Sette anni al mafioso don Stilo

Sette anni al mafiosa don Stilo Locri, per il tribunale è colpevole di associazione a delinquere e favoreggiamento Sette anni al mafiosa don Stilo LOCRI — Don Giovanni Stilo, 74 anni il «prete padrone» di Africo Nuovo (cosi lo definì nel suo libro lo scrittore Corrado Staiano), è colpevole di associazione a delinquere di tipo mafioso e di favoreggiamento personale nel confronti del boss mafioso di Cosa Nostra, Antonino Salamone. E' stato condannato a 7 anni di carcere e ad un anno di libertà, vigilata scontata la pena. Cosi ha deciso ieri sera il tribunale di Locri, dopo oltre 5 ore di camera di consiglio, al termine del processo contro il eacerdote di Africo. Dopo vent'anni di sospetti sull'appartenenza alla mafia di questo prete, da ieri sera parla dunque la sentenza di un tribunale. E don Stilo al momento della lettura del dispositivo della sentenza da parte del presidente del tribunale Rocco Lombardo non era presente in aula. Il p.m. Ezio Arcadi, aveva chiesto la condanna ad 8 anni del prete. Ad un anno è stato condannato anche l'altro Imputato al. processo, l'ottantottenne Giuseppe Origlia, accusato solp di favoreggiamento. Prima che la Corte si ritirasse ieri alle 14,30 in camera di consiglio 1 aveva parlato in una lunghissima arringa di oltre 5 ore uno dei due difensori di don Stilo, l'avvocato Giuseppe LupU, che aveva Insistito sul tema del «complotto» ordito ai danni di don Stilo da parte di -estremisti terroristi». Quello contro don Stilo è stato un processo denso di colpi di scena e anche di tensione. 'In tre mesi, dieci udienze, nell'aula del tribunale di Locri ne sono successe di tutti 1 colori. Dal 16 aprile, data d'inizio del dibattimento, la difesa di don Stilo ha cercato in tutti i modi di far saltare il processo. Ricusando svariate volte la Corte, chiedendo addirittura un ri¬ sarcimento del danni al magistrati del collegio giudicante di 3 miliardi e. infine, avanzando un'istanza di legittima suspicione tendente a far spostare il processo fuori dalla Calabria. L'istanza di legittima suspicione fu motivata dal clima che — secondo i difensori di i dor. 8tilo — era tutto, a co¬ minciare dai giudici, pregiudizialmente contro l'imputato. L'istanza di legittima suspicione portò alla sospensione per un mese e mezzo del dibattimento ordinata dalla prima sezione della Corte di cassazione. Fu una decisione che provocò sorpresa e anche polemiche. Ci fu una interrogazione di un gruppo di deputati comunisti e la Suprema Corte, una settimana fa, ha infine respinto l'istanza di legittima suspicione restituendo il processo al giudici di Locri. Da anni prete discusso, don Stilo, doveva rispondere di associazione a delinquere mafiosa e di favoreggiamento personale e reale. Lo accusava in particolare un bandito piemontese, di San Maurizio Canavese (Torino). Franco Brunero, di aver preso parte ad un summit della cosca mafiosa del Ruga. In quell'occasione don Stilo, secondo Brunero, avrebbe pro¬ messo un suo interessamento presso un giudice di Cassazione Ma la figura di don Stilo, tratteggiata nella requisitoria del Pm e poi nella sentenza di rinvio a giudizio, era Interessante anche per gli incredibili collegamenti che gli inquirenti gli attribuiscono con alcuni noti elementi della 'ndrangheta calabrese e, di Cosa Nostra tanto che ad Africo andò a costituirsi tre anni fa Antonino Baiamone, di San Giuseppe Iato (Palermo), che 11 pentito Tommaso Buscetta Ìndica come uno degli uomini della famigerata «cupola». Da qui l'accusa di favoreggiamento. Allo scoperto, infine, anche i rapporti intercorsi con la famosa scuola gestita dal prete di Africo «Serena Juventus», dove conseguirono il diploma magistrale molti palermitani, fra cui il nipote di Frank Coppola Enzo Lag-anà