L'Hamburger di Avati con il pepe della satira di Ugo Buzzolan

L'Hamburger di Avati con il pepe della satira Raiuno, parte il nuovo varietà in 12 puntate L'Hamburger di Avati con il pepe della satira Quando tempo fa Pupi Avati aveva annunciato questo suo progetto di costruire un varietà televisivo con attori più o meno improvvisati e comunque sconosciuti pescati qua e là in teatrini, circoli, balere di provincia, rassegne paesane ecc., una certa perplessità era sembrata d'obbligo: non si rischiava di riportare agli onori della ribalta la vecchia -ora del dilettante» magari con scivolate nel patetico alla Ginoer e Fred? C'è da dire che fortunatamente — almeno a giudicare dall'esordio, stasera su Raiuno — una simile jattura non si è verificata, e che Hamburger Serenade si annuncia come uno spettacolo molto divertente, anzi come una parentesi umoristica d'eccezione nel panorama generale della tv. L'obbiettivo di Pupi Avati è duplice: da una parte lanciare talenti ignoti e facce nuove fuori dal solito eterno giro, e dall'altra inserire questo inedito e vario materiale umano in un contesto che non sia serioso ma, al contrarlo, lietamente parodistico; e cosi ha scelto per una caricatura di forma e di sostanza il genere più di moda e più abusato, 11 più chiassoso e il più superficiale, il più reclamizzato e il più pacchiano, il varietà-contenitore che accoglie tutto, che tratta tutto, che mette tutto sullo stesso piano, le baggianate e le cose importanti, le canzonette e i dilemmi scientifico-morali, l'appello per la beneficenza e l'azione promozionale, il tutto orchestrato dalle eia- cole del «divo» presentatore-padre-padrone-imbonitore. E' una trovata dilagante degli Anni '80, monumentale e perniciosa, che serve solo alla crescente commercializzazione della tv e che contribuisce potentemente alla confusione mentale del pubblico. E Avati l'ha presa di mira e l'ha colpita senza pietà. Ecco 1 suoi tre presentatori, e facciamo i nomi perchè sono bravissimi: Nik Novecento che pare un pollo appena scappato dalla stia, occhi tondi e spaventati, naso a becco, capelli Irsuti, favella imbrogliata, concetti arruffati; Alfiero Toppettl. secondo presentatore, il .bello» che sorride sempre e non sa fare altro; e Beatrice Macola che parla a macchinetta e dice frasi imparate a memoria. Dal loro atteggiamenti, dal loro linguaggio usuale e al tempo stesso incredibile, salta fuori tutta la vuotaggine di certe conduzioni piene di atroci convenzionalità e di assurdi salamelecchi. Divi nostrani di sesso maschile e femminile — cui viene generosamente attribuito un carisma assoluto (e strapagato) — dovrebbero, stasera, guardare e meditare. Ovviamente la caricatura non si esaurisce nel terzetto del presentatori: si veda quel piccolo capolavoro che è l'intervista al .maestro della forbice. Nino, satira degli incontri di moda e degli innumerevoli salotti tv fra la chiacchiera demenziale e la pubblicità sfacciata; e si vedano la presa per i fondelli delle trasmissioni di parapsicologia con la platea invitata «a concentrarsi e a divaricare le gambe', e i collegamenti esterni con il cronista che strilla all'impazzata senza un motivo e che «fa l'americano, in quel di Rimini. Non dico che l'intera puntata sia sullo stesso livello irresistibile: però si svolge tutta sotto il segno dell'ironia e dell'intelligenza, e questo — torno a dire — è in tv un fatto eccezionale. Augurando che nelle prossime settimane lo show mantenga la grinta, un consiglio: si levino le risate e risatene di fondo, sono fastidiose perchè inutili, Hamburger Serenade non ha bisogno di claque. Ugo Buzzolan

Persone citate: Alfiero Toppettl, Avati, Beatrice Macola, Hamburger Serenade, Nik Novecento, Pupi Avati

Luoghi citati: Rimini