La lunga vigilia di Strehler di Francesco Fornari

La lunga vigilia di Strehler Domani, con «Elvira, o la passione teatrale», si inaugura l'ex Fossati di Milano La lunga vigilia di Strehler Sarà il primo atto della tanto attesa nascita della «Città del Teatro» - Le ultime prove - Fra gli invitati, attori e politici DAL NOSTRO INVIATO MILANO — Sul pavimento di legno grezzo del Teatro Studio, senza palchi per il pubblico ma con molte ringhiere, senza poltrone ma con panche in larice del colore rosso del cotto delle mattonelle, Strehler e la Lazzarini. a due giorni da quella che sarà la storica apertura dell'ex teatro Fossati, ribattezzato Teatro Studio, riprovano le battute di Elvira o la passione teatrale di Louis Jouvet, in cui Strehler sarà regista e protagonista. Intorno a loro operai, elettricisti, tecnici si muovono indaffarati per gli ultimi ritocchi: c'è un po' di magia nella nudità di questa sala, progettata dall'architetto Marco Zanuso che ha saputo interpretare appieno l'idea-spazio del grande regista, realizzando un teatro ..tutto palcoscenico», dove pubblico e attori sono insieme, fanno parte della stessa messinscena, tutti coinvolti nel medesimo gioco, senza barriere a dividere gli uni dagli altri. A due passi da Brera, il sogno inseguito per tanti anni da Giorgio Strehler è diventato realtà. Milano comincia ad avere la sua «Città del Teatro..: il vecchio Fossati, che aprirà ufficialmente i battenti domani sera, diventa il Teatro Studio, in grado di ospitare 600 persone; là dove c'era lo ..Schiapparelli » nascerà la nuova sala del ..Piccolo*, che avrà 1200 posti e sarà pronta tra due o tre anni. Voluto dal grande regista, realizzato dal Comune, progettato da Marco Zanuso. il nuovo complesso si impone sdbito per l'originalità e l'arditezza delle sue innovazioni. Per l'architetto milanese il teatro è una ..chiesa laica»: la sala del Fossati, cosi nuda, cosi spoglia, ricorda antichi chiostri, una rustica casa di campagna con i balconi sospesi sull'aia, punto d'incontro obbligato per gli abitanti, il luogo dove si svolgeva la vita della comunità. La commedia della vita che si ripete ogni giorno e ci vede, di volta in volta, protagonisti e spettatori. Con l'apertura del Teatro Studio comincia anche a nascere, come dice Strehler nelle confessioni pubblicate recentemente da Rusconi, un teatro per l'Europa, come d'altra parte è previsto nel disegno di legge Lagorio: e in vista di questo riconoscimento, ieri il consiglio d'amministrazione del Piccolo ha modificato due articoli del proprio statuto. L'inaugurazione del Teatro Studio è l'avvenimento più atteso dell'estate milanese. Lo spettacolo che vedrà anche il ritorno di Giorgio Strehler sul palcoscenico è diventato l'appuntamento più ambito: le repliche, che l'attoreregista ama definire «prone generali-, si ripeteranno per sette sere, ma essere presenti alla prima di lunedi è motivo di orgoglio. La caccia ai biglietti è aperta; ma non si sa quanti riusciranno a vedere Elvira. Lo spettacolo, infatti, è in abbonamento e, per la sera della prima, ci saranno oltre cinquanta critici italiani e stranieri, nonché molti invitati, nomi importanti del mondo politico, dell'industria, dello spettacolo. L'on. Giorgio La Malfa, i coniugi Missoni, Giorgio Armani. Gianni Versace, Leo Ferrè, l'industriale Leonardo Pirelli, Bianca Borletti, Leonardo Mondadori, gli attori Valentina Cortese, Tino Carrara, Milly Carlucci, Walter Chiarì, Carla Gravina, Milva, Franco Parenti. La maglia e i pantaloni neri, la folta chioma inargentata, Giorgio Strehler arriva in teatro per la prova. Nella sala-palcoscenico lo aspetta¬ no Giulia Lazzarini, bionda, esile, resa ancor più diafana dal trucco che ricorda la moda degli Anni 40, il vestitino un po' povero di quei tempi, le scarpe con le alte, goffe suole di sughero. Con lei i sette giovani attori che lavorano nello spettacolo. Strehler è affabile, scherzoso. Le luci si spengono, al centro della sala, sul pavimento, si illuminano le lampadine di una «ribaltina»; il simbolo del palcoscenico, messa 11 per ricordare che quello è lo spazio degli attori, una parvenza, un simulacro di barriera fra loro e gli spettatori. Ma è soltanto un'illusione, gli attori si muovono di qua e di là, scavalcano la ribaltina che perde la sua Importanza, non più frontiera fra due mondi, quello fantastico dell'attore e quello più concreto dello spettatore. Si prova. Strehler pronuncia le prime battute di un dialogo, ed è subito magia. Come per incanto il teatro si trasforma, diventa per davvero quell'aula di recitazione in cui l'insegnante si sforza di trasmettere ai giovani aspiranti attori il suo sapere, la propria esperienza, l'amore per una professione effimera e difficile. L'attore-regista, accovacciato sul pavimento, ha un gesto di stizza. «Ma come sto scomodo, sto scomodissimo davvero-, esclama rivolto all'aiuto regista Enrico D'Amato, che segue con attenzione la scena. E' subito commedia, allegria. Strehler, mattatore, agita i libri che tiene stretti in mano: «Afa lo sapete cosa mi ha detto D'Amato? — chiede agli attori —; che potevo sedermi sui libri per stare più comodo. Avete capito? Dovrei sedermi su Molière, ci pensate?-. Domani sera Strehler, inaugurando il Teatro Studio, ricorderà un pensiero di Louis Jouvet sul teatro, sull'attore e sulla vita. A quell'attore che fu anche maestro, ~la nostra scuola oggi si ispira. Mi è sembrato quindi giusto inaugurare questo nuovo spazio teatrale che abbiamo chiamato Teatro Studio, per indicare il suo carattere diverso da quello di teatro normale, con una rappresentazione di sette lesioni che Jouvet tenne, insieme ad altre, tra il 14 febbraio ed il 21 settembre 1940 al Conservatorio d'Arte Drammatica di Parigi». Per ricordare quegli anni bui, sulla parete di mattoni che chiude la sala, scorrono immagini tratte da vecchi documentari: le SS che sfilano lungo gli Champs Elysées, carri armati che si muovono fra le macerie delle case, mentre intorno scoppiano bombe. Francesco Fornari Così appare l'ex Fossati restaurato dall'architetto Zanuso

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