Una donna accusa: Carboni ordinò di uccidere Rosone di Susanna Marzolla

Una donna accusa: Carboni ordinò di uccidere Rosone Gabriella Popper racconta i retroscena del ferimento Una donna accusa: Carboni ordinò di uccidere Rosone «Lui e Pippo Calò (cassiere della mafia) commissionarono il delitto per 200 milioni» MILANO — 'Sono sorpreso dal coraggio di questa donna,, cosi Roberto Rosone, ex vicepresidente del Banco Ambrosiano, al processo per 11 suo ferimento ha commentato la testimonianza di Gabriella Popper. Una donna romana di 39 anni (quattro figli, già nonna), per lungo tempo moglie di Gian Mario Matteoni, pregiudicato. Davanti alla corte d'assise di Milano è venuta a raccontare, senza incertezze o reticenze, che il ferimento di Roberto Rosone era stato commissionato da Flavio Carboni e Pippo Calò, il .cassiere della mafia» ora sotto processo a Palermo. Carboni e Calò si rivolsero a suo marito e a Ernesto Diotallevi, altro noto personaggio della, malavita romana, i quali, a loro volta, affidarono il «lavoro» a Danilo Abbruciati (morto durante l'agguato) e a Bruno Nieddu, a cui si sta facendo il processo. Nieddu è 11 personaggio minore di questa catena: il suo incarico era quello di guidare la moto su cui Abbruciati arrivò per sparare a Rosone. 'Non posso permettere che un pesce piccolo come lui stia in galera — ha detto la Popper — mentre gli altri stanne fuo- ri. Lui ha una figlia handicappata a causa di un'anestesia sbagliata, ha bisogno di molti soldi: è per quello che lo ha fatto: Soldi, quanti? «La cifra promessa era di 200 milioni, ma non sono mai arrivati. Dopo che Abbruciati mori si pensò solo a fare sparire le tracce: Suo marito — chiede il presidente — le disse perché si voleva colpire Rosone? -Sì, disse che rompeva le scatole a qualcuno*. Vestito-prendisole bianco, lunga treccia nera, vistosi orecchini d'oro: un abbigliamento forse non consono a una corte d'assise, ma poche volte un testimone si è dimostrato tanto determinato. Gabriella Popper non si è mal lasciata intimidire dal «tranelli» della difesa ed ha risposto sempre con voce chiara. Anche quando il presidente le ha chiesto se per caso non ce l'avesse con suo marito. «SI ce l'ho con lui — ha risposto — ma non è per questo che sono venuta qui a testimoniare*. La domanda è giustificata: la donna infatti conobbe i retroscena dell'attentato a Rosone nei primi mesi dell'83 e si è decisa a testimoniare solo nel gennaio di quest'anno, davanti al giudici romani (che indagano su Matteoni per altri episodi). 1 quali hanno informato 1 colleghi milanesi. Al giudice istruttore, come motivazione del ritardo, aveva detto: «Mio marino mi è scaduto come uomo. Prima lo accettavo come dedito ad attività criminose, oggi non mi sento più di proteggerlo*. Una scelta coraggiosa anche perché Gabriella Popper è già stata minacciata: 'Un individuo mi si è avvicinato sulla Cassia e mi ha detto: sul caso Rosone è meglio che stai zitta.. La testimonianza della Popper ha rotto quel 'muro di paura.eomertà — gejjpndo le parole^del, pubblico mini¬ stero, Pierluigi Dell'Osso — presema ossessiva in tutta la vicenda*. Il dottor Dell'Ossonella sua requisitoria, venuta subito dopo l'interrogatorio della Popper, ha ricordato le difficoltà delle indagini, che rimangono tuttora aperte. Carboni e Diotallevi sono infatti già imputati di tentato omicìdio ed è evidente che la nuova testimonianza (i nomi di Matteoni e Pippo Calò compaiono per la prima volta) apre un ulteriore squarcio sul legame che unisce la malavita alle vicende del Banco Ambrosiano. Calò è coimputato con Pazienza, a Roma, per. estorsione.^ altri reati: ora si ritrova nell'attentato a Rosone. È Calò non significa solo malavita, significa anche mafia. Per ora in corte d'assise è arrivato solo Nieddu, che continua caparbiamente — lo ha fatto anche ieri mattina in un brevissimo confronto con la Popper — a dichiararsi totalmente estraneo alla vicenda. Per lui il pm ha chle sto 14 anni di carcere. Secondo il rappresentante dell'accusa, quello contro Rosone fu un tentativo di ucciderlo, premeditato, non semplicemente un'intimidazione, e Nieddu ne era cosciente. Per un altro imputato, Michele Noto, accusato di falsa testimonianza, la richiesta è stata di un anno e quattro mesi. Susanna Marzolla

Luoghi citati: Milano, Palermo, Roma