La pietra filosofale di Renato Cantoni

La pietra filosofale La pietra filosofale Si attendeva nei giorni scorsi con molto interesse la pubblicazione dei dati mensili sulla situazione dei Fondi Comuni che hanno contribuito fortemente, e contribuiscono tuttora, alla vita del mercato azionario italiano. I ribassi di giugno avevano — a torto — fatto temere un fuggi-fuggi dei risparmiatori dai Fondi con gravi ripercussioni per la Borsa e la moltiplicazione dei crolli. In verità era un'ipotesi che aveva scarso fondamento perché l'esperienza collaudata in altri Paesi, molto più avanzati di noi in questo settore, stava ad indicare una certa vischiosità nei movimenti dei Fondi Comuni di fronte ad eventi negativi anche di grande portata. Se vi sono state incisive diminuzioni nella massa dei portatori di «parti» ciò è avvenuto più che altro per la raggiunta maturità di questo strumento finanziario o per il passare di una moda piuttosto che per precipitosi disinvestimenti da collegarsi ' a cadute verticali della Borsa. E* ancora troppo presto per fare un preciso consuntivo degli avvenimenti, ma si può senz'altro dire che quanto è capitato in giugno (raddoppio dei riscatti, minore affluenza di denaro fresco e spostamento delle preferenze dei risparmiatori dai Fondi azionari e bilanciati ai Fondi obbligazionari) è da ritenersi fisiologico s conforme alle attese. La prudenza con cui i gestori avevano operato nei mesi più caldi del rialzo ha permesso di contenere l'impatto negativo del crollo di molti titoli mentre la presenza di moltissimi «piani d'investimento», con versamenti rateali estesi in un amplissimo arco di tempo, ha permesso un discreto afflusso di denaro anche nelle giornate più nere. Dalle statistiche risulta un. elemento confortante: com'era nelle previsioni, quando fu introdotto questo strumento di raccolta di risparmio, i Fondi non solo sono stati all'origine della rivitalizzazione del mercato borsistico ma hanno anche costituito un robusto argine dinanzi all'alluvione dei realizzi a fine maggio inizio giugno. A conti fatti risulta che in giugno sono stati acquistati titoli azionari per circa 1500 miliardi, il grosso dei quali è stato raccolto nelle giornate più critiche. Molto importante poi è stata la presenza dei Fondi nel facilitare il lancio di nuovi valori e la positiva conclusione di parecchi aumenti di capitale. Probabilmente il miglior andamento dei Fondi obbligazionari è da attribuirsi al passaggio di non pochi risparmiatori da Fondi più rischiosi, come quelli bilanciati e azionari, ad altri molto più tranquilli come quelli costituiti in gran parte da titoli a reddito fisso. In questi casi si sono trovate in posizione migliore le società di gestione che operano in un campo più vasto di quello strettamente azionario. Le vicissitudini delle ultime settimane hanno rappresentato uno choc per una parte dei quasi due milioni di risparmiatori che avevano vissuto per mesi nella dolce illusione di aver trovato la pietra filosofale investendo in Fondi che ogni giorno crescevano di valore. Ora tutti sanno che elemento determinante di valutazione delle iniziative ad alto contenuto azionario è l'andamento della Borsa e che, soprattutto a breve termine, facendo un acquisto sotto la spinta di un rialzo travolgente, si può aver fatto un affare non brillante. Se ciò dovesse servire ad una maggiore conoscenza delle regole che sono alla base dei Fondi Comuni, quanto capitato recentemente dovrebbe essere accolto positivamente, mentre il medesimo ragionamento può valere anche per i gestori, in buona parte neofiti, di questo strumento che deve essere utilizzato soprattutto sotto il profilo previdenziale e perciò con scelte di impieghi a medio-lungo termine. In tal modo la selettività della Borsa dovrebbe aumentare. Renato Cantoni