronte delle carceri» di Giovanni Senzani, la colonna più ambigua delle Bierre, responsabile del sequestro dell'assessore campano Ciro Cirillo e dell'operazione Roberto Peci, gestita con criteri mafiosi: colpire un familiare per vendicarsi di un altro è stata una pratica in uso nelle organizzazioni criminali, mai in quelle terroristiche. il processo continuerà stamane con l'interrogatorio di Massimo Gidoni: le eccezioni presentate dai difensori, ieri, sono state respinte dalla Corte. Compresa quella del legale dello stesso Gidoni che aveva opposto un motivo di •incompetenza territoriale» per il fatto che sia l'ideazione sia la preparazione del sequestro di Roberto Peci erano avvenute a Roma. Roggero Conteduca Ancona. La brigatista Natalia Ligas legge un documento che il Presidente del tribunale farà sequestrare. Accanto a lei Luciano Farina e, dietro, Giovanni Senzani (Telefoto Ansa)