Se tuo figlio ha tonsille malate non andare al Regina Margherita di Daniela Daniele

Polemiche all'Infantile dove mancano servizi essenziab* Polemiche all'Infantile dove mancano servizi essenziab* Se tuo tiglio ha tonsille maiale non andare al Regina Margherita Un progetto (oltre venti miliardi di spesa) prevede la costruzione di nuovi locali per aumentare lo spazio - Penalizzata cardiochirurgia: l'emodinamica è vecchia di quindici anni - Problemi nei reparti di oncologia e radiologia Il tempo presente, nei verbi, non si addice ai lavori in corso quando si tratta di ospedali. Eppure, forse perché la speranza è l'ultima a mancare, continuiamo ad usarlo. Cosi diciamo, ad esemplo, che l'Infantile «cambia» volto, perché il direttore sanitario è riuscito a farsi ascoltare dai politici per un suo vecchio progetto di ristrutturazione del Regina Margherita, che dovrebbe consentire di realizzare, senza altre difficoltà, la legge regionale che consente ai genitori di stare al capezzale dei piccoli malati. Venti miliardi e rotti che il dottor Tapparo aspetta per realizzare il suo sogno di mettere un po' d'ordine nei reparti di degenza. I genitori, tra l'altro, potranno disporre, nel nuovo avancorpo progettato dall'architetto D'Agnolo, di sale di ristoro e di nuovi accessi ai reparti. Ma il Regina Margherita che cos'è? E' l'ospedale dove se hai un figlio che deve farsi togliere le tonsille non puoi andare, perché manca l'otorinolaringoiatra; dove non c'è il dentista e non c'è l'oculista Specialità, queste, affidate a consulenti. E' l'ospedale che sta ancora aspettando il Tac e la nuova emodinamica. Quest'ultima merita un discorso a parte, perché alle lentezze burocratiche ci deve essere un limite Se ne parla da circa cinque anni. E' la struttura che dovrebbe fornire un più valido appoggio alla cardiochirurgia infantile che sarebbe in grado, è scritto nel piano regionale, di rispondere a tutte le esigenze della regione. Da principio furono le pròmesse dei politici: l'emodinamica sì farà in tempi brevi. A queste ne seguirono altre, di «altri» politici: il finanziamento c'è, è pronto. Poi vennero altri ancora che dissero: per ora 1 soldi non ci sono . più. ma presto.» Nel frattempo il diparti¬ mento medico-chirurgico di cardiologia pediatrica, diretto per la parte chirurgica dal professor Margaglia e per quella cardiologica dal dottor Ciriotti, tira avanti con un'emodinamica vecchia di 15 anni. La cosa non ha impedito che il livello degli interventi fosse alto, ma ne ha sicuramente limitato il numero. Cosi molti piccoli cardiopatici, facendo gola al mercato dei cuori che parte da Torino per seguire varie strade, anche all'estero, devono emigrare. Ma consoliamoci. Ci ha pensato una nota casa di cura privata che ha concluso un contratto con un altrettanto noto cardiochirurgo che, due volte alla settimana, viene, opera e torna a casa. E allora, facendo la proverbiale somma del «due più due», la conclusione potrebbe essere: chi non vuole che all'Infantile si operino i bambini malati di cuore? Chiunque sia ha buon gioco, perché sul fronte dell'assistenza pubblica ha come «controparte» un cardiochi¬ «Bingo 4», ventesi rurgo come Margaglia, la cui bravura è unanimemente riconosciuta da tutti i colleghi e dai molti genitori ai quali sono tornati figli «impossibili», ma la cui modestia rasenta l'ostinazione. Altri chirurghi, dopo aver eseguito certi delicati interventi, si premurano di farlo sapere al mondo. Lui. che fa le stesse cose da anni su neonati di pochi giorni, risponde: «£' il mio lavoro: Il reparto dispone di 12 letti di degenza normale, più altri 4 destinati alla terapia intensiva. • Questi però — spiega Ciriotti — non possono essere ancora utilizzati perché manca il personale-. Altro problema su cui riflettere. All'Infantile non è contemplato il dipartimento di emergenza, sicché la radiologia, ad esemplo, non funziona ventiquattr'ore su ventiquattro. Medici e tecnici devono soltanto garantire la reperibilità. Ma dando un'occhiata alle note di servizio, quando si legge che il tecnico di radiologia deve rispondere a 4-5 chiamate per notte, al¬ ma settimana del conco lora significa che le emergenze ci sono, eccome. Per non parlare dei continui intoppi che rendono più difficile il lavoro nel reparto oncologico diretto dal professor Madon. Un «disguido» per l'espianto di midollo in un piccolo malato di cancro, già preparato per l'intervento, può ostacolare seriamente la buona riuscita di certe tecniche. E i disguidi non mancano. E' vero che l'ospedale ha fatto giustamente, dov'era possibile, la scelta del dayhospital, evitando a tanti bambini la mortificazione della corsia. E' vero che i genitori devono poter trovare un ambiente confortevole per assistere i figli malati. E' vero che per far tutto ciò è indispensabile aumentare la superficie dagli attuali 24.523 metri quadrati al 40 mila del progetto che prevede la spesa di oltre venti miliardi. Ma è anche vero che è colpevole ignorare certe priorità, quando ci sono. Daniela Daniele rso di Stampa Sera

Persone citate: Ciriotti, Madon, Margaglia, Tapparo

Luoghi citati: Torino