Eva, che pensi dei giochi di Adamo?

Eva, che pensi dei giochi di Adamo? Eva, che pensi dei giochi di Adamo? Vedete il Mundial? Rispondono Gina Lagorio, Rosanna Benzi, Carmen Moravia, Esmeralda Ruspoli, Margherita Hack, Patrizia Valduga, Claudia Matta Mi piace il calcio lo sport autentico non quello tradito E grido «gol!» come quando avevo vent'anni «Tifo per gli Azzurri», dice la scrittrice Gina Lagorio. «Ma la magia della Spagna non si ripete» DAL NOSTRO INVIATO MILANO — Ci vuole cuore per questo Mundial. E Gina Lagorio, scrittrice, saggista, interprete sul palcoscenico del romanzo (La spiaggia del lupo, Fuoriscena, Tosca dei gatti), lo dice subito, con franchezza: non ha cuore per questo Mundial. Troppo fracasso, miliardi eccessivi cuciti sulle maglie dei giocatori. Troppi contrasti. E poi l'atmosfera non è più quella spagnola: quei momenti sono irripetibili, le emozioni di allora lontane, e non più realizzabili. Tanto vale accontentarsi: qualche partita In tv, un po' di tifo, ma con misura, senza rapimenti e senza follie. Signora Lagorio, lei deve scrivere od articolo sugli Azzurri al Mundial: come comincia? •Non comincerei: mi darei alla fuga fra la riprovazione generale, oppure lo scriverei solo se dal rnio articolo dovesse dipendere qualcosa di estremamente importante. E non sul piano della professionalità, ma dei rapporti umani-. La spiegazione? • £' semplice ma perentoria: non ho cuore per questi Mundial. Troppe cose sono accadute e stanno accadendo in questo mondo che è diventato sol&uha'fabbrica di miliardi e di morie, tanto che mi hanno toltó^óànt desiderio di gioco: in firima persona e anche come spettatrice: Gioca bene questa Italia? •Per quel che ne ho visto, (poco), mi pare di sì: sui campi di football non si tratta sempre di "virtù", ma anche di "fortuna", e questo, noi discendenti di Machiavelli, tendiamo a dimenticarlo sull'onda della passione: Gina Lagorio davanti alla tv: segnano gli Azzurri. Che fa? ■ Grida come quando aveva vent'anni'. E quando segnano gli avversari? • Usa esclamazioni non consigliate né dalla grammatica né dalle buone maniere: Quale calciatore inviterebbe a cena? • Non saprei proprio; il più gentile, o il più perseguitato dalla stampa: per consolarlo con buoni cibi, buoni vini e chiacchiere diverse da quelle che deve sorbirsi ogni giorno: E— a un weekend? •Nessuno: troppo pericoloso per una vecchia signora: rischierebbe di essere scaricata come una vecchia valigia, oppure, guaio anche peggiore, di essere eletta a madre putativa per noiosissime consulenze sentimentali: Una definizione di Bearzot «Un uomo troppo "pubblico" per non essere, nell'interiorità, più felice del giusto: lo spetta¬ colo rende in fama e denaro, ma per chi ne è protagonista ha un prezzo psichico molto alto da pagare^. Lo scriverebbe un romanzo con Bearzot protagonista? mNo. Come potrei dal limbo della mia ignoranza?-. Mettiamo il caso che questo romanzo lo debba scrivere lo stesso: quale sarebbe la trama? •Sarebbe del tutto onirica: il gioco del calcio come metafora del gioco della vita. Tra le nuvole del sogno, o tutt'al più sul lettino dello psicoanalista: il campo di calcio come incubo ricorrente'. Mauro Anselmo «Il Mundial non adice Rosanna 28 anni vive nel po GENOVA — • il calcio del Mundial ha ormai poco o nulla a che fare col calcio sport autentico». Rosanna Benzi, la ragazza che da 28 anni vive in un polmone d'acciaio all'ospedale San Martino di Genova, e che ha scritto II vizio di vivere e dirige la rivista Gli altri, è come sempre senza esitazioni, perentoria. Fino a qualche anno fa è stata la mascotte del Milan. e Gianni Rivera andava spesso a trovarla. Poi hanno avuto aiuta il Messico», Benzi, che da olmone d'acciaio diverbi, anzi un netto conflitto in materia d'aiuto agli handicappati, terreno sul quale Rosanna è una leonessa. • Ma lo sport, afferma, specie il calcio, quello vero, mi piace ancora e molto. Queste sere, vengono alcuni dei miei amici a vedere-le partite più importati del Mundial messicano accanto a me. Ma io tutte non le sopporto. Oltretutto, se penso che quei ragazzi giocano a 2000 metri di quota, rischio l'affanno anch'io-. Perché non è più d'accordo? .Perché il calcio autentico e lo sport in genere non sono più genuini (non parliamo della boxe!). E non è tanto per il totonero o per il doping, quanto perché ormai lo sport e gli sportivi in blocco, salvo troppo rare eccezioni, sono un accessorio del mostro pubblicitario, che vernicia, condiziona, monetizza e divora tutto. Io, a guardarlo da qui dentro, potrò anche sembrare su un altro pianeta, ma questo in un certo modo mi avvantaggia, invece di svantaggiarmi. Un Mundial in Messico è quanto meno penoso. Dietro la facciata il Messico resta con gli stessi disastri, ma per l'occasione s'è verniciato a nuovo per racimolare miliardi di cui solo le briciole c'è da temere che vadano a chi dovrebbero andare. E il- grande calcio fa da sostegno, e non solo in '/lessico, ma dovunque, e sempre più supinamente e sfacciatamente, ai miliardi della pubblicità, televisiva e d'ogni altro tipo-. C'è chi dice che è meglio questo di una guerra. «£' un discorso senza senso. E' assurdo paragonare lo sport a una guerra. La competitività sportiva, quella non inquinata, quella ancora pulita, è il contrario esatto d'una guerra. Invece la violenza si è sentita esplodere anche durante l'ultima partita Italia-Argentina, anche se soltanto a parole. Quando Maradona ha segnato, ho udito gridare: "Quando viene qui lo pestiamo!". Mi va bene anche la battaglia. E ci può essere anche una battaglia, come appunto nello sport, che è il contrario però di una guerra. Purtroppo, sempre più spesso è soltanto una guerra. Una guerra in cut i golden-boys, sani o diversamente "drogati", sono ormai soltanto dei soldati "mercenari" di questo esercito sempre più prepotente, pagati a suon di miliardi. Ho rotto con Rivera per molto meno. Lui, magari in buona fede, voleva aiutare gli handicappati organizzando regate e altre feste in costume del costo di milioni e milioni, mentre io volevo invece che chi aveva a cuore gli handicappati desse quel che credeva e poteva senza fare regate, balli e feste d'altro genere per divertirsi-. Un certo sport, anche pulito e genuino, non è sostitutivo secondo lei, a certi punti di passione e quasi di fanatismo della religione? «Non credo. Sono contro tutte le droghe, anche contro ruesta. Tutti mi domandano perché nella mia condizione non mi sono mai drogata. E' chiaro, voglio essere fino in fondo responsàbile di me. .Per questo penso che se lo sport sostituisce la religione, significa che cause vecchie e nuove, omissioni e torti di molte generazioni, culturali, sociali, politiche e religiose, hanno spostato di molto il concetto di "oppio dei popoli" applicato alla religione, ma, secondo me, e a torto, anche al vero sport. .Comunque, tutto questo a parte, se la gente si diverte davvero, si distende e si rasserena con un divertimento appassionato ma genuino, ne sono molto felice. Ammiro e godo a vedere tutti l tipi di sport, soprattutto l'atletica. Detesto invece fin da bambina il pugilato per la questione del grande fiato che occorre per praticarlo-. Nazareno Fabbretti

Luoghi citati: Genova, Italia, Messico, Milano, Spagna