Tutti ai piedi di Lady Liberty

Tutti ai piedi di Lady Liberty COSI' IL COLOSSO DI NEW YORK VENERDÌ' CELEBRA I CENT'ANNI Tutti ai piedi di Lady Liberty Nel Giorno dell'Indipendenza, migliaia di imbarcazioni e navi di tutto il mondo sfileranno davanti al simbolo dell'America - Sei milioni di persone si ammasseranno sulle rive - Ma invece d'una festa di popolo sarà un super-spettacolo tv ripreso da 60 telecamere, pieno di celebrità e calcolato in ogni particolare - «Fra la statua e noi ora c'è Hollywood» NEW YORK — -Navigate verso la storia insieme a Bob Hope, portate la vostra famiglia, 1 bambini, i colleghi. Non mettetevi nella condizione di dire: hanno celebrato il centenario della Statua della Libertà e io non c'ero*. Non sono in grado di dire se il redattore di questo annuncio pubblicitario, che ha cominciato ad apparire ai primi di giugno sui giornali di New York, abbia avuto nelle orecchie qualche memoria del poema manzoniano. Di certo la preoccupazione di essere >parte della storia' sembra dominare in questi giorni non tanto i newyorkesi che da vecchi frequentatori dei grandi eventi preferiscono farsi trovare 'fuori città; quanto gli altri americani che stanno arrivando a New York in numeri da stato d'assedio. Un terso dell'isola di Manhattan sarà bloccato il quattro di luglio, un po' per impedire il traffico, un po'per ragioni di sicurezza. L'intero governo americano sarà presente a Liberty Island, ai piedi della statua, per la cerimonia che molti, con linguaggio religioso, ormai chiamano la 'riconsacrazione'. La marina sarà schierata tra l'isola e il porto. L'aviazione volteggerà nel cielo, i marines monteranno la guardia. La polizia di New York avrà il compito, meno festoso, però costosissimo, di «tenere un po' d'ordine come dice con rassegnata mitezza il sindaco Koch. Tutti sanno che cosa è la Statua della Libertà. E' il mnbolo dell'America, Paese nuovo e integro in cui si rifu giano i poveri e i perseguitati, come dice la lapide che si legge ancora all'aeroporto Kennedy. E' il dono ormai centenario di uno scultore francese, ed è stata eretta verso la fine del primo grande ciclo di immigrazione (erano già passati tedesch,iue irlandesi, stava' arrivando il ^grosso dell^mmigrjaziQmJAw. liana e di quella ebrea- dalla Russia) ed è diventata subito una presenza benigna e mitica. Come tanti simboli urbani Miss Liberty non è una bella scultura, appartiene ai libri di geografia piuttosto che a quelli di storia dell'arte. Ma è un segno morale, e quando due anni fa si è formata la «commissione per il centenario» guidata dal manager della Chrysler Lee Jacocca, che avrebbe dovuto provvedere prima al restauro e poi alla festa di inaugurazione della statua restaurata, si è pensato che una grande festa popolare sarebbe stato il centro di quella celebrazione. ■ ■ ; -,;o^ n '.'. '. Dispute —Non—bisogna -dimen ticareche il giorno prescelto per il ritorno della stàtua nel porto di New York è dopodomani, il 4 luglio, la piii importante festa del calendario cyiericono, il giorno iwcui tutto un Paese celebra se stesso. Ogni anno il 4 luglio è una grande festa, ma la suo càrat,teristicapiù tipica, come si è visto in tanti drammi, tanti romanzi e tanti film (ricordate Picnic?;, è che è una festa che si celebra vicino a casa, una festa provinciale, di campagna, in cui l'America cerca le sue radici dovunque ci sia l'impressione di essere più vicini ai luoghi d'origine. Per gli uomini di cinema era una tradizione filmare le sequènze di apertura di un film di ' fantascienza per le ■strade dt New York, dì Washington 6dì Los Angelés'la mattina del 4 luglio, perché quella mattina (ogni 4 luglio, ogni anno) si poteva sapere con certezza che le strade sarebbero state assolutamente deserte. Il 4 luglio dunque non è una festa di grandi folle, e quest'anno New York sarà la clamorosa eccezione, una volta in un secolo. E la ragione sarà il ritorno di Miss Liberty. Per mesi Jacocca e la sua commissione hanno lavorato a raccogliere fondi e a lanciare messaggi, un po' affettuosi, un po' patriottici e un po' retorici, più o meno nel linguaggio del compito in classe di scuola media. Poi c'è stato un disaccordo o una rivalità fra la commissione di Jacocca e il governo. Si è detto che Jacocca stava celebrando se stesso, non la statua. Si è detto che usava la sua posizione di presidente della commissione per il restauro per fare pubblicità alle sue auto. Jacocca non è un uomo timido e non ci ha pensato due volte a usare il grande simbolo americano per i suoi prodotti. Per ogni spot pubblicitario della Chrysler la Statua della Libertà troneggiava sul fondo. C'è stata una sollevazione, si è accusato Jacocca di essersi 'Venduto la statua'. Vi sono state altre dispute, per esempio intorno a progetti diversi e rivali (uno della Casa Bianca, uno di Jacocca), sul modo di commercializzare Ellis Island, il molo su cui sono sbarcate generazioni di emigranti. Lee Jacocca ha dovuto dimettersi, ma evidentemente una scelta era stata già fatta: il formato dell'evento sarebbe stato televisivo, il tocco sarebbe stato quello di Hollywood, la cerimonia, invece di essere una festa popolare, sarebbe stata «una parata di celebrities.. Come è avvenuto? Con tre decisioni le cui conseguenze non sono state, forse, subito calcolate. La prima è stata di mettere tutto nelle mani di una rete televisiva, la Abc. Si è fatta un'asta, come per i giochi olimpici, eia Abc è risultata il maggiore offerente. Una volta che una rete televisiva diventa padrona di un evento pubblico, un evento di grande portata morale politica, è naturale che non voglia lasciarsi sfuggire nessun dettaglio. Da quel momento ogni aspetto, dal cerimoniale alle sequenze visive, dalle facce dei partecipanti alla durata dei discorsi, compreso quello del presidente Reagan, sono | diventate materiale di montaggio per il programma della Abc, ricco di un carico di spots pubblicitari di cui quest'anno la Statua della Libertà si farà portavoce da un capo all'altro degli Stati Uniti. Ma uno spettacolo ha bisogno di'un regista. E' stata scelto David Wolper, celebre personaggio di Hollywood identico ai cliché che fanno il giro del mondo, cappellino da pescatore, occhiali scuri, sigaro e piedi sul tavolo. E' famoso per avere chiesto all'autore di un copione: «Secondo lei quanta gente si interesserà alla sua storia?». «Ma, non so», è stata la risposta dello scrittore, «forse due-tre milioni di persone». Mi spiace», ha concluso Wolper restituendo il manoscritto. «Noi non ci occupiamo di minoranze». Dunque l'uomo col sigaro per Miss Liberty ha fatto le cose in grande. Ci saranno trentamila barche nel porto di New York intorno alla statua. Trecento grandi navi delle marine di tutto il mondo sfileranno in parata. Ci saranno sei milioni di persone ammassate sulle rive di Manhattan, di Brooklyn, di Stateti Island e sulla sponda più vicina del New Jersey, lo Stato confinante. Pattuglie di aerei, un po'per bellezza e un po' per sicurezza, voleranno in atto, e alcune telecamere saranno piazzate sugli elicotteri. Saranno —promette Wolper — inquadrature indimenticabili. C'è Sinatra Ma a una simile folla di comparse bisogna dare un senso, un copione, un punto di riferimento. E allora c'è la terza trovata, del tutto adatta al mondo della televisione e di David Wolper, anche se estranea alla storia americana e alle feste popolari. E' la trovata delle celebrities. La gente, pensa Wolper, un po' come gli imperatori romani, ha bisogno di sentirsi rappresentata. Chi meglio di Brooke Shields, di Bob Hope, di Sylvester Stallone, di Frank Sinatra, di Johnny Cash, di Jack Lemmon (ma l'elenco è lungo come quello di una serata degli Oscar)? La gente, inoltre, viene tenuta a distanza, un po' per sicurezza, un po' per logistica. Liberty Island, dove sorge la statua, è molto plcola, Ellis Island, l'isola degli emigranti, basta appena per le celebrities. Afa anche perché questo, ormai, è lo spirito del gigantesco show, una specie di 'Vedere e non toccare' in cui tutti, in massa, assistono alla festa di alcuni. Una bella signora di origine araba, già reginetta di bellezza, già ospite ufficiale del principe Carlo di Inghilterra a Palm Beach (ma ha dovuto ritirasi dal regale impegno quando cune sue fotografie «da giovane»> giurerà di fronte alle telecamere di diventare cittadina degli Stati Uniti. La signora è molto bella e Wolper su questo non demorde: «Non datemi emigranti che sembrano emigranti o mi guastate lo spettacolo Naturalmente il controllo della Abc-tv sulle varie sequenze che comprendono la giornata sarà ferreo. Si parla di sessanta telecamere in diretta, dodici centri di regia, uno sforzo che supera in mezzi tecnici quello delle Olimpiadi. In cambio, la televisione non vuole sorprese. Tutti, anche Reagan, hanno i minuti contati. Il popolo, dalle sponde, non vedrà niente. In compenso sarà visto sugli schermi televisivi di tutto il mondo, e con le facce anonime e stremate sotto il sole di luglio, formerà materiale per inquadrature bellissime. Dalle radioline portatili, dai walkman, dai piccoli televisori che si usano alle partite, le famiglie potranno vedere porzioni dello spettacolo e ascoltare speaker e oratori ripetere che loro, la folla isolata e ammassata sulle due sponde lontane, sono i veri protagonisti. La notte, con un po' di frescura, potranno vedere i riflessi dei fuochi d'artificio che per tradizione si fanno sulle rive del New Jersey (autrice una famiglia italiana di nome Grucci). Questa volta i fuochi saranno orientati in modo da essere visti soprattutto dalle celebrities. «Io lavoro per la Abc», ha scritto sullo Herald Tribune il giornalista Jeff Greenfield, «però mi permetto di dire una cosa: dopo diciassette ore di trasmissione in diretta fra danzatori di tip-tap e dichiarazioni commosse di attori, discorsi ufficiali e giuramenti coi. le lacrime, ho paura che l'America proverà per la prima volta un senso di distacco, forse di noia, per la famosa statua. Quanto a me, di una cosa sono sicuro. Quel giorno non la guarderò con gli stessi occhi con cui l'ha vista mio padre che arrivava profugo dalla Romania. Fra la statua e noi, questa volta, c'é Hol- oTombo a l e New York. 11 volto restaurato di Lady Liberty, simbolo di un'America che ha accolto generazioni di poveri e perseguitati