Asti Spumante, così uscirà dalla crisi

Asti Spumante, così uscirà dalla crisi VINO I produttori chiedono distillazione agevolata e decidono Fautolimitazione Asti Spumante, così uscirà dalla crisi DAL NOSTRO INVIATO SANTO STEFANO BELBO — L'Asti spumante è il vino italiano più conosciuto all'estero e per questo motivo, pur non essendo stato direttamente coinvolto nello scandalo del metanolo, sta pagando le conseguenze del calo di vendite dell'enologia «madc in Italy». Le perdite si calcolano in milioni di bottiglie. Su una produzione che nell'85 aveva raggiunto i 70 milioni di «pezzi» (58 milioni esportati per un valore di 180 miliardi), si prevede un calo medio del 2530%, con flessioni maggiori in Germania dove è ancora forte la psicosi causata dal precedente del -vini all'antigelo». Anche negli Usa, principale mercato per l'.Asti» (22 milioni di bottiglie nell'85) la perdita di valore del dollaro e le minacciate misure prote' zionisttche stanno causando guai seri. Un patrimonio agricolo-industriale ricco di tradizioni e di esperienze inimitabili sta cosi rischiando il crack. Ma il metanolo non è l'unica causa. Nel dopoguerra c'e stata in Piemonte una corsa al mo¬ scato, uva che ha garantito redditi decuplicati rispetto alle più tradizionali barbere è dolcetti. La produzione dell'Asti spumante in quarantanni è passata da 2 a 70 milioni di bottiglie. Nell'82 un chilo di moscato d'Asti doc era arrivato a 1450 lire, l'uva da vino più cara d'Italia. Le industrie spumantiere alzarono di conseguenza i prezzi delle bottiglie e ci fu una prima contrazione del mercato, con il crollo dell'uva l'anno dopo a 600 lire il chilo. Per tentare di programmare la produzione e frenare le impennate speculative si è arrivati cosi alla stipula di un primo accordo interprofessionale che ha previsto il prezzo indicizzato delle uve: 7600 lire il miriagrammo (10 chili) neli'84, 8150 nell'85 e 8600 per 1*86. La mancanza di una adeguata campagna promozionale e la concorrenza degli spumantelli a basso costo hanno però creato una massa di vino invenduto. Lo prin cipall industrie dell'Asti spumante e 1 produttori si sono allora accordati per uno stoc eaggio di 130 ettolitri in ecce¬ denza. In una sola annata — si disse — le scorte si sarebbero esaurite: ma lo scandalo del metilico ha fatto precipitare la situazione. Ed ora, a meno di cento giorni dalla vendemmia, i 7500 vignaioli dei 52 comuni della zona del moscato doc delle province di Asti. Alessandria e Cuneo non sanno quanto sarà loro pagata l'uva. Reggerà l'accordo con le industrie, che prevede le 8600 lire il miriagrammo? Le organizzazioni agricole e le associazioni dei produttori di moscato, per tentare di ridurre la massa di vino giacente nelle celle frigorifere delle cantine (con un costò per i produttori di oltre 3 miliardi), hanno chiesto una distillazione straordinaria. «/! nostro è un prodotto che non può essere conservato oltre certi limiti, se invecchia troppo perde aromi e profumi — spiega Evasio Polidoro Marabese, presidente dei Produttori Moscato d'Asti associati, il sodalizio riconosciuto dalla Cee, che raggruppa 18 cantine sociali con 2700 soci —, per questo abbiamo proposto al ministero di intervenire». Il costo dell'operazione, che riguarderebbe 170 mila ettolitri di moscato doc della vendemmia '85, sarebbe di 23 miliardi. «Chiediamo una misura di aiuto straordinario per uscire da un'emergenza straordinaria — precisa Marabese —, non vogliamo però entrare nel tunnel delle distillazioni assistemialU. I produttori di moscato d'Asti, d'intesa con la Regione, hanno, per la prima volta in Italia, messo a punto un piano di drastici interventi di autolimitazione. I punti principali sono: dalla prossima vendemmia il disciplinare della doc prevedere una riduzione delle rese massime per ettaro dai 110 agli 80 quintali, ammettendo solo le uve all'ottimo della maturazione; blocco tecnico degli impianti per almeno tre anni; albo delle uve completamente rivisto e aggiornato azienda per azienda per redigere un catasto reale dei vigneti. Produttori e industriali hanno inoltre chiesto una dogana unica ad Asti per controllare l'esportazione di tutti gli spumanti che partono dal Piemonte. • Vogliamo infatti — commenta Giuseppe Cresto Dina, direttore dello stabilimento Martini & Rossi di Pesslone e neó presidente del Consorzio di tutela dell'Asti garontirci dai soliti furbi che producono ai margini della legalità sfruttando la notorietà di altri. Bisogna fare piazza pulita e impedire ai pochi di rovinare l'immagine del vero Asti». E c'è chi guarda al futuro. La cantina sociale «Vallebelbo» ha inaugurato la settimana scorsa un nuovo impianto elettronico di lavorazione del moscato che è costato circa 6 miliardi. •Puntiamo sitila qualità e sul prestigio — annuncia il presidente Renzo Balbo —, sono le uniche strade che ci porteranno fuori dalla crisU. Sergio Miravalle • Ricordo di Giovanni Dalmasso — L'Accademia italiana della vite e del vino celebra le giornate del moscato ricordando il centenario della nascista del prof. Giovanni Dalmasso, insigne studioso di enologia. La manifestazione si aprirà ad Asti giovedì mattina

Persone citate: Evasio Polidoro Marabese, Giovanni Dalmasso, Giuseppe Cresto Dina, Marabese, Renzo Balbo, Sergio Miravalle