La Cee dà tre mesi a Botha di Fabio Galvano

La Cee dà tre mesi a Botha La Cee dà tre mesi a Botha Andreotti: non ultimatum ma politica di pressione - Bonn, Londra e Lisbona frenano le misure antiapartheid Toccherà all'inglese Hovve riallacciare il dialogo con Pretoria - Progressi verso il mercato unico comunitario DAL NOSTRO INVIATO L'AIA — Un faticoso compromesso sul Sud Africa è stato raggiunto, dopo due giorni di lavori, dai capi di Stato e di governo dei Dodici. Il vertice si è concluso con una mossa comune europea, la temuta impasse è stata scongiurata. Ridotti a undici per l'improvvisa partenza di Bettino Craxi, che ha lasciato la riunione in mattinata per affrontare a Roma gli sviluppi di politica interna provocati dal voto di giovedì, i leader europei hanno adottato una linea che il ministro degli Esteri Giulio Andreotti rifiuta di indicare come ultimativa nei confronti di Pretoria (-Non un ultimatum ma un nuovo processo', gli ha latto eco Mitterrand), ma definisce piuttosto «uri equilibrio fra pressioni e politica del contatto-. Di fatto l'Europa, in quella che è finalmente l'espressione di una «voce unica., chiede la liberazione di Nelson Mandela e il riconoscimento dei movimenti politici neri, affermando che un dialogo nazionale «è essenziale per bloccare l'escalation della violenza*; minaccia, entro tre mesi e in caso d'insuccesso di una missione della presidenza comunitaria, d'inasprire le misure economiche già prese nel settembre scorso. Germania. Gran Bretagna e Portogallo sono cioè riusciti a bloccare l'adozione immediata di tali provvedimenti, limitando per ora alle cosiddette «misure attive- — gli aiuti alle vittime dell'apartheid — l'impegno concreto della Cee. «Il problema — ha detto Andreotti — era agire in modo veramente utile, al di là di una semplice dichiarazione di condanna'. Ed ha agglun to. per sottolineare la reale portata delle decisioni adot tate: «Bisogna anche leggere fra le righe'. Nel comunicato diramato prima di ripartire dall'Aia, i Dodici precisano che obiettivo della loro politica è «l'abolizione totale dell'apartheid': forniranno assistenza finanziaria alle vittime del regime e aiuto legale ai prigionieri politici, compresi quelli arrestati a seguito delle norme sullo stato d'emergenza. Quello che l'Europa chiede è «l'avuto immediato di un dialogo nazionale' fra Pretoria e i leader della popolazione nera, e quindi il «rilascio incondizionato' di Nelson Mandela. Parallelamente, i Dodici hanno dato mandato al britannico Howe di avviare una missione per «creare le condizioni in cui il necessario dialogo possa svolgersi'. Entro i prossimi tre mesi — precisa il documento — «la Comunità avvierà consultazioni con gli altri Paesi industrializzati sulle misure supplementari, in particolare un divieto a nuovi investimenti e all'importazione dal Sud Africa di carbone, ferro, acciaio e monete d'OTO'. E' una soluzione che non può soddisfare tutti. Secondo Andreotti «si può discuterese tali misure sarebbero sufficienti, se «il discorso non si dovrebbe estendere, per esercitare una pressione efficace, ai diamanti e all'oro-. «E' un compromesso-, ha detto il premier olandese Ruud Lubbers, che faceva gli onori di casa: «Ho cercato, come presidente, di andare oltre; comunque sono lieto di una soluzione che si muove nella giusta direzione-. Il ministro greco degli Affari europei. Teodor Pangalos, è stato molto più critico: «Siamo delusi — ha detto — ma era questione di approvare un testo insoddisfacente o di non avere nessun testo-. Lo scontro nel dibattito dì questi due giorni sì riflette nell'atteggiamento in merito alle misure «ritardate.: «Nessun Paese potrebbe bloccare quel pacchetto-, ha detto Lubbers. Ma alla cautela di Mitterrand, secondo cui «nessun Paese può escludere che il pacchetto sia messo in opera qualora la missione di Howe fallisca-, si contrappongono i giudizi trancianti della signo¬ rKivtlmcltnfniddcmntsitzlddmrlvidp ra Thatcher e del cancelliere Kohl, in questi due giorni fra i più saldi oppositori di provvedimenti troppo severi e troppo immediati. «Ci siamo limitali o. non escludere certe misure: le interpretazioni non ci interessano', ha osservato la «signora di ferro.. «E' stata una lunga discussione piena di condizionali — le ha fatto eco il Cancelliere — e non ci sono automatismi'. E' il germe di un altro possibile dibattito, fra tre mesi? Dominato dal Sud Africa e dal soffocante caldo di una citta imbrigliata da massicce misure di sicurezza (l'altra notte una piccola bomba artigianale è stata trovata e disinnescata davanti all'Ufficio informazioni della Cee, lontano dal modernissimo palazzo delle riunioni), il vertice ha liquidato con estrema rapidità tutti gli altri argomenti discussi: la situazione economica e sociale, con particolare rilievo per il problema della disoccupazione: la corsa verso il mercato unico entro il 1992, con uno sveltimento delle procedure deciso ieri; la politica agricola e in partico- lare il problema delle eccedenze, con la dovuta attenzione ai problemi della «guerra commerciale» con gli Usa, («£' possibile arrivare a una forma di accordo, senza ritorsioni a catena«, ha detto Andreotti). Si è parlato anche di Cernobil e di collaborazione per accrescere la sicurezza delle centrali nucleari, di droga, di relazioni Est-Ovest. E' stato inoltre approvato un appello, proposto da Andreotti, perché cessino gli scontri nel Libano c- i massacri dei profughi. Ma al di fuori del problema sudafricano l'unico elemento a emergere con vigore è la spìnta alla liberalizzazione già avviata dalla presidenza olandese e che quella britannica (dal 1° luglio) sembra decisa a riprendere con vigore: nel movimento dei capitali, nei trasporti (in particolare per quanto riguarda le tariffe aeree), anche negli appalti pubblici. Il sogno, insomma, di un'Europa più aperta, più libera, meno compressa da meccanismi nazionali di protezione. Fabio Galvano L'Aia. Il cancelliere tedesco Kohl (secondo da sinistra) di fronte al presidente francese Mitterrand alla prima colazione