Tempesta nel governo israeliano per II perdono ai servizi segreti di Giorgio Romano

Tempesta nel governo israeliano per II perdono ai servizi segreti Un ministro minaccia di dimettersi, accuse dei laboristi a Peres Tempesta nel governo israeliano per II perdono ai servizi segreti NOSTRO SERVIZIO TEL AVIV — La grazia concessa dal presidente della Repubblica al capo dei servizi segreti, dopo che ha presentato le dimissioni, e la decisione di non aprire un'inchiesta sui responsabili dell'uccisione di due terroristi palestinesi nell'aprile del 1984. rischia di provocare una grave crisi politica in Israele. La soluzione decisa dal governo ha spaccato il Paese, ha diviso i partiti e minaccia di provocare la caduta del gabinetto Peres. La polemica divide i fautori della ragion di Stato e chi invece sostiene che il diritto è stato calpestato per ragioni di opportunità politica usando una procedura contraria alla legge. Oltre cento avvocati, magistrati e giuristi del ministero della Giustizia, dopo una serie di accese assemblee, hanno chiesto le dimissioni del procuratore generale: un gruppo di legali esige anche quelle del ministro della Giustizia, mentre sono stati pre¬ sentati alla Corte Suprema tre appelli affinché sia ordinata un'inchiesta giudiziaria sugli avvenimenti successivi al dirottamento dell'autobus da parte di un gruppo di terroristi. Due degli assalitori furono uccisi dopo la resa da parte delle forze di sicurezza: il capo dei servizi segreti ha ammesso le sue responsabilità presentando le dimissioni in cambio dell'impunità. Sotto accusa la legalità del provvedimento di indulto del Capo dello Stato, e soprattutto l'arrendevolezza del procuratore generale Joseph Harish, che ha ammesso di aver saputo solo nella notte di martedì della decisione di concedere il perdono Il ministro dell'Energia, Moshe Shahal e quello delle Comunicazioni, prof. Amnon Rubinstein, entrambi giuristi, hanno presentato una mozione perché sia costituita una commissione di inchiesta. Rubinstein, del partito sìiinui. ha minacciato di di¬ mettersi se non sarà costituita. Il premier, in difficoltà per le proteste di alcuni dei suoi ministri, ha detto «di non opporsi all'esame della responsabilità e delle decisioni della gerarchia politica'. Ma il suo atteggiamento è vivamente criticato nel partito laborista dove si moltiplicano le voci di dissenso. Nel Likud. l'altro partito della coalizione di governo, c'è unanimità nel considerare chiuso il caso e si teme che le polemiche abbiano lo scopo di impedire in ottobre la rotazione alla guida dell'esecutivo. La seduta del governo in programma domattina si annuncia burrascosa. E' opinione diffusa che. seppure con una piccola maggioranza, prevarrà la tesi di chi si oppone all'apertura di un'inchiesta; ma la posizione di alcuni ministri (Navon, Gur, Yakobi, Rabin e Bar Lev), oltre a Weizman e a Shahal e Rubinstein, è ancora incerta. Giorgio Romano

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