La Nato a Capua? Più lavoro

La Nato a Copua? Più lavoro Tutti contenti per la decisione di trasferire il quartier generale La Nato a Copua? Più lavoro II sindaco Chillemi è convinto: «Per costruire i complessi residenziali dovranno ricorrere alla manodopera locale» - Mesi fa alcuni funzionari fecero un sopralluogo: il terreno è frantumato in mille proprietà - H sindaco di Napoli: «Un provvedimento opportuno, speriamo che smantellino anche la base navale nell'isolotto di Nisida» NAPOLI — La Nato lascia Napoli. Nel quartier generale del Comando delle Forze alleate per il Sud Europa le bocche sono cucite. Nessuna informazione, addirittura nessuna conferma della stessa esistenza di un progetto che pure prevede il trasferimento della base a Capua, in provincia di Caserta, ad una sessantina di chilometri dal capoluogo campano. Oli uffici nel popolatissimo quartiere di Bagnoli sono impenetrabili. •Anche perché, Gheddafi permettendo, per noi il weekend è sacro*, spiega una cortesi quanto evasiva centralinista. All'ingresso della «cittadella, militare, nerborute sentinelle sbarrano il passo a chiunque sia sprovvisto di autorizzazione scritta. L'enorme complesso di alti fabbricati circondati da viali coperti di ghiaia è di proprietà del Banco di Napoli; è affittato alla Nato con contratti ultradecennali. Ormai più nessuno nasconde che là base di Bagnoli costituisce un rischio continuo e grave per gli abitanti del quartiere, oltre che per i dipendenti del Comando alleato. Stritolata da decine di alti fabbricati — frutti marci della speculazione edilizia perpetrata a Napoli negli Anni Cinquanta e Sessanta — costituisce un obiettivo fin troppo facile per eventuali attacchi terroristici. Nell'83 le Brigate rosse approntarono un piano: sparare all'interno della base dal tetto di uno stabile attiguo, con un bazooka «espropria- *«* **>» i CES SOUTHERÌ IWlIraMWMmnÉWhMiÉ 11 n ' ? Per il sindaco, comunque, •il trasferimento sarebbe un provvedimento opportuno: il complesso della Nato a Bagnoli è pericolosamente inserito in una delle zone più popolose della città. Bene farebbero le autorità a smantellare anche la base navale nello splendido isolotto di Nisida, che potrebbe essere recuperato dalla collettività*. . Le basi della Nato e della VI Flotta mantengono circa settemila persone, tra impiegati e loro familiari. Con il trasferimento, Napoli non perderebbe però un'insostituibile fonte di reddito: le basi navali dovrebbero Infatti rimanere dove sono, alcune strutture del porto di Napoli saranno addirittura potenziate. A Capua, insomma, dovrebbero essere trasferiti soltanto gli uffici, le caserme, l'ospedale e Importanti attrezzature elettroniche. Ed è proprio per non pregiudicare il perfetto funzionamento dei sofisticati congegni che 1 responsabili vogliono un trasferimento nel Casertano. : 'Bagnoli, e quindi le basi Nato e della VI Flotta, è al centro di un'ampia zona sismica — sostengono gli esperti americani —, c'è il rischio di una catastrofe, come a Città del Messico*. Il professor Giuseppe Luongo, direttore dell'osservatorio vesuviano, che In fatto di terremoti ha purtroppo una lunga esperienza, si mostra però scettico. *Non è il caso di esagerare — commenta —; certo, la zona presenta un rischio sismico e non capisco perché gli esperti che oggi sono cosi preoccupati consentirono che la Nato fosse collocata a Bagnoli. Capisco comunque il loro problema: ogni scossa crea disturbi continui alle attrezzature più sofisticate. Sono piuttosto sorpreso per la scelta su Capua, una città che sorge in,prossimità Gl'Appennino e presenrischio siSe' c'è qualcuno che si dice soddisfatto di una «invasione» americana a Capua, questi è il sindaco del Comune casertano, Vincenzo Chillemi. 'Nessun responsabile della Nato o della VI Flotta ha preso contatti con l'amministrazione a livello ufficiale — precisa —, alcuni inesi fa un gruppo di funzionari ed esperti statunitensi giunsero in città. Ispezionarono un'area molto vasta: circa 800 mila metri quadrati in una località che chiamiamo Porta Roma, a Nord della città, ovviamente fuori dal centro abitato. E' un suolo agricolo vastissimo, frantumato in mille piccole proprietà*. Per Capua l'installazione delle basi Nato sarebbe un affare da non perdere. «Ci sarebbe finalmente un bel po' di lavoro — spiega il sindaco —. per cosh-uire i complessi dovranno pur ricorrere alla manodopera locale. Dopo il sopralluogo informale dei funzionari della Nato, tentai un contatto con le autorità, anche nell'eventualità di procedere agli espropri. Mi risposero che, per il momento, non c'era nulla di deciso e che si sarebbero fatti vivi solamente in seguito*. Fulvio Milone Bagnoli. L'ingresso del quartier generale delle Forze alleate to» in una caserma militare. H progetto andò in fumo grazie all'intervento della polizia. • Oggi potrebbero provarci gli agenti di Gheddafi*, sostengono i funzionari della Nato, che da mesi vivono sotto una stretta, fastidiosa sorveglianza della polizia. La paura degli attentati è addirittura maggiore nel piccolo fortilizio dove alloggiane le unità di supporto della VI Flotta della marina militare Usa, In via Scarfoglio, nei pressi dell'ippodromo di Agnano. L'area, che sorge a poche centinaia di metri dalla base Nato, è di proprietà dei costruttori napoletani Brancaccio. Il trasferimento delle basi — che i responsabili si guardano bene dal confermare ufficialmente — dovrebbe ormai essere imminente e co¬ del Sud Europa (Telefoto) stituisce la fine di un'epoca che ha segnato profondamente Napoli dall'immediato dopoguerra ad oggi. Carlo D'Amato, sindaco della città partenopea, è dell'opinione che «con lo spostamento della base Nato si verificherebbe l'improvvisa interruzione di un rapporto consolidato e tradizionale tra la città e le Forze armate americane prima, della Nato in seguito*.

Persone citate: Brancaccio, Carlo D'amato, Chillemi, Fulvio Milone, Gheddafi, Giuseppe Luongo, Vincenzo Chillemi