Armi d'Israele all'Iran Peres: non lo sapevamo di Giorgio Romano
all'Iran Peres: non io sapevamo Il traffico (120 miliardi) scoperto in Germania all'Iran Peres: non io sapevamo NOSTRO SERVIZIO TEL AVIV — Un cittadino israeliano e un ex israeliano, ora naturalizzato tedesco (Ron Harel e Henry Kamaniecky), sono stati accusati dal tribunale di Monaco di Baviera d'un traffico d'armi con l'Iran per 82 milioni di dollari, oltre 120 miliardi di lire. L'affare riguarderebbe la cessione a Teheran di 50 mila proiettili per artiglieria di 100 e 130 mm, 500 fucili automatici M-70 di fabbricazione americana e un imprecisato numero di missili Tow. Le autorità tedesche hanno mandato a monte l'affare e arrestato Kamaniecky, che vive a Monaco: il settimanale di Amburgo Stern ha dato larga pubblicità all'episodio e pubblicato un telex in data 1° aprile delle industrie militari israeliane che sembrava provare come l'ex israeliano agisse per conto di Gerusalemme. Ron Harel, che vive in Israele nel villaggio di Sde Hemed, presso Qfar Saba, ed è noto come trafficante internazionale per conto terzi in vari settori, comprese le armi, si è rifiutato di commentare il fatto. Tanto il premier che il mi¬ nistro della Difesa hanno invece negato qualsiasi coinvolgimento dell'esecutivo nella vicenda. Peres ha spiegato mercoledì sera in televisione: «/I fatto che diversi israeliani cerchino di far affari, generalmente trafficando nell'export d'armi, non rende responsabile lo Stato di Israele, ed io consiglio di non accusare senza prove nessuno». Il procuratore generale di Monaco ha detto che le indagini sono ancora a uno stadio iniziale e non ha voluto aggiungere se e in quale misura ritiene che il governo israeliano sia coinvolto. L'episodio assume particolare gravità dopo quello analogo del maggio scorso, quando Zeev Reis venne arrestato all'aeroporto Kennedy di New York sotto l'accusa di commercio d'armi -verso uno Stato del Golfo Persico». Prima ancora, alcuni israeliani — tra cui il generale della riserva Avraham Bar Ara — erano stati arrestati alle Bermude per un traffico valutato sui quattro miliardi di dollari. Si tratta di casi ancora sub indice, indice del pericolo che cittadini dello Stato ebraico ed ex ufficiali dell'esercito esportino più o meno clandestinamente le armi che Israele produce (è al sesto posto nell'export d'armi mondiale) col rischio che — a parte le cessioni a Stati dell'Africa e del Sud America non propriamente democratici — arrivino anche a Paesi nemici di Israele. Magari con la scusa, come nel caso di Teheran: che sono destinate alla guerra contro Baghdad. Si pone allora per assurdo la possibilità, inconcepibile per i vecchi israeliani, che Gerusalemme esporti armi in Libia per la sua lotta contro il Ciad. Giorgio Romano
Persone citate: Avraham Bar, Henry Kamaniecky, Kennedy, Peres, Zeev Reis
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