Aperta la Biennale numero 42

Aperta la Biennale numero 42 Aperta la Biennale numero 42 VENEZIA — Ritratti di personaggi famosi della Parigi degli Anni Venti, Il volto mutevole di New York nel decennio successivo, gli affascinanti misteri della fisica e della chimica sono I temi principali delle fotografie di Berenice Abbott, l'artista americana nate a Sprinfleld, nell'Ohio, Il 17 luglio 1898, alla quale Venezia dedica In questi giorni una mostra antologica, la prima In Europa. Nelle sale della Scuola di San Giovanni Evangelista, tono esposte più di ottante Immagini In bianco e nero stampate personalmente dall'autrice: tono le più significative di una produzione sessantennale eh» dal ritratti parigini arriva al più recente lavoro di documentazione tulio Stato del Maine. Organizzata dali'lkona Photo Gallery di Venezia e dall'Aspen Institele Italia, la mostra rimarrà apatia fino al 27 luglio. L'allestimento è stato curato dagli architetti Gianfranco della Puppa e Chuck Freedman. Dopo aver studiato pittura • scultura a New York, Berenice Abbott ti trasferì a Parigi, dove compi te tue prima esperienze fotografiche come assistente del pittore e fotografo turraallite Man Ray. In breve, la Abbott il impadronì completamente del mezzo e, aperto uno atudlo, ti dedicò al ritratti del personaggi famosi del mondo della cultura che allora operavano In Francia: James Joyce, Jean Cocteau, Andrò Glde, Janet Flanner, Peggy Guggenheim, DJuna Barnes, Coco Chanci, Marte Lauroncln • Eugène Atgat. Fu proprio Berenice Abbot a scoprire la grandezza di Algol, che viveva poveramente vendendo al pittori come Utrillo fotografie di Parigi e Versailles dal quali essi traevano Ispirazione per I loro quadri. Lo Incontrò nello studio di Man Ray: la Impressionò la vastità e lo spessore culturale della sua opera: diecimila Immagini di strade, negozi, ponti, catte, giardini, monumenti, nel¬ Paolo Portoghesi alla cerimonia di inaugurazione della Biennale Cocktails e ricevimenti Nuvoletti, un pranzo tutto futurista al Des Bains. Ma allora, nella Serenissima, non si fa che mangiare? Intendiamoci, i cocktail, i ricevimenti, le feste sono un pretesto, come ovunque, per incontrarsi, per salutare gli amici, per allacciare relazioni, anche per esibirsi. La vanità è una componente umana, e sulla Terrazza del Danieli spiccavano Gioia Moratti, la contessa Marcello, Valentina Cortese avvolta di veli, Mirella e Roberto Haggiag, Giuliana di Camerino, l'antiquario Dino Franzin, l'ammiraglio Enrico Pasquinucci; c'era anche il pittore Santomaso con Adriana Sortono in procinto di recarsi alla Fondazione Guggenheim. Li, nel palazzo Venier dei Leoni, ora diventato museo, che è sul Canal Grande, ferveva un altro ricevimento gremitissimo. Andai a salutare la mia vecchia amica Peggy, le cui ceneri sono tumulate nel recinto del giardino, accanto a quelle dei suoi fedelissimi quattordici piccoli cani. Peggy Guggenheim amava ricevere, pensai che dal suo paradiso artistico fosse felice di vedere il pittore Turcato con la moglie Vana Caruso, il pittore Emilio Vedova anche lui con la moglie, e poi la pittrice Maria Luisa de Romans che si trasferisce tra pochi giorni dalla Svizzera a Venezia, sulla Riva del Vin; Bruno Tosi con una cravatta futurista; lo scultore americano Isamu Noguchi, in onore del quale si faceva quella gran festa. 'Sto compiendo il pellegrinaggio dei Sepolcri' diceva intanto Graziella Lonardi, operatrice culturale che nel prossimo settembre, a Capri, si occuperà ancora del premio Malaparte. Sepolcri piacevoli, però, tra champagne e tarline, risotti di scampi e tirami-su; in una sarabanda gioiosa, in cui l'arte si affaccia di continuo, anche in quella della cucina. Unico neo, la festa notturna a palazzo Pisani Moretta, organizzata da una marca americana di sigarette. In calle tumultuavano gli esclusi, tutti non fumatori. Milena Milani VENEZIA — Assente il capo dello Stato, Francesco Cossiga, Impegnato a Roma per la crisi di governo, la quarantaduesima edizione della Biennale d'arte sul tema «Arte e scienza» è stata inaugurata ieri mattina, a Venezia, dal ministro dei Beni culturali e ambientali, Antonino Gullotti, presente anche il ministro della Sanità, Costante Degan. Un'inaugurazione che è coincisa con lo sciopero di 24 ore dei mezzi di trasporto pubblico e con la pacifica protesta della segreteria della Cgil veneziana che, con uno slogan («Arte, scienza... e lavoro») e un documento ha voluto ricordare «le inadempienze del governo, della Regione e degli enti locali» nei confronti dei più spinosi problemi di Porto Marghera. La Biennale, ha detto Gullotti. è tornata, con questa edizione, alle sue «punte più alte», a livello insomma di «una grande rinascita». «Ed è questo il momento — ha aggiunto — di provvedere subito, come è giusto, necessario ed opportuno, alle iniziative amministrative e legislative ullotti a Venezia con Calvesi che mettano l'ente all'altezza dei suoi compiti». Dalla Biennale a Venezia: «se vi si coniugheranno — ha detto Gullotti — l'amore per la storia, per l'arte, la cultura e la difesa del territorio con i gusti del tempo che viviamo, la rinascita, per questa città, non potrà mancare, con la speranza che sia di stimolo per tutto il paese». Una città che — come ha rilevato il sindaco Nereo Laroni — ha indicato la propria strada nella cultura, ma non prefigurando «la passiva acquisizione di uno stato di fatto subordinato all'immagine di città sprofondata nel passato». Non, dunque, un mero «contenitore», sia pure eccellente, in quanto — come ha rilevato Laroni — Venezia, a buon titolo, «assume un ruolo trainante» sia che si tratti di creazione artistica o di attività produttiva, di assetti urbanistici o salvaguardia ecologica, incentivando interventi pubblici e privati. In tali iniziative, la Biennale, per quanto attiene «l'ente di maggior impegno e valore» nonostante le sue ben note difficoltà, «è tornata ora a stupirci con l'allestimento di una mostra che, per dimensioni, interventi strutturali, ospitalità a paesi ed artisti, non conosce uguali nella sua storia, ormai quasi centena ria». Una «grande Biennale», in somma — come ha rilevato anche il presidente dell'ente, Paolo Portoghesi —, un'edizione capace di concentrare su di sé l'attenzione degli appassionati d'arte, come del resto dimostrano l'eccezionale afflusso (oltre 1200 solo i giornalisti) durante i tre giorni della «vernice». Per la prima volta, inoltre, come ha sottolineato lo stesso Portoghesi, la Biennale respira senza troppe costrizioni all' interno di una sequenza di spazi (giardini di Castello, Palasport, gallerie dell'Accademia, «corderie» dell'Arsenale e Cà Corner della Regina) che ospitano le varie mostre, offrendo ai visitatori «squarci di una Venezia poco nota, estranea alle frequentazioni turi stiche» e, al tempo stesso •luoghi celebrati», come Convento palladiano dell'Accademia e «un'incursione indimenticabile in quella che fu per secoli la città-fabbrica di Venezia: l'Arsenale». Quarantuno i paesi ospitati a questa edizione della biennale, oltre 2200 le opere, oltre 800 gli artisti, quasi 30 mila i metri quadrati di superficie espositiva. Un tema centrale: «Arte e scienza». Inserito, però — come ha osservato Portoghesi — non già nell'ottica trion fallstica dello scientismo e della certezza dell'inesauribilità delle risorse, ma «nell' epoca dei ritorni, delle inversioni di rotta dettate dalla necessità di sottrarsi al rischio dell'autodistruzione della civiltà. E, ancora, nell' epoca di Cernobil e del terrorismo». Un'occasione, insomma, questa della Biennale, «di rivisitare un mito dopo la demistificazione». A conclusione, la cerimonia dei premi, assegnati al padiglione francese, a Frank Auerbach (Gran Bretagna) e Sigmar Polke (Germania occidentale); al miglior artista giovane, Nunzio Di Stefano e. alla memoria, allo scultore Fausto Melotti.