Il petrolio ancora giù

Il petrolio cmcora giù PER DOLLARO E GREGGIO UNA SETTIMANA NERA Il petrolio cmcora giù Messico e Venezuela tagliano i prezzi WASHINGTON — Il Venezuela e il Messico hanno ieri drasticamente abbassato il prezzo del loro petrolio. Il Venezuela ha portato sotto i 9 dollari, per l'esattezza a 8 dollari e 70 il barile, il suo greggio pesante riducendolo di un dollaro. I due Paesi latino-americani avevano atteso l'esito della riunione dell'Opec a Brioni in Jugoslavia all'inizio di questa settimana per adottare le loro misure. Essi speravano che il cartello riducesse la produzione e l'eccesso di offerta sulla domanda di greggio diminuisse. Il fiasco della conferenza ha indotto il Venezuela, che fa parte dell'Opec. al drammatico provvedimento: il Messico, clie si trova sull'orlo del dissesto, lo ha immediatamente imitato. Secondo i calcoli dell'Ocse, l'eccedenza dell'Opec nel trimestre da aprile a giugno è stata di un milione e 700 mila barili al giorno. Insieme con il dollaro, il petrolio ha chiuso perciò al ribasso una delle sue settimane più crìtiche degli ultimi anni. Con i mercati americani chiusi per il week-end della libertà, l'oro nero e la moneta Usa hanno registrato ulteriori ribassi all'estero. Per il petrolio, una caduta generalizzata sotto i 9-10 dollari al barile appare ormai inevitabile. Per il dollaro si incomincia a temere una caduta libera. L'effetto deflazionistico della riduzione del prezzi del greggio minaccia di essere più che annullato da quello inflazionistico della svalutazione della moneta Usa. Mentre la Casa Bianca non sembra allarmata dalla prospettiva, perché pensa che in questo quadro le esportazioni americane aumenterebbero e le importazioni dall'estero diminuirebbero, la Riserva federale dà segni di allarme, perché teme che venga destabilizzata l'intera economia occidentale. La flessione del dollaro si è ieri leggermente accentuata nonostante il terzo massiccio intervento consecutivo in sua difesa della Banca del Giappone. Giovedì, sulla piazza di New York, la moneta Usa è quasi scesa ai minimi di maggio: 1489 lire. 2.17 marchi tedeschi. 161 yen. Ieri, mentre risaliva marginalmente a 1491 lire, e si manteneva a 2.17 marchi, il dollaro è calato a 160,90 yen, sfiorando il minimo del dopoguerra di un mese e mezzo fa. Non ha raf¬ forzato la moneta americana neppure il dato positivo sulla disoccupazione fornito dal ministero del Lavoro per maggio, una diminuzione dal 7,3 al 7,1 per cento. L'elemento determinante dello scivolone del dollaro è stata la convinzione che la prossima settimana la Riserva federale ridurrà il tasso di sconto negli Stati Uniti, sia perché gli aggregati monetari il mese scorso sono scesl anziché salire, sia perché l'economia deve essere rilanciata. I mercati dei cambi hanno anche risentito della possibilità che nelle elezioni parlamentari giapponesi di domani il premier Nakasone non ottenga il trionfo di cui ha bisogno per mantenere la. sua politica di appoggio all'America. Un altro motivo di inquietudine è l'approssimarsi della campagna elettorale per il Congresso negli Stati Uniti: il partito di Reagan rischia infatti di perdere il controllo del Senato. Gli operatori pensano che al massimo Volcker rinvierà un allargamento del credito ad agosto. La nuova crisi alla rovescia del petrolio viene attribuita alla corsa a tagliare i prezzi scatenata dal fiasco della riunione dell'Opec a Brioni. Non solo i Paesi produttori non si sono messi d'accordo sulla limitazione della produzione petrolifera, ma l'hanno aumentata di un milione di barili al giorno, col risultato di provocare l'eccedenza su accennata. In maggioranza essi sono in condizioni, migliori del Venezuela e soprattutto del Messico; non possono permettersi di perdere neppure la minima parte del mercato internazionale. La Norvegia lo ha sottolineato, diphiarando che non taglierà Ila, produzione. Non è escluso, 'che gli Stati Uniti intervengano per impedire il crollo del greggio, ad esempio importandone grandi quantità dal Messico per le loro riserve strategiche. In quanto produttori anch'essi di petrolio, devono salvare l'industria estrattiva e lavorativa colpita. Il ministro del Commercio Baldrige ha lamentato che alcune aziende abbiano dovuto chiudere i battenti. Esiste tuttavia la possibilità che i prezzi del petrolio lievitino entro pochi mesi. Gli stocks dei Paesi dell'Ocse, os sia le riserve, sono al punto più basso dal 1975. Un'azione concertata dell'Opec, per tagli produttivi, spingerebbe i Paesi consumatori ad aumentare la loro domanda. E' questo il motivo per cui alla borsa di Wall Street, le azioni delle società petrolifere non hanno subito gravi perdite, Ennio Caretto L'Opec ha toccato il fondo (quote in % del mercato mondiale) n 1977 '79 '81 '83 '85 '77 '79 '81 '83 '85 '77 '79 '81 '83 '85 Opec Paesi comunisti Resto del mondo

Persone citate: Brioni, Ennio Caretto, Nakasone, Reagan, Volcker