Il Papa e i campesinos

Il Papa e i campesinos Il Papa e i campesinos SERGIO QUINZIO Ai disperatamente poveri dei barrios di Bogotà, ài miserabili campesinos che hanno camminato per ore o per giorni per vedere il «gerarca spirituale dell'umanità», come lo chiamano i giornali colombiani, che cosa può dire il Papa, che cosa deve dire? Anche da molto lontano, si prova un senso di impotenza e di vanità che immagino sia anche, e anzitutto, nascosto nel cuore di Giovanni Paolo IL La gente si accalca per vedere un puntino bianco che, circondato dai potenti e dai ricchi ai quali sono fatalmente riservati altri e più vicini incontri, parla loro di pace, di diritti umani, di giustizia, di dottrina sociale della Chiesa. Il grande palco pontificio galleggia irreale su un mondo dominato dalle violenze inflessibili di chi ha il potere e di chi vuole abbatterlo, un mondo che finora ha sempre conosciuto, come unici rifugi, i luoghi miracolosi dove le masse dei diseredati chiedono, finora vanamente, l'aiuto del cielo. Le intenzioni possono essere le migliori, ma mi sembra che ogni cosa detta da un pulpito come quello, dinanzi a quegli ascoltatori, suoni radicalmente insufficiente, profondamente falsa. La via che si cerca di tracciare come rimedio, evitando una rottura troppo netta con quella che è stata fino a ieri là prassi delle Chiese nelle società coloniali, evitando cedimenti a forme di pensiero «laiche», evitando di scatenare ulteriori violenze o di «fare il gioco» di altri, è di necessità, nel migliore dei casi, una via lenta e incerta. V Detto «no» alla violenza degli oppressi, che non pochi nelle Chiese latino-americane vorrebbero distinguere nettamente, per qualità morale, da quella degli oppressori, detto «no» anche alla contraccezione là dove quartieri di tuguri rigurgitano di migliaia di ragazzi abbandonati che vivono di espedienti e dormono per le strade, che cosa si può concretamente fare per modificare la situazione in modo significativo e in uno spazio di tempo ragionevole? Non vorrei essere nei panni del Papa, dal momento che anch'io vedo e temo gli abissi nuovi che potrebbero spalancarsi nel fondo dei vecchi abissi. Ma che cosa dire, allora, visto che fare, fare con un minimo di efficacia, non sembra possibile? La tentazione mi pare quella di ritornare, dopo aver speso sacrosante ma debolissime parole di esortazione e di raccomandazione a cambiare le cose, al tradizionale dolorismo cattolico, che si arrende all'evidenza del male sulla Terra e ritrova nel fondo dell'inevitabile sofferenza una patente di nobiltà umana, il segno misterioso di un lontano, solo celestiale, ma certo riscatto. Ma questo esigerebbe silenzio piuttosto che parole. .Accanto ai cristiani che come Camillo Torres hanno imbracciato il mitra, e accanto alle interminabili mediazioni ecclesiastiche, politiche, sociali, continuerà la ricerca dei miracoli nei grandi santuari popolari. Ma è questa coesistenza di cose incompatibili a mostrare, in un mondo che non ha più speranze, lo spegnimento storico anche di quella cristiana, alla quale, forse, soltanto ci si'illude di potersi aggrappare.

Persone citate: Camillo Torres, Giovanni Paolo

Luoghi citati: Bogotà