Ambrosiano, Pazienza apre nuove strade

Ambrosiano, Pazienza apre nuove strade «Calvi intendeva vendere il 12% delle azioni a un gruppo americano per salvare il Banco» Ambrosiano, Pazienza apre nuove strade TORINO — Per Francesco Pazienza fine degli interrogatori torinesi. Riprenderanno lunedi mattina, ma a Milano. Ieri pomeriggio i giudici istruttori Renato Bricchetti e Antonio Pizzi, che indagano sul crack del Banco Ambrosiano, sono ripartiti con le 150 pagine di verbale raccolte in questi primi tre interrogatori. Qualcosa sta cambiando: «JVon è stata, quest'ultima, una chiacchierata libera come le due precedenti — hanno detto —. Sono stati affrontati temi specifici e precisi. Pazienza ha aperto squarci utili per altre indagini: Interrogatorio sempre sui rapporti tra Pazienza e Roberto Calvi. Pazienza — hanno spiegato i giudici — «mostra disponibilità a rispondere alle domande. Della bancarotta del Banco Ambrosiano si è parlato tantissimo, e quindi è difficile affrontare argomenti completamente nuovi. Importante, però, è collocare i fatti nel loro posto preciso, con date e particolari esatti-. Pazienza che racconta tutti i maneggi per salvare l'Ambrosiano. Ogni tanto chiede a Nino Marazzita, il suo difensore: -Questo lo dico?-, e l'avvocato: -Certo, dillo-. Spiega Marazzita: -In questo terzo interrogatorio si è parlato dell'assetto proprietario dell'Ambrosiano-. Domande, in particolare, sul tentativo di vendita di una quota pari al 12% del vecchio Banco di Calvi e su una lettera scritta da Pazienza alla vedova del banchiere pochi giorni dopo la sua morte. •■Sta mettendo a posto il suo tassello nel grande mosaico della verità sull'Ambrosiano — chiarisce l'avvocato —. Ma credo che non basti. Anche altri dovrebbero contribuire con i loro tasselli-. Aspettate il tassello di Licio Gelli? «Si, magari...-. La lettera di Pazienza alla signora Calvi riguarda il patrimonio personale dell'ex presidente del Banco Ambrosiano. Una lettera allusiva, nella quale Pazienza riconosce alla vedova il diritto di difendere la memoria del marito. Tuttavia non mancano accenni a quel patrimonio personale che Calvi si sarebbe costituito all'estero. Aspetto, questo, che preme molto ai magistrati: una cosa è la ricostruzione dell'assetto proprietario del vecchio Ambrosiano, un'altra cosa la ricostruzione dei movimenti di capitali e azioni durante la lunga gestione di Roberto Calvi. Altro mistero è quel 12% dell'Ambrosiano che Calvi avrebbe voluto vendere tra l'81 e 1*82 per evitare la bancarotta. Tra le carte dei giudici c'è la «declaration» di Robert Armao, per conto di un gruppo americano: la conferma della trattativa. Pazienza sostiene che era già definita, peccato che Calvi mori. Ai giudici, invece, risulta che era ancora in alto mare: per ogni azione Calvi pretendeva 200 dollari, per un totale di un miliardo di dollari, l'esatto ammontare del «buco». Alla fine dell'interrogatorio mancano ancora parecchie pagine e parecchi episodi. All'operazione «Prato Verde» — il passaggio di 6 miliardi, subito spariti, dalle casse dell'Ambrosiano alla società immobiliare di Flavio Carboni, operazione organizzata da Pazienza, Carboni e Calvi — giudici e imputato non hanno neppure accennato. Solo un riferimento alla morte di Calvi a Londra. Ma i giudici Bricchetti e Pizzi hanno interrotto Pazienza. Della morte di Calvi si occupa il giudice istruttore Matteo Mazziotti, che lo interrogherà a Milano. -No, per noi non è ancora tempo di bilanci — hanno dichiarato i giudici milanesi prima di lasciare Torino —. Tutto sommato siamo ancora in una fase generale-. L'interrogatorio continuerà a Milano, da lunedi a mercoledì almeno, con inizio alle 9,30. Pazienza, sotto -scorta, farà il pendolare al posto dei giudici. Scorta e sorveglianza verranno rafforzate. Tramite l'avvocato Marazzita — che ha annunciato un ricorso in Cassazione per la revoca del mandato di cattura emesso dai giudici che indagano sulla strage di Bologna — Pazienza si é dichiarato tranquillo. Giovanni Cerniti

Luoghi citati: Bologna, Londra, Milano, Prato, Torino