Apoteosi a Manhattan di Ennio Caretto

Apoteosi a Manhattan Fasto, orgoglio nazionale e meraviglie tecnologiche al culmine delle manifestazioni per la Statua della Libertà Apoteosi a Manhattan Circa sei milioni di persone hanno assistito ai festeggiamenti del centenario - Reagan, a bordo della portaerei Kennedy, ha presieduto le cerimonie - Il costo totale della grande operazione, dai restauri ai colossali fuochi d'artificio: 400 miliardi - Concerto di Frank Sinatra (5 mila dollari il biglietto) DAL NOSTRO CORRISPONDENTE WASHINGTON — Con i più colossali fuochi artificiali della storia, ben quarantamila, programmati da un computer, si è conclusa ieri sera, festa dell'Indipendenza, la fiabesca giornata di Lady Liberty, ossia del centenario della Statua della Libertà. I festeggiamenti, che hanno fatto affluire a New York 5-6 milioni di persone, la popolazione di un piccolo Stato, continuano oggi e domani in un clima di tripudio hollywoodiano. Ma i potenti della finanza e della politica hanno già lasciato, o lasciano stamane la metropoli, con negli occhi immagini ora indimenticabili, come quella dei 40 mila battelli nella baia, ora imbarazzanti, come quello dello spettacolo musicale inscenato da Frank Sinatra in onore di Reagan a 5 mila dollari il biglietto, 7 milioni e mezzo di lire. Tre sono stati i caratteri salienti della massima manifestazione degli annali americani, ancora più emotiva di quella del bicentenario dell'Indipendenza celebrata nel 1976: la fastosità, il nazionalismo, la tecnologia. L'organizzazione dei festeggiamenti è costata 32 milioni di dollari, il restauro della statua 66 mi. lioni di dollari, quello di Ellis Island. dove sbarcavano per il periodo di quarantena gii immigrati, oltre 150 milioni di dollari. Complessivamente, sono quasi 400 miliardi di lire: una somma, hanno lamentato i promotori di un modesto «contro-weekend della libertà» a Harlem, il ghetto negro di New York, che bisognava devolvere almeno in parte ai senza tetto e agli affamati. Come nell'antica Roma all'apice della sua gloria si esal¬ tava l'impero, cosi ieri a New York si sono esaltate la «pax» e la democrazia americane. Reagan ha assistito ai fuochi artificiali a bordo della portaerei Kennedy, e nella rada incrociava la supercorazzata Iowa, gemella della New Jersey, che nell'83 bombardò Beirut con i cannoni più potenti del mondo. Il Presidente ha accolto Mitterrand esclamando in francese « Vive la France» e l'ospite gli ha risposto in inglese -Happy Birthday United States-. In tutti i discorsi si sono ricordati gli immigrati "linfa vitale» del Paese. Frank Sinatra, 70 anni, la voce ormai consumata, ha cantato una canzone composta appositamente per Lady Liberty: -Che cos'è l'America per me». L'accensione della torcia della statua, il momento più bello, è stato un trionfo tecnologico. Da Governors Isiand, una base militare a un chilometro di distanza, Reagan ha attivato le luci con un raggio laser tra gli ap¬ plausi scroscianti dell'enorme folla raccolta all'estremità meridionale di Manhattan. Il suo entourage ha riferito più tardi che il Presidente si è commosso. Le tecnologie hanno svolto un ruolo dominante anche nella sicurezza: un centro computerizzato ha diretto i movimenti dei 15 mila agenti della polizia e dell'antiterrorismo, la Delta Force, la stessa impiegata contro i dirottatori della Achille Lauro; ha coordinato i movimenti dei 12 vascelli e dei duemila uomini della Guardia costiera; e ha sorvegliato i cieli in cui erano pronti ad alzarsi i caccia. Quasi a sottolineare quello che Reagan ha definito -il sogno di un mondo nuovo» 235 celebrità di origine straniera hanno preso la cittadinanza americana a Ellis Island, davanti al presidente della Corte suprema Burger; tra questi c'era il ballerino classico Barishnikov. H Presidente ha inoltre premiato 12 vecchi immigrati, scelti per il loro contributo all'America, dall'ex segretario di Stato Kissinger al comico ottantatreenne Bob Hope. Da tutti 1 Paesi sono pervenuti i messaggi di congratulazioni. Quello del Papa, nella forma di una breve videocassetta, è" stato tra 1 più graditi: 'Prego ha detto il Pontefice — perché la Statua della Libertà regalata dal popolo francese a quello statunitense cento anni or sono possa continuare a servire non solo come simbolo della patria ma anche della fede». Di fronte alla televisione — per l'esclusiva VAbc ha pagato 10 milioni di dollari — si sono raccolti più americani che per lo sbarco sulla Luna nel luglio del '69, pare più di 120 milioni di persone. Essi hanno sentito Reagan definire la statua della libertà -madre degli esiliati» e Mitterrand esaltare l'amicizia franco-americana; hanno visto VAmerigo Vespucci e gli altri velieri sfilare sotto lo splendido ponte di Verrazzano, e i venditori ambulanti smerciare i loro souvenirs come le castagne calde nel gelo invernale; e sono stati testimoni di piccoli incidenti, come una dimostrazione di fondamentalisti religiosi che hanno chiesto a New York -Si pentirsi dei suoi peccati», e come l'intervento della polizia, per sgombrare il ferry-boat da cui, per soli 25 centesimi, si aveva la~veduta migliore delle celebrazioni. La giornata di ieri è cominciata con uno sterminato corteo che ha marciato attraverso Manhattan, seguito da tre reggimenti di giornalisti, quattromila americani, mille stranieri, sotto un caldo sole che ha ricompensato i notabili del freddo polare della sera precedente. Alla catte. drale di San Patrizio i senatori Mojnihàn e D'Amato hanno assistito alla Messa a capo di una colonna di ministri e di diplomatici di tutto il mondo. Altoparlanti hanno riversato senza interruzione sulle strade e sulle piazze le note di inni come la Marsigliese e di melodie come Santa Lucia». La calca è diventata tale da impedire il passaggio delle auto anche dove esso non era stato vietato. Una frase di Reagan, Lady Liberty è la fidanzata di noi tutti», ha conquistato New York. L'hanno ripresa i giornali e la radio-tv, se ne sono impadroniti i negozi e i grandi magazzini che l'hanno inalberata in striscioni sulle vetrine. Nell'allegria generale, gli aggressivi newyorchesi sono diventati mansueti. La maggior parte dei taxisti ha rinunciato allo sciopero proclamato giovedì. Gli arresti sono stati meno di una dozzina e in genere per ubriachezza, rissa o molestia. Una spiegazione maliziosa del fenomeno è stata fornita da Washington: i newyorchesi veri hanno lasciato la metropoli, in pratica ci sono quasi soltanto «visitatori». Da New York, le celebrazioni del centenario della Statua della Libertà si sono estese in tutta l'America, travolgendo anche le altre città, soprattutto Miami e Los Angeles, che sono oggi il punto d'approdo dei nuovi immigrati. Miami è il rifugio dei latino-americani, Los Angeles degli asiatici, e in Florida e California si fermano i due terzi circa dell'attuale immigrazione. Nei sondaggi d'opinione questa nuova ondata non è molto bene accetta agli americani: il 51 per cento vi è contrario, ma il governo insi' ste nella sua politica della porta aperta. Più volte, ieri, Reagan ha battuto su questo tasto: gli Stati Uniti, ha affermato, non possono rinunciare alle loro tradizioni liberali. Come accennato, i festeggiamenti non sono andati esenti dalle polemiche. L'esclusiva concessa alla televisione Abc ha suscitato disagio: le trasmissioni si interrompevano di continuo per la pubblicità, e sono state sospese per le -soap operas», i fumettoni pomeridiani delle casalinghe. L'organizzatore, il regista David Wolper, lo stesso delle Olimpiadi di Los Angeles, ha privilegiato le corporation a danno della gente comune, ovviamente per motivi finanziari. Nel trionfalismo sono stati ac¬ cantonati gravi problemi sociali che turbano la superpotenza, e si è scatenata una corsa al profitto immediato. Alcuni giudici, che hanno rifiutato di presiedere alla cerimonia della cittadinanza, hanno lamentato «te commercializzazione» delle festività. L'esempio più lampante è stato il «noleggio» degli appartamenti che si rispecchiano nella baia di Manhattan, di fronte alla Statua della Libertà: per l'intero weekend i proprietari hanno chiesto dai 10 ai 12 mila dollari, ossia dai 15 ai 18 milioni di lire. E' sembrato quasi che l'America ieri volesse distrarsi e non pensare. Come in una colossale fiera, ha mobilitato le stelle del cinema, da Liz Taylor a Gregory Peck; ha fatto sfoggio della sua poten¬ za militare; si è elogiata per la propria tolleranza e il proprio benessere. Quando gli eventi del Liberty Weekend verranno analizzati, le critiche probabilmente si accentueranno. La caratteristica fondamentale, quella dell'omaggio all'umile immigrato, è mancata. Sono state le legioni dei diseredati e dei perseguitati stranieri a fare grande l'America: gli uomini e le donne che hanno accettato per la loro generazione il destino del sottoproletariato, in modo da dare ai figli la possibilità di studiare e «di diventare qualcuno». Ieri, si, erano in primo piano in molti giornali. Ma nel «colossal» dello spettacolo erano in seconda fila, se non addirittura dietro le quinte. Ennio Caretto New York. Un veliero danese entra nella baia: sullo sfóndo la Statua della Libertà (Tel.)