«Amareggiato? e perché? » di Ezio Mauro

«Amareggiato? e perché? » CRISI DI GOVERNO L'ultima giornata da presidente è incominciata dopo il vertice nella capitale olandese «Amareggiato? e perché? » Così Craxi ha risposto dopo la visita di rito a Fanfani e alla Jotti - «Alla fin fine, tra un franco tiratore e l'altro, la Camera mi ha votato la fiducia: non ve ne siete accorti?» - La decisione di dimettersi presa all'Aia ROMA — .Caro Rino, stai preparando le batterie.? Sorridendo, con il dito puntato, Bettino Craxi ha salutato cosi Rino Formica che alle due del pomeriggio entrava nel ristorante dell'albergo Raphael, per sedersi al tavolo con il presidente del Consiglio e con Claudio Martelli; quel saluto, nel ristorante deserto, con i due vecchi amici dei tempi duri attorno a Craxi e un garofano solitario sul tavolo, apriva il percorso della crisi, delle dimissioni, della battaglia a tutto campo con la de, e apriva anche la cronaca dell'ultimo giorno dei millecinquantotto di Craxi presidente del Consiglio. A quel punto, per Craxi, tutto era già deciso da quattordici ore. Alle nove di giovedì sera, mentre la sua auto usciva in corteo dall'albergo «Kurhaus» dell'Aia, per por tarlo alla cena d'onore offer ta dal Comune agli ospiti eu ropel. il presidente del Consi glio si era visto infilare di corsa nel tergicristallo un foglietto dal suo portavoce, Gastone Alecci. In quel biglietto c'erano i numeri della crisi, appena raccolti al telefono con Roma da Gennaro Acquaviva, il capo della segreteria politica di Palazzo Chigi, che fiutando aria pesante era rimasto chiuso in camera nell'albergo dell'Aia dalle sette di sera, aspettando notizie: due cifre, e cioè il risultato della votazione che batte va il governo, portava allo scoperto i franchi tiratori e con loro lo scontro furioso tra de e psi. La prima persona con cui Craxi parlava, era Giulio Andreotti, il ministro degli Esteri democristiano anche lui all'Aia per il Consiglio d'Europa. Un colloquio alla fine della cena, in piedi, brevissimo. .Mi ha detto che a questo punto le dimissioni del governo diventavano inevitabili — spiega Andreotti —. E io mi sono trovato d'accordo.. Quel .Buonanotte, signori., con cui Craxi ha salutato 1 giornalisti in attesa al «Kurhaus» quando è rientrato a mezzanotte in punto, si è infilato in ascensore ed è salito alla camera 337, era dunque anche un congedo, appena deciso, del capo del governo dai suoi tre anni di Palazzo Chigi. Dalla camera del presidente, ci sono state quattro telefonate con l'Italia, per parlare con Martelli, Giuliano Amato (due volte) e Arnaldo Forlani. Lt prime conversazioni sono servite a Craxi per raccogliere dai suoi partner più stretti di partito e di governo informazioni di det taglio sull'accaduto, e sulle prime reazioni delle forze po litiche. La telefonata con Forlani (che chiamava da Palazzo Chigi, per sconsigliare una conferenza stampa notturna all'Aia, di cui correvano voci incontrollate a Roma) era invece il primo scambio polemico della crisi, tra de e psi. Una telefonata tesa, difficile, con il vicepresidente del Consiglio che suggeriva prudenza nelle decisioni da prendere, ricordando che la via delle dimissioni e della crisi non era obbligatoria, e Craxi che invece rifiutava il suggerimento, giudicandolo inutile. Poi, chiuse le telefonate, Craxi restava ancora un'ora a chiacchierare con Acquaviva. Ormai aveva deciso. Dopo il Consiglio del ministri sarebbe andato da Cossiga. Inutile quindi — decideva Craxi — una telefonata notturna dall'Aia al Quirinale: non avrebbe potuto aggiungere nè togliere nulla ad una crisi ormai avviata. L'ultimo giorno da presidente, alle 8 e tre quarti del mattino, è cominciato ieri con le prime pagine di cinque quotidiani italiani, trasmesse attraverso il sistema Infotec da Palazzo Chigi. Craxi ha letto le cronache e i commenti, si è irritato per la dichiarazione del segretario liberale Altissimo che parlava di «autoatfondamento, del governo per una manovra orchestrata da franchi tiratori socialisti. .Questa è un'asineria, ami un'asineria altissima — ci ha detto il presidente del Consiglio al suo rientro a Roma, nel pomeriggio —. Ma come si fa a sostenere una cosa simile, contro ogni logica? Basta fare un po' di conti e non ci vuol molto per capire die i franchi tiratori non sono una pattuglia socialista. Cile poi nel mazzo di fiori, un gran mazzo questa volta, ci possa essere stato di tutto, questa è un'altra questione. E' sempre cosi: ma l'autoaffondamento non c'entra.. Dall'Aia, le stesse cose ieri mattina Craxi le ha dette al telefono a Martelli, dandogli appuntamento per il pranzo in albergo. Poi. un salto al ministero degli Esteri, per il commiato, a causa di .impegni non rinviabili.. Quindi il volo per l'Italia sul ..Gulfstream.. presidenziale, dove Craxi ha dormito. A Ciampino c'è stato un incontro casuale con il ministro della Ricerca scientifica. Luigi Granelli, in partenza pei un convegno a Milano. Granelli è democristiano, basista come De Mita, amico del se- gretario de. Ma con Craxi ha anche una conoscenza -milanese» che dura da quasi vent'anni. da quando erano consiglieri comunali insieme. I due si sono chiusi nella .saletta militare, dove hanno parlato per venti minuti. .L'ho trovato severo e sereno — dice Granelli —. Severo non nei confronti della de, ma dell'imboscata parlamentare, secondo me preparata a più mani. Craxi è d'accordo: com'è d'accordo nel giudicare essenziale il rapporto tra de e psi.. Ma questo rapporto in forte difficoltà, deve attraversare adesso il passaggio oscuro della crisi. .Io mi dimetto perchè devo prendere atto politicamente di quanto è avvenuto — ha spiegato pacatamente Craxi ai ministri riuniti per l'ultima volta attorno al tavolo del Consiglio, prima dell'apertura formale della crisi —. Ma il mio vuole essere un atto costruttivo, non distruttivo. Sono convinto che questa è una collaborazione che deve proseguire, ma so anche che l'incidente parlamentare è caduto in un contesto politico deteriorato. Dunque mi dimetto per porre il problema politico del chiarimento, indispensabile.. Ha voluto andarsene come colui che è stato ferito, non come colui che ferisce., si è scritto su un foglio d'appunti il ministro Claudio Signorile, mentre il presidente del Consiglio parlava. .Se n'è andato confermando di essere un sostenitore convinto del pentapartito., ha commentato Forlani, mentre Craxi, dopo i saluti e i ringraziamenti al tavolo governativo, usciva da Palazzo Chigi per salire al Quirinale. Ma fuori dalla cornice ufficiale, il presidente aveva qualcosa da aggiungere, per chiudere il suo ultimo giorno alla guida del governo. .Io non mi dimentico — ci ha detto — che in questi mesi siamo andati in minoranza alle Camere per colpa dei franchi tiratori almeno cinquanta volte. Dico cinquanta: sono un po' troppe. Questa volta, la differenza è nel gran clima pesante che tutti conoscono: l'incidente è scoppiato in mezzo a un contesto politico delicato, difficile e imprevedibile.. Per questo, la corsa in macchina al Quirinale, poi le visite a Jotti e Fanfani. di rito per ogni capo di governo che se ne va. C'è amarezza — chiede qualcuno — per la fine di questa avventura durata più di mille giorni? L'auto presidenziale si blocca, la porta di Craxi si riapre: .Io amareggiato? E perché? Sono tranquillo. La vita continua. E poi, alla fin fine, tra un franco tiratore e l'altro la Camera mi ha votato la fiducia: non ve ne siete accorti»? Ezio Mauro o e i ù i E a Roma. Il presidente del Consiglio Bettino Craxi risponde alle domande dei giornalisti dopo aver presentato le dimissioni al presidente della Repubblica Cossiga (Telefoto Ansa)

Luoghi citati: Ciampino, Cile, Italia, Milano, Roma