L'accordo fra le parti fa il buon impianto

L'accordo fra le parti fa il buon impianto L'accordo fra le parti fa il buon impianto CI fu un tempo lontano e beato, in cui i maniaci dell'hi-fi. costruendo la loro «catena d'ascolto» con semplice giustapposizione delle apparecchiature ritenute migliori nella stessa categoria di prezzo (qualunque fosse), ritenevano di avere agito per il meglio e dormivano tranquilli. Tra i componenti della catena si riteneva influenzassero la riproduzione in maniera determinante soltanto la testatina magnetica e gli altoparlanti, vale a dire il primo e l'ultimo anello, mentre i giradischi fornivano prestazioni per lo più «quantitative» (giri/ minuto costanti, ridotto errore di tangenza eccetera) e gli amplificatori «amplificavano» ossia ingrossavano il segnale della testina, buono o cattivo che fosse, senza aggiungervi nulla. Oggi, quando persino i cavi si vedono attribuire un -suono», una responsabilità nel processo di ricreazione sonora, quei tempi appaiono ingenui e irrimediabilmente tramontati. SI è scoperto quale e quanta sia l'ingerenza di giradischi e amplificatori nell'immagine complessiva, ma soprattutto da qualche anno a questa parte non ha più molto senso discutere di valori e di parametri di funzionamento -in assoluto», una condizione ideale impossibile a verificarsi nell'esperienza quotidiana, che vede sempre quella testina montata su quel giradischi, collegato a quell'amplificatore. E' il problema del cosiddetto -interfacciamento» dei componenti hi-fi. il grado di reciproca accettazione fra questo e quell'elemento dell'impianto, responsabile del suono soddisfacente di combinazioni sulla carta spregevoli, mentre sull'altro versante illustri rampolli di grande casato si rivelano, magari, dopo l'accoppiamento, mediocri riproduttori di note musicali. L'interfacciamento testina-braccio nel girac li. ad esempio, e quello testina + cavo di segnale-an.piificatore sono fra i primi responsabili del suono, efficace o meno, di un impianto. Molti di fronte a un fastidioso lruscio di fondo oppure a bassi particolarmente ovattati, di primo acchito pensano di addossare ogni colpa agli altoparlanti o al disco stesso. Invece la causa di tutto potrebbe essere proprio l'imperfetto interfacciamento fra il braccio del giradischi e la testina, a prescindere dall'elevata qualità di entrambi. Innanzitutto, nell'era del CD laser, occorre dire che le testine magnetiche per leggere i 33 tradizionali hanno compiuto passi da gigante, insospettabili anni addietro. Dei molti tipi commercializzati all'inizio degli anni '70. a magnete mobile o indotto, a bobina mobile, a somma e differenza, fotoelettriche (un raro modello giapponese) eccetera, soltanto due sono rimasti a spartirsi la gran torta del mercato analogico: quelle a magnete indotto ovvero »a riluttanza variabile», dette altrimenti magnetodinamiche, e quelle a bobina mobile, chiamate anche elettrodinamiche. Torneremo presto a discutere su «fatti e misfatti» di entrambe le categorie e sul problema spinoso dell'interfacciamento coi bracci di lettura. Marco Ravasini

Persone citate: Marco Ravasini