Perché è così mite la pena all'assassino di Roberto Martinelli

Perché è così mite la pena all'assassino E' polìtica la sentenza per il processo Lauro? Perché è così mite la pena all'assassino Per Al Molqi (che ha ucciso Klinghoffer) trent'anni, per il mandante Abbas l'ergastolo ROMA — E' una sentenza •politica» quella che ha chiuso il processo per il dirottamento dell'Achille Lauro e l'omicidio di Léonard Klinghoffer? Perché l'assassino del turista americano è stato condannato ad una pena (30 anni) più mite di quella (ergastolo) inflitta al presunto organizzatore e [ mandante del delitto? Sul piano del puro tecnicismo giuridico è forse possibile spiegare l'apparente contraddizione. L'uno. Magied Al Molqi, confessando le sue responsabilità, si è reso meritevole di .un'attenuante per aver permesso alla giustizia di ricostruire una parte della verità. L'altro, Abu Abbas. si è sottratto alla giustizia e di conseguenza il suo comportamento ha giocato un ruolo negativo nella quantificazione della pena. La spiegazione tecnica non fuga però i dubbi, né fa tacere le polemiche. E soprattutto non dissolve le tante zone d'ombra che restano sullo sfondo di questa vicenda. Abu Abbas, capo del Flp, è l'imputato numero uno del processo. Ma è anche l'uomo che, dopo una misteriosa e delicata mediazione internazionale, indus se i dirottatori a lasciare la nave. Le intercettazioni radio delle conversazioni con i terroristi misero in evidenza gli stretti legami che univano Abu Abbas al «commando-, che aveva preso in ostaggio i passeggeri dell'ai chille Lauro e ucciso Leon Klinghoffer. Testimonianze e accertamenti successivi hanno fornito agli inquirenti la -prova» che 11 dirottamento della nave era stato ideato, programmato e organizzato da Abbas ed eseguito dai suoi uomini Nessun rilievo ha avuto quindi il comportamento successivo dell'Imputato dal momento in cui, egli, offrcndq la sua mediazione, liberò gli ostaggi e ordinò al terroristi di lasciare la nave. Nell'antlcipare quella che sarà la motivazione della sentenza. Il presidente della Corte ha spiegato che i giudici non hanno ritenuto di dover concedere ad Abbas e al suoi due luogotenenti alcuna attenuante. C'è un'altra ragione che spiega il perché la sentenza è stata nel complesso meno severa nel confronti degli esecutori materiali del crimine. La Corte ha fatto cadere una delle Imputazioni principali: quella di banda armata che aveva consentito alla pubblica accusa di tenere uniti, sul piano della responsabilità, mandanti ed esecutori, ma anche di formulare richieste di condanna più severe. I giudici non hanno ritenuto di poter definire il Pronte per la liberazione della Palestina una •banda armata*, ma piuttosto un'organizzazione politico-militare che non aveva come obiettivo quello di colpire la personalità dello Stato italiano. C'è forse in questa sottile distinzione una valutazione di ordine storico che 1 giudici avevano 11 potere di compiere in un processo dai contenuti cesi fortemente politici. Ma l'accusa non è caduta solo per questo motivo: la Corte ha accertato che gli esecutori materiali non erano al corrente del plano Ideato e programmato da Abu Abbas, il quale Intendeva svolgere con 11 dirottamento della 'Lauro» un'operazione politica determinata. Fin qui le spiegazioni di ordine giuridico. Le quali da una parte forniscono risposte più o meno convincenti al dubbi suscitati dalla sentenza; ma dall'altra pongono una serie di nuovi inquietanti interrogativi. L'erga¬ stolo inflitto ad Abbas e al suoi due luogotenenti riapre il discorso sugli ostacoli posti all'autorità giudiziaria quando essa chiese di poter interrogare 11 leader del Flp nel momento in cui l'aereo egiziano con a bordo i palestinesi venne dirottato sul l'aeroporto di Slgonella e scortato poi fino a Clamplno. , La richiesta fu avanzata dalla procura della Repubblica di Siracusa, Il primo ufficio giudiziario italiano che prese in consegna i dirottatori della 'Lauro: Il «Boeing» egiziano era già a Ciamplno e un fonogramma arrivò sul tavolo del procu nitore della Repubblica di Roma. Era da poco passato il mezzogiorno di sabato 12 ottobre, e fino a sera un magistrato tentò inutilmente di raccogliere la •testimonianza» di Abu Abbas, allora non ancora imputato', ma fortemente sospettato di avere svolto un ruolo assai diverso da quello di semplice mediatore tra le autorità egiziane e i dirottatori della nave. Un assurdo e inammissibile scaricabarile tra le autorità politiche e quelle di polizia fece-si che il magistrato girasse a vuoto per sette ore da un punto all'altro della città, per poi arrendersi di fronte all'evidenza di non avere poteri In un caso tanto complesso e difficile. Una resa, la sua, che coincise con l'arrivo Inaspettato a Roma di un nuovo fonogramma da Siracusa nel quale la richiesta di sentire Abbas venne improvvisamente ritirata e senza apparente motivo. Era ormai il tardo pomeriggio di quel sabato e qualche minuto dopo Abu Abbas e 11 suo braccio destro presero il volo verso Belgrado su un volo di linea jugoslavo. Riuscirà la sentenza di Genova a spiegare i misteri di quell'assurdo balletto con 11 quale si riuscì ad evitare ad un giudice della Repubblica di interrogare quello che oggi è stato giudicato come 11 principale responsabile di un drammatico dirottamento e di un odioso e Inutile omicidio? Difficilmente questi giudici saranno in grado di far cadere la nube di misteri che ancora avvolge la tragica fine di Léonard Klinghoffer. n solenne Impegno del giudice popolare a pronunciare una sentenza che sia espressione di verità e giustizia, in casi come questi rischia di essere vanificato dalla complessità dell'intrico. Le implicazioni di ordine internazionale, gli intrecci del terrorismo mediorientale, le interferenze del servizi di sicurezza rischiano di sovrastare qualsiasi giuramento di fedeltà alla legge. Soltanto la buona fede, la serenità di giudizio, l'assoluta imparzialità possono riscattare eventuali ma sempre Incolpevoli errori di valutazione. Roberto Martinelli

Luoghi citati: Belgrado, Genova, Palestina, Roma, Siracusa