Romiti e De Benedetti in cattedra «Lo Stato frena la libera industria» di Ugo Bertone

Romiti e De Benedetti in cattedra «Lo Stato frena la libera industria» Botta e risposta all'Università Bocconi con studenti e professori Romiti e De Benedetti in cattedra «Lo Stato frena la libera industria» MILANO— -Quello italiano è un capitalismo che ha ripreso passione. Ormai è un fatto di costume». Cosi, sull'onda di mille domande, tra professori (da Mario Monti al rettore Guatri) e studenti, risponde Cesare Romiti. E De Benedetti? «Sono d'accordo — dice 11 presidente dell'Olivettl —. Vanno segnalati diversi fenomeni: la riscoperta dell'imprenditorialità; la crescita di un vero mercato dei capitali. Purtroppo, mancano due cose: una risposta del sistema pubblico e la volontà di cambiamento da parte del mondo bancario». Sul ring della Bocconi è mancato il grande scontro. I due grandi del capitalismo all'italiana hanno marciato di pari passo, sottolineando le convergenze della Ubera Industria rispetto a vari lacciuoli (lo Stato in testa) che hanno reso più difficile la sfida all'italiana. E cosi i tanti curiosi accorsi all'invito della Bocconi per ammirare lo scontro tra 1 campioni del capitalismo sono rimasti delusi. • Caro Carlo — ha detto Romiti — qui ci vedono come Bartali e Coppi o come la Loren e la Lollobrigida. Ma sbagliano. La frontiera è tra chi sa far rendere meglo i capitali e chi non ci riesce'. Ma gli scalatori? I famosi scalatori all'italiana che hanno concesso a Schimberni la possibilità di diventare padrone della Bl-Invest? «/n Italia — replica Romiti alla provocazione di Guatri, preside della Bocconi — non ne conosco*. Aggiunge De Benedetti: 'In America ci sono ma in Italia... La Bi-Invest? C'era chi voleva comprare e chi voleva vendere* Ci provano in tanti ma la provocazione non viene. De Benedetti e Romiti hanno accettato 11 pubblico confronto più per sottolineare le unità di azione (l'atteggiamento verso lo Stato imprenditore o 11 fenomeno delle informazioni privilegiate) piuttosto che per alimentare 11 fuoco delle rivalità o delle gelosie che da più parti viene rilanciato ogni volta che i due alfieri del capitalismo italiano vengono evocati. Bastino, al proposito, due stoccate. Romiti: 'Dottor Tramontana — ha detto rivolto all'amministratore dell'Alfa Romeo, presente in Bocconi —, un deputato mi ha detto che appariva assurdo, a suo vedere, che noi parlassimo di monopolio dell'auto in Italia. Ma che senso ha parlare di Italia e non di Europa? Io credo che l'industria Cee vada inquadrata in una cornice i,ìù vasta che abbracci scenari piti realistici per l'industria moderna'. E l'inside trading, ovvero le informazioni privilegiate (punite in vari Paesi tra cui Usa e Svezia) di cui si possono avvantaggiare gli amministratori? « Una legislazione in proposito — ha risposto De Benedetti — in Italia servirebbe solo ad aprire una caccia alle streghe'. 'Il tema è complesso — ha replicato Romiti — ma qualcuno può essere preso. . E i dipendenti? «Ci sono dei limiti — ha detto Romiti —, se i dipendenti acquistano più titoli di altri di una società, vanno incontro a maggiori rischi....'Per questo — replica De Benedetti — Aio pensato a offrire le mie azioni a dipendenti Fiat...'. 'Carlo — aggiunge Romiti — sapevo che mi avresti detto cosi». Scontri, insomma, non ce ne sono. La voglia di capitalismo che attraversa l'Italia soddisfa i due che, quando la parola non andava di moda, hanno svolto un difficile lavoro tra la predica e l'attenzione imprenditoriale. Ugo Bertone 1 Milano. Carlo De Benedetti (a sin.) e Cesare Romiti alla Bocconi