Religione, stavolta rinviare è bello

Religione, stavolta rinviare è bello Il conflitto fra il Tar e il ministro Falcucci sulla scuola Religione, stavolta rinviare è bello Come se non bastassero le liti tra i partiti di maggioranza, che hanno portato ad una crisi di governo di difficile soluzione, l'estate italiana è quest'anno tormentata anche da un conflitto tra poteri dello Stato. Il Tar del Lazio sospende l'efficacia delle circolari del ninistro Falcucci, che fissavano al 7 luglio la data in cui i genitori dovevano comunicare se i figli iscritti alle scuole pubbliche avrebbero o no seguito l'insegnamento della religione nel prossimo anno. E subito il ministero della Pubblica Istruzione si ribella e conferma l'efficacia delle circolari. A chi dovranno credere i genitori? Non tutti hanno il gusto per le sottili disquisizioni in cui già si addentrano i legali dei ricorrenti al Tar (un gruppo di genitori c la Federazione nazionale degli insegnanti medi) o gli «esperti» del ministero, che molto amano le questioni di lana caprina. Il Tar non ha ancora deciso sul merito del ricorso, ossia se il ministero abbia dato un'errata interpretazione del Concordato con la Santa Sede; ma l'ordinanza di sospensiva pare anche ai profani ben fondata, poiché colpisce unu lacuna delle suddette circolari. I genitori, infatti, avrebbero dovuto decidere al buio, non avendo mai il ministero indicato la disciplina alternativa per gli allievi non accettanti l'insegnamento della religione. Le decisioni in merito erano delegate, per il prossimo futuro, ai consigli di istituto. Chi aveva fatto il colpo di mano politico per l'insegnamento della religione, non sapendo come uscire dalle sabbie mobili in cui s'era cacciato, delegava ad altri la responsabilità, anche a costo di aumentare la confusione nella scuola. Non è qui questione di preferenze ideologiche a favore o. contro l'insegnamento della religione. Anche chi è favorevole, se l'ideologia non gli fa velo, vede che tale insegnamento non avrebbe sollevato difficoltà «tecniche» nel funzionamento della scuola se, data la sua opzionali tà, fosse stato collocato fuori del normale orario scolastico. Inserendolo invece in questo, sarebbe stato necessario — anche se quasi impossibile — dire le alternative offerte e come le si pensava attuabili, senza scaricare la responsabilità sui docenti. Se non vi fosse stata l'ordinanza del Tar laziale, l'inizio del nuovo anno scolastico avrebbe visto aggravarsi il con¬ sueto caos organizzativo. Questo è già notevole per la difficoltà di disporre subito di tutti i docenti; e sarebbe cresciuto per l'obbligo loro attribuito di stabilire la disciplina alternativa all'insegnamento religioso, senza sapere in che consista l'alternativa e a quali docenti spetti. Quando i politici sono in imbarazzo, di solito rinviano le decisioni. Nel caso attuale, questa prassi non riprenderebbe però un malvezzo. E sarebbe saggio che il ministero, accogliendo la proposta liberale, rinviasse la questione dell'opzione al 1987, studiando nel frattempo le soluzioni davvero possibili. Ma temo che la caparbietà nel mantenere disposizioni assurde possa prevalere: in tal caso, gli stessi genitori, non optando affatto entro il 7 luglio, restaurerebbero il buon senso oltre che il rispetto che ognuno deve alle convinzioni morali proprie ed altrui. Nel frattempo, intanto, una eventuale soluzione della crisi di governo potrebbe forse esorcizzare quello spiritello della confusione che imperversa e folleggia nel palazzo di viale Trastevere. Francesco Barone

Persone citate: Falcucci, Francesco Barone

Luoghi citati: Lazio