L'Opec subito spaccata

L'Opec subito spaccata PETROLIO A Brioni difficile dialogo fra i 13 Paesi L'Opec subito spaccata Smentite le previsioni di avvicinamento tra i due fronti - Iran, Libia e Algeria premono per ridurre la produzione a 14,5 milioni di barili il giorno - No degli altri 10 - Appello ai Paesi non Opec BRIONI — Le anticipazioni che davano per certo un avvicinamento delle posizioni tra le due fazioni dell'Opec alla vigilia della conferenza del cartello in Jugoslavia sono state smentite fin dalla prima giornata. Il ministro iraniano del Petrolio, Gholamreza Aqazadeh, dopo I primi colloqui con I colleghi ha fatto sapere che le differenze fra i 13 ministri sono quelle di sempre, ha attaccato l'Arabia Saudita dicendo che -sta facendo un gioco molto pericoloso» e sottolineato i rischi di un eccesso di produzione. In sintesi, quindi, le posizioni in seno all'Opec sono le seguenti: da un lato 1 «falchi», cioè Iran, Libia e Algeria, i quali premono per un giro di vite alla produzione. Questa, attualmente fissata a 16,7 milioni di barili il giorno ma di fatto di 19 milioni di barili, dovrebbe scendere a 14,5 milioni. Questo dovrebbe far risalire il prezzo di riferimento in un primo tempo a 20 dollari il barile e successivamente a 28. Un prezzo di 17-19 dollari, Ipotizzato da una commissione di «cinque saggi» il mese scorso a Taif, non sarebbe accettabile dai tre duri. Sul fronte opposto stanno, più o meno compatti, gli altri 10 membri dell'Opec, guidati dall'Arabia Saudita, i quali puntano invece ad allargare la quota di mercato del cartello (che negli ultimi anni è scesa intorno ad un terzo dell'intero fabbisogno petrolifero mondiale) con una politica di prezzi contenuti. Questa politica, d'altro canto, dovrebbe anche avere l'effetto di stanare maggiori produttori non-Opec, in particola re Gran Bretagna e Norvegia, e di costringerli ad accordarsi con l'Opec per studiare una strategia comune di sostegno dei prezzi. Opposte le strategie dei due gruppi, ma identico l'obiettivo finale: riacquistare forza nei confronti dei Paesi consumatori e ripristinare i livelli delle entrate petrolifere, oggi erose dalla caduta dei prezzi in maniera pericolosa per la stabilità finanziaria dei Paesi produttori. Questa divaricazione aveva già portato alla spaccatura al'. » precedente conferenza di Ginevra in primavera: per la prima volta l'Opec aveva dovuto rinunciare all'unanimità delle sue decisioni e accontentarsi di approvare a maggioranza un aumento del tetto di produzione appunto a 16,7 milioni di barili il giorno. Oggi la strategia dei «dieci» sembra poter contare su un parziale successo: la Norvegia nei giorni scorsi si è detta per la prima volta disponibile a collaborare con l'Opec (ma la signora Thatcher ha ribadito che la Gran Bretagna intende proseguire sulla propria strada). Ieri il presidente dell'Opec, Il venezuelano Grisanti, ha elogiato la Norvegia ed ha detto che le manifestazioni di giubilo dei Paesi industrializzati «potrebbero avere vita breve» e l'indonesiano Subroto ha invitato i colleghi a serrare i ranghi per costringere gli altri produttori a dare il loro contributo alla stabilizzazione del mercato. Al termine della prima giornata, come pre visto, nessun accordo è stato raggiunto: si continua oggi. r> e- s. L'Opec ha toccato il fondo (quote in % del mercato mondiale) 1977 79 '81 '83 '85 77 79 '81 '83 '85 77 79 '81 '83 '85 Opec Paesi comunisti Resto del mondo

Persone citate: Brioni, Grisanti, Iran, Thatcher