E già scommessa per il 1990

Finito il Mundial messicano, si lavora per il prossimo, in programma nel nostro Paese Finito il Mundial messicano, si lavora per il prossimo, in programma nel nostro Paese E' già scommessa per il 1990 Dopo Bearzot, la «rivoluzione» Per l'Italia, un affare da 4 mila miliardi In settimana la scelta del nuovo tecnico: in ballottaggio Vicini, Zoff e Maldini - Molte le novità tra i giocatori: si punta tutto sui giovani della Under 21 di BRUNO BERNARDI L'8 ottobre prossimo torna in campo la Nuova Italia, priva del titolo mondiale perso in Messico. Nell'amichevole con la Orecia, ci sarà la «rivoluzione d'ottobre»? S'inizia, sicuramente, la ricostruzione di una squadra che, attraverso il campionato d'Europa, dovrà ritrovare un'Identità per essere competitiva nella Coppa del Mondo di Roma'90. cui parteciperà di diritto. Come nel'74, dopo il disastro di Stoccarda, si cambia. Allora fu Ferruccio Valcareggl il capro espiatorio numero 1, nonostante il successo continentale nel'68 e il secondo posto, alle spalle del Brasile di Pelè, nel '70. Poi toccò ad Italo Allodi, complice del fallimento come capo della spedizione in terra tedesca. Quindi a Rivera e Mazzola, principali esponenti di una generazione di campioni che aveva ormai fatto il proprio tempo. Toccò a Fulvio Bernardini, con la collaborazione di Bearzot e di Vicini, fare il repulisti. Il compianto «dottore» usò metodi discutibili e non sempre ortodossi ma sicuramente utili, un lavoro che poi venne completato a quattro mani, in coppia con Bearzot. Il «vedo» lo rifinì una volta rimasto solo al timone. E adesso? Non rivedremo in panchina Bearzot, l'uomo che ha caratterizzato, sicuramente più nel bene che nel male, l'ultimo decennio. Da oltre un anno ha capito che deve passare la mano. In Messico ha commesso degli errori: la formula, che aveva trionfato a Madrid e che ha rappresentato il modello cui si sono ispirate molte Nazionali, dall'Argentina alla Germania Ovest, doveva essere rivista alla luce di un gruppo con caratteristiche, tecniche e mentali, diverse da quello di quattro anni fa. La tattica e la psicologia andavano aggiornate, compresa la preparazione in altura che probabilmente è stata troppo leg gera. per tema di... fondere giocatori reduci da una stagione logorante, impostata sulla velocità e non sul ritmo e sul fondo. Se Bearzot non si dimetterà (ed ha già detto che non fugge mai di fronte a nessun tipo di realtà), la Figo dovrà rispettare 11 suo contratto quadriennale che si aggira sui due miliardi lordi, ossia mezzo miliardo a stagione, 11 doppio di quanto percepito sino al 30 giugno '86. Non si tratta di cifre astronomiche se si pensa che un allenatore di Serie A ha un ingaggio che oscilla dai 300 ai 900 milioni netti l'anno, Quali saranno i suoi compi¬ ti lo si saprà in settimana, cosi come si dovrebbe conoscere il nome dell'erede. Se l'eliminazione degli azzurri, per mano della Francia, non fosse stata avvilente, o se l'Italia avesse ottenuto un piazzamento nei primi quattro posti com'era nei voti generali, la situazione sarebbe molto meno ingarbugliata. Bearzot assumerebbe la carica di direttore tecnico, con Zoff allenatore. Oli «europei» servirebbero a Bearzot per preparare il terreno all'ex capitano azzurro che, sinpra. ha fatto esperienza solo con i portieri e. pur avendo ben 112 presenze in Nazionale ed una lunghissima carriera alle spalle, come trainer è tutto da scoprire. Un trapasso... indolore nella continuità di una linea, tra due friulani che s'intendono con un'occhiata, che parlano lo stesso linguaggio tecnico, che hanno la serietà come principio. Questo disegno diventa difficile da realizzare: non essendoci allenatori di grido disponibili (Trapattoni ha un principesco contratto triennale con l'Inter e Liedholm è vincolato al Milan. come Radice con il Torino), c'è chi è orientato a promuovere Azeglio Vicini dalla Under 21 alla rappre¬ sentativa maggiore. Maldinl non gode di molto credito: già alle Olimpiadi di Los Angeles, la sua grande occasione, gli venne tolta la «leadership, e la responsabilità affidata a Bearzot. Vicini, però, vorrebbe carta bianca. Si ritiene meritevole e pronto al gran salto, senza bisogno di un supervisore come Bearzot. Ha cinque campionati del mondo all'attivo, prima come collaboratore di Valcareggi. poi di Bernardini, infine di Bearzot. Da un ventennio alle dipendenze della Federazione, da dieci anni alla guida della Under. Certo, un conto è gestire un gruppo di giovani più o meno della stessa età, un altro è lo stress nervoso della Nazionale maggiore, con materiale umano più eterogeneo, con interessi assai più vasti e carichi di responsabilità ben maggiori. La carriera di Vicini ricorda un po' quella di Bearzot, anche lui senza un passato di tecnico in un club allorquando gli venne affidata, sia pure alle dipendenze di Bernardini, la prima squadra. C'è una differenza: Vicini non sopporterebbe volentieri l'idea di avere come diretto superiore il tecnico friulano. E, in ogni caso, vorrebbe portare a termine l'europeo Under 21 Come potrà essere l'Italia del -dopo Bearzot»? Alcuni senatori verranno messi in... pensione. Tardelli. Collovati. Conti. Rossi. Scirea e Tancredi hanno chiuso in Messico. Allobelli si è... autoescluso. Qualcuno di loro potrebbe anche essere ripescato in occasione degli europei (poi. come altri, faranno largo ai giovani), ma solo se Bearzot. anche tra le quinte, avesse le leve del potere. Diversamente si guarderà avanti, verso Roma '90. Tra i superstiti dell'avventura (o. meglio, della disavventura) messicana e quelli che si sono messi in evidenza nell'85-86, ecco il panorama del calcio italiano: PORTIERI: Galli e Zenga. DIFENSORI: Bergomi. Cabrini. Vierchowod, Nela. Ferri R., Francini, Maldini II, Carobbi, Tricella, Soldà e Progna. CENTROCAMPISTI: De Napoli, Ancelotti, Di Gennaro, Matteoli, Giannini. Bagni e Baldieri. ATTACCANTI: Galderisì. Serena. Donadoni, Vialli. Borgonovo. Mancini e Buso (un ..primavera» della Juventus di cui si sentirà parlare). Tutti gli stadi dovrcienza e sicurezza, | SEMIFINALE | Mexico '86, adios. Roma '90, arnvederci. Si è iniziata ieri la staffetta fra gli unici due Paesi che hanno avuto il privilegio di organizsare due volte la Coppa del Mondo di calcio. All'Italia accadde nel 1934, quando vinse il primo dei tre titoli. La Fifa ci ha offerto l'altra grande occasione a distanza di oltre mezzo secolo. «Estamos preparados», era lo slogan televisivo, ossessionante, del Mundial di Merico '86. Quasi volessero convincersi, più che convincere gli altri, che i grandi problemi, economici ed esistenziali, che travagliano da sempre il popolo messicano, quello dei •peones* e delle classi sociali meno abbienti, non esistevano. E noi, che abbiamo vissuto 34 giorni, facendo i pendolari tra Puebla e Città del Messico, dobbiamo dire che, per una nazione - troppo lontana da Dio e troppo vicina agli Stati Uniti*, ancora convalescente dalle dolorose ferite del terremoto e malata cronica di inflazione, le lacune sono state inferiori a quanto preventivato. Gli stadi, almeno quelli, erano in condizioni di reggere il peso di un Mundial. Come lo ressero benissimo anche la Germania nel 74, l'Argentina nel 78 e la Spagna nell'82. E' a questi esempi che dovremo ispirarci. L'Italia, che nell'80 ha fatto un'importante esperienza internazionale con la fase finale del campionato d'Europa, sarà preparata? La scommessa del -mondiale* è aperta. Il mondo ci guarda e aspetta. Per la nostra economia, non solo per l'aspetto turistico dell'avvenimento, è sicuramente un -business* di colossali dimensioni: al momento della designazione, avvenuta nell'84, gli esperti della Figc lo valutarono attorno ai 4 mila miliardi. Va sfruttato bene, con intelligenza, lungimiranza e impegno perché l'affare diventi tale. Ci so;io quattro anni di tempo, ma è già cominciato il conto alla rovescia. Luca Montezemolo, presidente del Col, il Comitato organizzatore locale, oltre a pensare a un torneo con una formula più agile e meno crudele di quella messicana che ha fatto vittime illustri (azzurri compresi), ha chiesto carta bianca a Joao Havelan ge per -Italia '90* circa la pubblicità negli stadi, lo sfruttamento e la gestione del -merchandise* del logotipo e della mascotte. La Federcalcio mondiale ha un impegno sottoscritto fin dal 78 con due società e ancora valido nel '90, tuttavia l'avvocato Montezemolo intende avere maggior possibilità d'azione nell'interesse delle industrie italiane. Ma, intanto, ha lan¬ LE LECCI? anno garantire effi come chiede la Fifa ciato il suo grido d'allarme da Città del Messico sulla situazione degli impianti italiani. Su 19 stadi, che andranno ridotti a 12, nessuno è in regola, attualmente, con quanto impone la Fifa a beneficio sia degli spettatori che delle esigenze, sempre più difficili da soddisfare, dei mass-media, tv, radio e giornali. Lotte politiche intestine, hanno rallentato sia i lavori di ristrutturazione che la costruzione di impianti -ex novo* come sta accadendo a Torino, una delle sedi candidate a ospitare la prestigiosa manifestazione. C'è anche un problema d'immagine da salvaguardare. L'immagine non solo culturale, paesaggisitea, folkloristica che piace ai turisti e che l'Italia sa ancora offrire di se stessa, ma anche logisticosportiva. Occorre rimboccarsi le maniche, fare fronte comune sema scadere nel deleterio provincialismo che spesso produce immobilismo. Per circa un mese, l'Italia e le dodici città prescelte, entreranno nelle case dell'intero pianeta. Sulla carta, nove campi hanno già il -mondiale* garantito, sempreché si mettano al passo con le richieste Fifa per quanto riguarda l'efficienza, la sicurezza e la capienza delle attrezzature dal punto di vista strettamente calcistico come da quello relativo ai centri-stampa. La Penisola è praticamente coperta in ogni angolo. Roma sarà teatro, probabilmente, della gara di apertura e, certo, della finalissima. Milano e Napoli ospiteranno le semifinali oltre a un gruppo di partite come Torino, Udine, Verona, Genova, Firenze e Cagliari. Restano in ballottaggio Bologna e Lecce (o Bari), Palermo e Catania fo Ascoli). Ma l'assegnazione definitiva non è stata ancora fatta. Dipende dai sindaci e dalle Regioni mantenere fede alle promesse. La Fifa potrebbe bocciare stadi anacronistici, obsoleti o cadenti, costruiti negli Anni 30 e che non hanno soltanto bisogno di rifarsi il trucco, ma proiettarsi verso il 2000, che è dietro i'angolo. La macchina organizzativa deve mettersi in moto al più presto, coinvolgendo uomini e mezzi. Non servono stadi-monumento allo sport, occorre adeguare quelli già esistenti, eliminado carenze che i frequentatori abituali ben conoscono. Dovranno essere i mondiali del -made in Italy*, non dell'improvvisazione. L'Italia ha vinto il Mundial di Spagna '82: ha l'obbligo di cercare di vincere, almeno sotto il profilo dell'organizzazione, quello casalingo. E che non sia, però, un mondiale ...casereccio. b. b.