Questi rissosi sei mesi della Rai senza timone di Ugo Buzzolan
Questi rissosi sei mesi della Rai senza timone Un primo bilancio dei programmi Questi rissosi sei mesi della Rai senza timone Ecco finito il Mundlal e tutti, televisivamente parlando, hanno di che essere contenti: 1 tifosi perché si sono fatti una scorpacciata incredibile di calcio e 1 non tifosi perché i programmi tv da questa settimana ritornano normali. La fine del Mundlal ha chiuso il primo semestre dell'88: ora c'è l'intervallo estivo — che quest'anno, si spera, dovrebbe essere meno vuoto di quello dell'85 — e poi ci sarà la consueta ripresa autunnale. Ma i sei mesi che abbiamo alle spalle come sono stati, quale fisionomia hanno avuto? Se torniamo al dicembre scorso, troviamo che le previsioni per il primo semestre erano: insediamento del nuovo consiglio di amministrazione Rai, inizio del riassetto dell'azienda, varo della legge di regolamentazione con la concessione dei telegiornali ai network, con limiti ad eventuali monopoli privati, con la salvaguardia delle emittenti locali. Non è successo niente. La legge è ora prevista per l'inverno '86, ma lo slittamento all'87 è dato per scontato. Ancora più incredibile e più scandaloso è il fatto che la Bai, dopo tre anni, continui a restare, a causa di aspre beghe politiche, senza un nuovo presidente e un nuovo consiglio di amministrazione. E' un argomento su cui vengono versati i classici fiumi di inchiostro con relative polemiche infiammate. Ma la situazione è immobile e la Rai seguita a essere priva del vertici con tutte le conseguenze del caso. In analoghe condizioni qualsiasi altra azienda che non fosse statale sarebbe già colata a picco. E' una situazione assurda che sembra mantenuta in piedi con ostinazione, di proposito, contro ogni logica, solo per demolire la tv pubblica, e che si è ripercossa in modo sensibile anche sulla programmazione di questo semestre dove è mancata una strategia globale precisa, dove ciascuna rete, in contrasto o in rissa con l'altra, si è mossa per conto suo, dove non è stato possibile individuare con chiarezza una linea di scelte sia nell'informazione e nei culturali sia negli spettacoli. Eppure, nella generale confusione che a volte ha confinato con 11 marasma e in un quadro di incessanti • tentazioni al degrado», sono venute fuori, qua e la, trasmissioni eccellenti, frutto di un impegno e di una professionalità ineccepibili: ciò significa che nonostante 11 malcontento e i disaccordi che regnano sovrani in Rai, nonostante l'assenza dei vertici e quindi di grandi decisioni e investimenti a lungo termine, e nonostante 11 sempre più pesante condizionamento politico (leggi lottizzazione selvaggia a tutti 1 livelli di dipendenti, dalle supreme cariche alle più umili mansioni), gli uomini ci sono per realizzare e consolidare una tv di qualità, fra le prime in Europa e nel mondo. Ma attenzione che le lotte di spartizione, le indecorose baruffe interne, e gli intrighi e gli eterni rimandi non la paralizzino e non la sfascino prima. Quanto ai network, hanno proseguito in questi sei mesi nella loro specifica direzione che è quella di una tv fortemente commercializzata anche se con un certo rafforzamento di rubriche (informazione, sport e viaggi, talk-show) in difetto delle quali — Berlusconi se ne è reso conto — un'emittente in Italia «non ha immagine.. Direi che la partita tra Rai e network nel primo semestre '86 si conclude ancora una volta con una vittoria della Rai ai punti: ma è una vittoria di misura, faticata e risicata, che in un domani — restando cosi le cose — potrebbe non ripetersi. Ugo Buzzolan
Persone citate: Berlusconi
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