Coca killer, spettro dei campus
Coca killer, spettro dei campus Due atleti stroncati in pochi giorni: l'America sgomenta Coca killer, spettro dei campus La droga cristallizzata (crack) uccide per infarto, anche senza overdosi DALLA REDAZIONE DI WASHINGTON WASHINGTON — La morte per cocaina di due giovani atleti, 22 e 23 anni, a otto giorni di distanza l'uno dall'altro, ha sconvolto l'America e terrorizzato gli oltre cinque milioni di americani che prendono regolarmente questa droga. Non é stata solo la fama dei due grandi campioni, il giocatore di pallacanestro Len Bias e quello di football americano Don Rogers, a destare cordoglio e apprensione. Si è aggiunto infatti un particolare agghiacciante: la cocaina, pur assunta in quantità normali (niente overdose, quindi) ha provocato a entrambi un infarto. Poche ore di sofferenza, poi la morte. Pietose sono le circostanze del decesso degli atleti, due giganti dal fisico perfetto e in forma eccezionale. Len Bias, il campione di pallacanestro, è stato trovato moribondo nel dormitorio della sua università, quella del Maryland, il giorno dopo che era stato acquistato dai Celtics di Boston, detentori del titolo nazionale e squadra più blasonata d'America. Don Rogers, il campione di football americano, dei Browns di Cleveland, è entrato in coma a casa dei genitori a Sacramento, in California, il giorno prima delle nozze con una sua compagna d'infanzia. Negri tutti e due, erano considerati due atleti modello e, come ha detto Jesse Jackson, il pastore che fu candidato alla Presidenza degli Stati Uniti nell'84, «due bravissimi ragazzi'. Sia Bias sia Rogers avevano fatto uso di cocaina — probabilmente quella, cristallizzata, detta «crack», da fu mare nella pipa — al momento di coricarsi. Entrambi sono mancati nel giro di poche ore: «La droga — hanno spiegato 1 medici — ha bloccato le loro funzioni vitali per un meccanismo ancora oscuro'. La polizia ha aperto due in chieste: non vuole soltanto scoprire chi forniva loro la coca ma anche fino a che punto i trafficanti di droga si sono inseriti nelle università e nelle squadre sportive. Alla Maryland University alcuni atleti rischiano la galera: 1 Browns combattono la cocaina da anni col medico sociale, che ha instaurato un sistema di terapia di gruppo per i campioni tossicomani. Sinora, in Usa, la coca era considerata molto meno pericolosa dell'eroina, e poco atta a causare tossicodipendenza. La duplice tragedia ha costretto gli americani a rivedere le loro teorie. I giornali e le radio-tv hanno dato e danno enorme rilievo alla scomparsa di Bias e di Rogers, e pongono una serie di angosciosi interrogativi. Se due supercamploni sono rimasti vittime di questa droga, sia pure nella micidiale forma del «crack», a maggiore ragione corrono gravi pericoli i giovani non altrettanto forti, e 1 non più giovani. La tesi che nessuno del due sportivi fosse assuefatto alla cocaina, e ne abbia abusato, trova scarsa eco. 'Dobbiamo renderci conto — ha detto il patologo Joseph Pawlowski di Sacramento — che la prendono anche gli insospettabili.. Questa storia di droga e morte potrebbe comunque avere ripercussioni immediate sulle strutture sportive universitarie. I campus si contendono infatti i potenziali campioni di pallacanestro e football americano, per pessimi studenti che siano, perché attirano allievi e finanziamenti. Consentono loro di abbandonare 1 corsi o di non frequentarli, in modo che i più bravi e fortunati diventano giocatori professionisti, mentre gli altri rimangono senza laurea e senza ingaggi. A perdersi per strada sono soprattutto i giovani negri, per cui lo sport è un'affascinante ma difficile scorciatoia verso la sicurezza e il be nessere.
Persone citate: Jesse Jackson, Joseph Pawlowski, Negri, Rogers
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