Torna lei sfida tra Usa e Urss

Tornei lei sfida tra Usci e Urss Da domani in Spagna i mondiali: è la prima volta che si disputano in un Paese dell'Europa occidentale Tornei lei sfida tra Usci e Urss Ai campionati '82 l'ultimo confronto diretto, unica tregua al reciproco boicottaggio per le Olimpiadi di Mosca e Los Angeles - Nel duello fra i due colossi la squadra spagnola conta di fare da terzo incomodo - Speranze dell'Italia DAL NOSTRO INVIATO MALAGA — A distanza di quattro anni da un mondiale di calcio per noi indimenticabile, la Spagna torna a fare le cose in grande. Stavolta con Mundobasket, decima edizione del campionato del mondo che resterà negli annali per mille motivi: è la prima volta che si disputa in un Paese dell'Europa occidentale, è la prima volta che vi partecipano ben 24 nazioni, ma soprattutto metterà per la prima volta di fronte i due colossi. Usa e Urss, dopo il boicottaggio sovietico ai Giochi di Los Angeles. Lo «sgarbo» di Carter a Mosca e la risposta dei capi del Cremlino a Los Angeles hanno fatto si che sui verdetti degli ultimi due Giochi pesasse sempre un'alea di dubbio, di incertezza, né lo scontro di Cali, ai mondiali dell'82, quando l'Urss prevalse di un solo punto sugli Usa, ha chiarito le cose, anche perché fino ad oggi gli Stati Uniti hanno sempre snobbato qualsiasi manifestazione che non fosse le Olimpiadi. Stavolta invece, anche se la nazionale guidata da Lute Olson non è neppure lontana parente di quella che stravinse a Los Angeles, qualcosa in più si è fatto, non foss'altro perché, per la prima volta nella storia, i mondiali sono stati acquistati da una rete tv americana (e tra i commentatori ci sarà quel Mike Fratello, allenatore di Atlanta, che ha inserito il nostro Bineili nelle scelte della sua squadra prò). Il duello Usa-Urss, per l'oro e l'argento, è dunque scontato. Anche se i sovietici non sanno ancora fino a che punto potranno contare sul loro gigantesco (2,20) principe del Baltico. Valdis Sabonis, l'unico europeo per cui anche. l'Nba farebbe follie. Il gigante di Kaunas si è infortunato in una partita di allenamento e la sua presenza in campo è incerta. Ma anche senza di lui Obhukov si ritro\a per le mani una squadra niente male, ringiovanita, ricca di talento, non più condizionata dalla mentalità ormai pigra e senza stimoli degli eterni campioni dell'Armata Rossa. Tuttavia, senza Sabonis. anche l'Urss diventa un'avversaria come tutte le altre, contrabile con normali contromosse; con Sabonis invece costringe i rivali ad escogitare raddoppi di marcatura, difese particolari, che finiscono per squilibrare il normale assetto della squadra. Gli americani, al contrario, non hanno campionissimi: si è preferito dar fiducia ai giovanissimi, ragazzi di 19-20 anni, utili anche in proiezione Seul. Il mondiale però non può risolversi tra Usa e Urss. Almeno un terzo incomodo esiste, ed è la Spagna. Diaz Miguel, citi ormai «a vita» (lo è dal '69) ha creato un suo autentico club, legando a sé' 1 giocatori come forse nessun altro al mondo. Ma. come gli azzurri, anche le sue furie rosse patiscono di strani complessi. Cosi, dopo il ser condo posto agli Europei dell'83 (quando ci spianarono la strada all'oro eliminando l'Urss) e l'ancor più esaltante secondo posto di Los Angeles nell'84, gli spagnoli delusero ogni aspettativa finendo solo quarti agli Europei dello scorso anno a Stoccarda. Ora però la Spagna vuole, deve riscattarsi davanti al suo pub¬ blico che ha appoggiato la «sua» nazionale in ogni modo, compresa una gigantesca lotteria che ha fruttato circa un miliardo agli organizzatori del mundial: quanto basta per esser sicuri che questo Mundobasket, pubblicizzato in ogni angolo da Pivot, la simpatica giraffa-mascotte, sarà un successo anche economico. Dietro Urss, Usa e Spagna, il pronostico si allarga, diventa aleatorio per l'equilibrio di valori tra molte altre formazioni (e includiamoci pure l'Italia) e per la crescita di tante nuove forze. Per dirla con Giancarlo Primo, ora «tatti corrono, saltano, tirano-. E giocano a basket, aggiungiamo noi, cosicché a volte non basta più la nostra tecnica di stampo americano, se non è suffragata da una buona condizione atletica, per aver facilmente ragione di certi avversari che fino a ieri consideravamo terzo mondo. Sul nostro piano troviamo rivali ben noti: parliamo della Jugoslavia, targata Ci bona, con in testa l'indiavolato Drazen Petrovic, parliamo del Brasile di Oscar e Marcel, magari del Canada che ci ha suonati una settimana fa a Verona (ma non è una novità: fini davanti a noi anche a Los Angeles) o di Portorico, una nazione che non esiste ma una nazionale che può far paura, se rientrano i suoi studenti dagli States. Guido Ercole Magnifico, uno dei punti di forza della squadra del et Bianchini