Eros e Maddalena

Eros e Maddalena SACRO E PROFAM 0 A PALAZZO PITTI Eros e Maddalena Nonostante gli illustri precedenti e i risultati raggiunti in altre epoche (si pensi a quel che gli Italiani hanno prodotto negli studi su l'Arte Cristiana tra la fine del Cinque e il primo Ottocento) nell'ultimo secolo e mezzo le ricerche a sfondo iconografico (cioè basate sul soggetto delle immagini, sul loro tema e non sullo stile) non hanno, qui da noi, dato grandi risultati. Da Giovanni Battista Cavalcasene a Giovanni Morelli, da Pietro Tccsca a Roberto Longhi, gli storici dell'arte italiani sono stati essenzialmente conoscitori, cioè filologi, applicati alla ricostruzione di una vicenda come quella dell'Arte Italiana, di unica complessità e varietà. Non è che siano mancate pubblicazioni a base tematica; ma da L'Arte a San Girolamo di Adolfo Venturi (1924) a La Caccia nell'Arte di Luigi Ghidini (1929) i risultati sono rimastirassai modesti, e.-in questi libri (come in altri che per ragioni di spazio non cito) mancano quella capacità di sintesi e quel fermento esplorativo che rendono tuttora affascinanti, ad esempio, i volumi sulla Iconografia della Madonna di Pavel Kondakov, pubblicati a Pietroburgo pochi anni prima della scomparsa, nel 1913, del grande studioso russo. 'f Anche la nascita, tra noi, di lavori iconografici ad alto livello condotti da ospiti stranieri, come l'eccellente Croce dipinta Italiana di Evelyn Sandberg Vavalà (edito nel 1929 a Verona e oggi ristampato dalla romana Multigrafica), è rimasto senza seguito. L'idealismo crociano, allora imperversante, non era certo favorevole a ricerche del genere; ancora nel 1945 Lionello Venturi affermava che «/'/ metodo iconografico è un ostacolo alla comprensione dell'opera d'arte», e questo postulato ha, purtroppo, avuto molto aedito. La tendenza è oggi mutata, sotto varie spinte; vi ha contribuito la pubblicazione (specie a opera di Einaudi e di Boringhieri) dei testi iconografici e iconologici del Panofsìci, del Saxl, del Wittkover e di altri vi ha contribuito la serie di quattro ricchissimi volumi sulla Iconografia dei Santi nelle varie parti d'Italia, condotta da George Kaftal fiancheggiato da Fabio Bisogni (e che prese l'avvio nel 1952), vi ha concorso il più equilibrato giudizio, oggi corrente, sul si unificato dei fatti della religione. Prima del 1950 sarebbe sta ta impensabile la comparsa ci opere come quella, in tre mas sicci volumi, della Enciclopedia Bernardiniana (dovuti a Mario Alberto Pavone e a Vincenzo Pacelli), o l'altra, riguardante Santa Caterina da Siena, che in gestazione presso il Centro Nazionale di Studi Cateriniandi Roma. Organizzata nel quadro del le manifestazioni di FirenzeCapitale Europea della Culturasi è aperta, in Palazzo Pitti Firenze, una mostra a base iconografico-agiologica, La Maddalena tra Sacro e ProfanoDiretta da Marilena Mosco (e provvista di un sontuoso catalogo della Arnoldo Mondadori) l'inattesa esposizione ha raccolto un gruppo di circcento quadri assai notevoli, ddisegni e di stampa, tra cui alcuni capolavori eccezionali. Il denso catalogo include saggi di vati studiosi (e di assai ineguale valore critico) che "llustrano e discutono i molteplici aspetti e significati del culto della Maddalena, di traordinaria diffusione. Da queste pagine (e dall'esame dei dipinti, tutti riguardanti la Santa) c'è molto da imparare lettura ultimata nasce tuttavia una precisa domanda, cui 1 catalogo non sembra fornire adeguato riscontro, e che concerne il mutamento delle scelte iconografiche dal quale, a partire da un determinato momento, è segnata la rappresentazione della Maddalena. Sino a tutto il Quattrocento, è l'intera leggenda della Santa a essere raffigurata, in quadri e in affreschi: così per l'unzione dei piedi di Cristo, per la resurrezione di Lazzaro, per il Noli me tangert per il viaggio verso le coste della Provenza. E' la medesima epoca in cui i tratti corporei della Maddalena non hanno nulla di sensuale; al contrario, in dipinti « sculture la Santa (quando i raffigurata da sola) è davvero la penitente, la protettrice delle Convertite e delle Malmaritate, caraterizzata da un fisico emaciato, consunto, ricoperto tal punto dalle chiome fluenti da non lasciare spazio libero per l'indagine sull'aspetto del corpo. Rimando alla statua di Donatello, alla tavola di Antonio del 'Pollaiolo Staggia, a quella di Filippino Lippi nell'Accademia di Firenze, e ad altri esempi esposti citati nel catalogo. A partire da un certo momento (che pensiamo cada nel primo quarto del Cinquecen to) si assiste a una duplice de viazione; da un lato la scelta tematica si restringe progressi vamente alla figura isolata del la Santa in penitenza, dall'ai tro il fisico ne viene descritto in modi che ben presto lasciano spazio (e molto abbondan te) alla specificazione di talu ne parti, in primo luogo petto, seguito poi da altre zone provviste di carica eroti ca (capelli, piedi, cosce, ecc.). Quando poi gli episodi relativi a Lazzaro, all'incontro con Cristo risorto, al viaggio verso Marsiglia scompaiono del tutto, i dipinti con la Maddalena penitente si caricano di significati libidinosi sino rasentare l'osceno: la tela Sigismondo Coccapani (scelta come manifesto della Mostra) esibisce una figura femminile provvista di assai cospicue mammelle, fornite di rosei capezzoli che spiccano sul turgore dei due perfetti emisferi. Si ha la netta sensazione che siffatti dipinti la Maddalena sia divenuta il pretesto per immagini della donna quale oggetto sessuale, ma ciò non è im prevedibile e nemmeno sor prendente. In una società basata esclu a a n e i « i o sivamente su di un'ideologia religiosa (come fu quella italiana del Cinque, Sei e Settecento), rutto si illumina dei riflessi di quell'ideologia, anche le inclinazioni erotiche e le loro ripercussioni nel campo figurativo. Eccitanti e provocanti (sotto il velo sacro) queste immagini della Maddalena vanno lette sul metro del Cavalier Marino, nel cui poemetto sulla Santa, peccatrice pentita, ogni dettaglio fisico è carico di allusioni, anche la mano {*già maestra impura... d'immondi studi ed artifizi...»). In realtà nel campo dell'erotismo eterosessuale, la raffigurazione della Maddalena ha avuto la medesima funzione che a San Sebastiano toccò nell'ambito omosessuale: in ambedue, il significato autentico è stato tollerato dall'aureola sacra (vedi La Stampa del 19 gennaio 1984). E' davvero curioso che per i due Santi i primi sintomi della conversione siano ravvisabili in terra padana, in Sebastiano a Bologna e in Piemonte (Antonio Maincri, il Sodoma), nella Maddalena in Lombardia, tra i seguaci locali di- Leonardo. C'è poi da dire che la comparsa della Maddalena (e di Sebastiano) quale veicolo di cariche erotiche e sessuali, coincide con l'apparire, nella pittura italiana, di due soggetti assai equivoci: Giuseppe con la moglie di Putifarre, e Loth con le figlie. Sono due temi pretestuosi, che comportano elementi di scoperto compiacimento scn sualc, e che non si ritrovano nel Tre o nel Quattrocento: nel primo, il racconto non può fare a meno di specificare nudo femminile a contatto con le candide lenzuola (spesso con esibizioni di carni voluttuose), mentre il lurido tema di Loth è ben presto deviato verso dettagli quasi postribolari (ebrietà alcolica, ti tillamento di zone erogene) accentuati dal sapore, incestuoso della vicenda. E tuttavia, la matrice'sacra, biblica delle due scene le ha fatte passare indisturbate; secondo l'esecranda casistica che ancor oggi giustifica, in molt Italiani, i più intollerabili con torcimenti della morale, pub blica e privata (che ne rimane distorta, avvilita e inoperosa) All'origine c'è, inequivoca bile, la mentalità che oggi viene definita controriformìstica (perché trionfò nel Concilio di Trento), ma che cominciò ad affermarsi nei primi decenni del Cinquecento; negli stessi anni, cioè, che in pittura vedono l'apparire delle nuove tipologie per Maria Maddalena per Sebastiano, valvole di sfogo per una sempre più ossessi va mortificazione del sesso dei sensi. Federico Zeri Sigismondo Coccapani: «La Maddalena in estasi» (particolare)